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Evoluzione soggettiva della coscienza


Tutte le glorie a Sri Guru e Gauranga

Evoluzione soggettiva della coscienza

-Il Gioco della Dolcezza Assoluta-

Srila Bhakti Raksak Sridhar Dev-Goswami Maharaj

INDICE:

Prefazione

Capitolo I – Fossili, Ipnotismo, Cosmo

Capitolo II – La Creazione

Capitolo III – Evoluzione della Coscienza

Capitolo IV – Il Piano dell’Equivoco

Capitolo V – Un Fluttuante Mondo di Esperienza

Capitolo VI – Tesi, Antitesi, Sintesi

Capitolo VII – Il Super Soggetto

Capitolo VIII – Scienza vs Nescienza

Capitolo IX – Evoluzione spirituale

Capitolo X – Pura Devozione

Capitolo XI – La Bhagavad-Gita Soggettiva

Capitolo XII – Il Gayatri Mantra

Prefazione di

Srila Sridhar Maharaj

L’evoluzione è generalmente concepita come qualcosa di oggettivo. Ma, l’oggettività dell’evoluzione, è una errata rappresentazione del reale. Infatti l’evoluzione è in realtà basata sulla consapevolezza, che è soggettiva. Evoluzione soggettiva che, tuttavia, appare essere un’evoluzione oggettiva, apparenza determinata dalla non conoscenza. In ignoranza, pensiamo a noi stessi come soggetti, anche se, in realtà, è il Signore il soggetto e noi siamo i suoi oggetti. Noi pensiamo a noi stessi come proprietari, sebbene siamo sua proprietà.

Si dice che tutte le cose accadono per volontà dei Vaisnava, i devoti del Signore. Un vaisnava è come un dipendente fedele che esprime la volontà del datore di lavoro, non rappresenta una volontà propria: la volontà del puro Vaisnava non è altro che la volontà di Dio.

In ignoranza, tuttavia, cerchiamo di rendere il Signore nostro servitore, ma questo è come usare un shalagram shila per rompere le noci. Il Signore non è un oggetto.

Egli è il veggente, l’agente ed il conoscitore – il Supremo Soggetto – ma stupidamente pensiamo a noi stessi come tali.

Il concetto di evoluzione soggettiva è spiegato nello Srimad-Bhagavatam (10.14.22):

tasmad idam jagad asesam asat-svarupam svapnabham

asta-dhisanam puru-duhkha-duhkham dukhabodhan

Tramite un’illusione creata dal Signore, l’universo appare essere reale, anche se non lo è, proprio come le miserie di cui soffriamo in un sogno sono solo immaginarie “.

Persone non intelligenti prendono il soggetto come fosse l’oggetto. E’ l’ignoranza che fa confondere l’occhio con chi guarda o il cervello con chi conosce. Questo è quanto descritto nello Srimad Bhagavatam (1.3.31):

yatha nabhasi meghaugho

renur va parthivo’ nile

evam drastari drsyatvam

aropitam abuddhibhih

Chi è poco intelligente equipara il cielo alle nuvole, l’aria alle particelle di polvere che vi si trovano in sospensione, e ritiene che il cielo è le nuvole o che l’aria è la polvere”.

La coscienza non è un prodotto del mondo, il mondo è un prodotto della coscienza. Questo mondo è un riflesso distorto del mondo spirituale . Nel mondo materiale, il mondo dello sfruttamento, come dice Darwin, c’è una questione di sopravvivenza del più adatto. Dobbiamo sfruttare per sopravvivere jivo jivasya jivanam. Al contrario, nel mondo spirituale, la terra della dedizione, ognuno è una unità servente. Troveremo là una vita felice attraverso la dedizione.

In quel regno supersoggettivo, Sri Krishna è eternamente impegnato nel suo gioco divino con i suoi servitori più intimi. E come la nostra coscienza si evolve, attraverso la dedizione, troveremo la nostra più alta prospettiva proprio , dove abbiamo un ruolo da svolgere nei passatempi del Dolce Assoluto.

Capitolo I

Fossili, Ipnotismo, il Cosmo

Questo capitolo contiene un estratto di una conversazione tenutasi tra Srila Sridhar Maharaj, il neurofisiologo Dr. Daniel Murphey ed il chimico di fisica-organica Dr. Thoudam Singh.

Dott. Singh: Quando gli scienziati parlano di evoluzione, intendono che la vita si è evoluta dalla materia. Ho sentito parlare da lei di evoluzione, con concetti abbastanza diversi. Lei dice che tutto si evolve dalla coscienza.

Srila Sridhar Maharaj: , la coscienza viene prima e la materia dopo. La base di tutte le cose materiali è la coscienza, che è spirituale. La coscienza può contattare direttamente la coscienza. Quando la coscienza entra nello stadio di materia, la concezione materiale, possiamo sperimentare un tipo di coscienza vaga, prima vi è una coscienza nebulosa e quindi la coscienza materiale. Ma ogni cosa ha il suo lato spirituale. Come anime eterne, il nostro collegamento diretto, è in realtà solo con l’aspetto conscio dell’esistenza. Per esempio, la Terra è concepita come femminile. In accordo con i Veda, la divinità che presiede alla Terra è una donna. Il sole è concepito come un deva, una divinità maschile.

L’anima, entrando nella coscienza materiale, deve passare attraverso un qualche velato riflesso nebuloso di coscienza, chidabhasa. Solo allora l’anima può sperimentare l’esperienza della coscienza materiale. Prima che la pura coscienza evolva in coscienza materiale, dovrà passare attraverso una fase nebulosa di coscienza o chidabhasa. Quindi, sullo sfondo di ogni cosa materiale, c’è una concezione spirituale. Questo non può che essere vero.

Dr. Singh: Cosa significa chidabhasa?

Srila Sridhar Maharaj: Qualcosa di simile alla mente. Supponiamo che la coscienza inizi a sentire la materia. Quando la coscienza è giunta al mondo materiale, per conoscere il mondo materiale deve passare prima attraverso la coscienza materiale, e quindi può percepire ciò che è materia.

Secondo la teoria di Darwin, la materia produce gradualmente coscienza, ma prima di produrre coscienza deve produrre qualche coscienza indistinta, poi la mente, e quindi l’anima. Ma in realtà, è proprio il contrario. Così l’evoluzione soggettiva è in parallelo all’obiettiva o evoluzione materiale. Ma nell’evoluzione della coscienza, il supersoggetto è primo, allora l’anima individuale o jivasoggetto è successiva. Poi, dalla coscienza soggettiva della jiva, è prodotta la materia. Ma la coscienza, deve penetrare la coscienza confusa, per percepire la materia.

Sto affermando che il processo evolutivo si muove dall’alto verso il basso. La Realtà Assoluta se comunque asseriamo che ci sia qualcosa che è realtà assoluta deve possedere due qualifiche. Quali sono? In primo luogo, dalle parole di Hegel, deve essere da se stessa: Essa è la sua stessa causa.

In secondo luogo e più importante per noiessa è per se stessa: Esiste per adempiere il suo proprio scopo. Non è sottomessa a qualsiasi altra entità, perché allora la sua posizione sarebbe secondaria. La Realtà Assoluta è completa in se stessa. Tutte le altre cose sono provenienti da essa. La sostanza perfetta esiste già. Ciò che ci appare come imperfetto discende in accordo ai nostri sensi difettosi.

L’imperfetto deve essere dipendente dal perfetto, la realtà ultima. E l’imperfetto può così essere organizzato da lui, al fine di dimostrare la Sua perfezione. Per dimostrare la perfezione dell’Assoluto, vi è la realtà condizionata e incondizionata, finita e infinita. Il mondo imperfetto ha quindi una relazione indiretta con la verità.

D’altronde, la coscienza non può saltare immediatamente nella concezione di materia, essa deve passare attraverso un processo per arrivare ad essere coscienza materiale.

Dalla posizione marginale, dalla soglia della più elevata potenza eterna, comincia l’evoluzione e la dissoluzione di questo mondo materiale.

Questo prende posto solo nella periferia della svarupashakti, che è il sistema responsabile per l’evoluzione del piano spirituale, ed è un tutto dinamico eternamente in evoluzione. Non è che la non-differenziazione è l’origine della differenziazione. Esiste una sostanza eternamente differenziata. Questo piano è pieno di lila, passatempi dinamici. Se una cosa statica può essere concepita come eterna, allora perché non può una cosa dinamica essere concepita come eterna? Quel piano della svarupasakti all’interno è pienamente evoluto. È eterno. Evoluzione e dissoluzione concernono solo la degradazione dello spirito sottile nella piattaforma materiale grossolana e la sua evoluzione verso la perfezione. Qui c’è evoluzione e dissoluzione, ma queste cose non esistono nell’eterna dimora della svarupashakti.

Dott. Singh: l’evoluzione oggettiva è quella che la scienza moderna chiama evoluzione darwiniana, ma come si sviluppa l’evoluzione soggettiva nella scienza della Coscienza di Krishna?

Srila Sridhar Maharaj: Prendiamo l’esempio dell’ipnotismo.

Attraverso una forma diipnotismo” mistico, il supersoggetto controlla il soggetto perchè veda una particolare cosa, e questi è indotto a vederla. Si può pensare che come vediamo una pietra, la pietra ci costringa a vederla come pietra, ma è proprio il contrario: siamo indotti a vederla come pietra essendo sotto l’influenza del supersoggetto che dispone tutto a suo piacere.

Quando comanda: “Vedi il sasso“, allora vedremo un sasso. Il pieno controllo su ciò che vediamo è nelle sue mani. Nessun potere di controllare ciò che vediamo riposa nel mondo oggettivo. Il mondo oggettivo è completamente controllato dal soggetto. Ciò è confermato nella Bhagavad-gita, dove Krishna dice:pasya me yogam aisvaryam”. “Se io dico: –Ecco il mio potere mistico-, tu sei obbligato a vederlo. Non hai altra scelta“.

Krishna dice:mattah smrtir jnanam apohanam ca”; egli è la causa prima dei ricordi, della dimenticanza, e dell’intelligenza. Egli è il controllore. Per il proprio piacere, il suo lila, lui può fare qualsiasi cosa. Questo è vero non solo nel mondo materiale, ma anche nel suo proprio dominio. Cosa si intende con questa dichiarazione della Gita riguardo questo brahmanda, questo mondo materiale?

L’essenza di questa affermazione è che dal sistema planetario inferiore, fino al più alto questa intera area di evoluzione e dissoluzione- tutto è manipolato da lui. Nessun credito può essere attribuito a qualsiasi cosa esterna. Tutto il merito deve andare al centro che controlla ogni cosa.

E la realtà è soggettiva. Si basa sulla coscienza. Il colore è percepito attraverso l’occhio. Non è che il colore è e l’occhio può prenderlo. Ma il vedente guarda attraverso gli occhi il colore e lo percepisce. Quindi il colore è una percezione. La sua posizione di sostanza reale, deve essere tracciata nel piano sottile dell’esistenza. Questa è la natura della realtà: il grossolano perviene dal sottile. Nella filosofia Sankhya, naturalmente, questo è descritto come una realtà tripartita. Secondo la filosofia di Sankhya, ci sono tre branche della realtà: le sensazioni, i sensi, e gli oggetti dei sensi. Il suono è creato dall’orecchio, il colore è prodotto dall’occhio e così via.

Gli oggetti dei sensi sono in modalità di ignoranza, tama-guna, gli strumenti dei sensi in modalità di passione, raja-guna, e la potenza della sensazione è in modalità di virtù, sattva-guna. Da questi proviene la luce, la vista e il colore; il cielo, l’udito e il suono. In questo modo, la realtà mondana si ramifica in tre modalità: tamo, raja e sattva.

Così il mondo grossolano proviene dal sottile attraverso il canale della coscienza. Il percettore, lo strumento di percezione, sta creando l’oggetto della sua percezione.

Cercate di capire questo principio dell’ ipnotismo. Il tutto è ipnotismo questa intera creazione ed è completamente nelle mani del Supremo Soggetto. Tutte le leggi materiali non hanno alcun significato, le leggi e le sottoleggi sono tutte pertinenti al mondo soggettivo.

Dr. Murphey: ma come si può percepire tale sorta di ipnotismo?

Srila Sridhar Maharaj: Come possiamo sapere in anticipo che in un laboratorio, combinando idrogeno e ossigeno due gas sarà prodotta acqua? Solo quando si arriva ad un particolare stadio di conoscenza scientifica, si può sapere che una cosa più sottile, come il gas, può produrre una cosa materiale, tangibile, come l’acqua. In questo modo, quando si possiede un’idea della sostanza superiore, allora si può capire come dal sottile è originato il grossolano.

Il mondo relativo è un riflesso distorto della realtà assoluta.

A ciò che possiede una qualificazione più elevata, deve essere attribuita la posizione di importanza causale.

Non è che una cosa inferiore può produrne una più elevata, piuttosto è facile per una cosa più elevata produrre qualcosa di inferiore. Questo non è difficile da capire.

In pratica, la posizione scientifica moderna sta affermando che la pietra può produrre l’anima, ma perché non considerare che l’anima può produrre la pietra? Noi dobbiamo indagare su questo processo come l’anima possa produrre la pietra.

Ma abbiamo abbandonato questo e invece diciamo che la pietra produce gradualmente l’anima siamo molto affezionati a questa linea d’indagine. Perché? Al sottile dovrebbe essere data più importanza che al grossolano. Perché dovremmo pensare che l’uomo ha creato Dio, e non che Dio ha creato l’uomo?

Dott. Singh: Allora Dio è il mago e noi siamo i suoi sudditi?

Srila Sridhar Maharaj: non solo è il mago, ma il Supermago. Non è semplicemente il tipo di mago che è all’interno della nostra esperienza.

Dr. Murphey: qual è il ruolo di Yogamaya, la potenza interna del Signore?

Srila Sridhar Maharaj: Lei si trova in eterna compagnia di Krishna. Nella nostra concezione della divinità, purusa / prakrti, il maschile / femminile coesistono. Potente e potenza, sostanza e potenza, sono inconcepibilmente interconnessi. Altrimenti, se concepissimo l’Anima Suprema come esistente indipendentemente da qualsiasi potenza, questa sarebbe la concezione del Brahman di Sankaracarya: la coscienza finale come unicità non differenziata. Così la Verità Assoluta comprende sia il potente che la potenza – la coscienza di purusa/prakrti con l’energia.

In realtà ci sono tre elementi principali che devono essere rintracciati all’interno della divinità: jnana, bala, e kriya. L’aspetto eterno del tutto assoluto è diviso in tre elementi: energia, coscienza e estasi. Pensiero, volontà e sensibilità. Sat, cit, ananda. Sat, la potenza per il mantenimento ad esistenza, è la potenza di Baladeva (bala). Cit, l’aspetto della coscienza, è Vasudeva (jnana). Ananda, sentimento estatico, è Radhika (kriya). Jnana, bala, kriya (conoscenza, forza, sentimento); sat, cit, ananda (eternità, conoscenza, beatitudine); sandhini, samvit, hladini (esistenza, realizzazione, estasi): Baladeva, Krishna, Radharani. Queste sono le tre fasi dell’advayajnana, o l’uno intero. L’uno intero può essere pensato, nella sua primaria fase evolutiva, in tre modi: coscienza principale, energia principale, e soddisfazione principale. In tre fasi possiamo concepire questa realtà ultima. E’ lì: jnana, bala, kriya ca.

Pensare, sentire, volere. Sat, cit, ananda. Satyam, sivam, sundaram (eternità, sacralità, bellezza). E questi tre principi sono espressi attraverso l’evoluzione e la dissoluzione nell’eterno e non-eterno.

Questi aspetti di teismo sono stati affrontati in modo molto scientifico nello Sri Krishna Samhita di Bhaktivinode Thakura. Una volta, ho considerato da questo punto di vista la questione dei pianeti nella cosmologia Vedica. Vediamo che, dal movimento dei diversi pianeti, una eclissi solare è causata dall’ombra della luna che cade sulla Terra.

Eppure nelle Scritture è stato descritto che, durante un’eclissi, il pianeta Rahu sta divorando il sole o la luna. Quando Srila Bhaktisiddhanta Saraswati Thakura era a Puri, durante i suoi ultimi giorni e l’eclissi si è verificata, un devoto che doveva conoscere il siddhanta, le conclusioni della Scrittura, era seduto accanto a Prabhupada. Ad un tratto ridicolizzò la spiegazione data nel Bhagavatam, che durante una eclissi solare o lunare Rahu divora il sole o la luna.

Non potevo tollerare che una simile osservazione potesse passare con riguardo al Bhagavatam e sostenni che ciò che lo Srimad Bhagavatam ha dichiarato non è da prendere alla leggera. Ho offerto quello che sembrava un argomento un po’ forzato. Dissi che nel suo Jaiva Dharma, Bhaktivinoda Thakura ha creato un certo numero di personaggi, ma non si può pensare siano immaginari.

Quello che ha scritto potrebbe essersi verificato durante qualche altro millennio (kalpa), o giorno di Brahma, e ciò è venuto ora alla superficie. In questo modo ho continuato a sostenere la posizione cosmologica del Bhagavatam, sostenendo che ciò che è necessario per dimostrare la realtà deve anche avere qualche reale fondamento. Non può che essere. In questo modo si è sviluppata la mia argomentazione e Prabhupada mi ha sostenuto. Nella comprensione della posizione del pianeta Rahu, quello che Sukadeva e Vyasadeva hanno detto è geograficamente impossibile, ma le loro dichiarazioni sono lì nello Srimad-Bhagavatam, ed il significato letterale delle Scritture, non è da prendere alla leggera. Considerando l’importanza del significato letterale delle Scritture, Bhaktivedanta Swami Maharaja ha pubblicato la Bhagavad-Gita Così Com’è. Ho pensato: “Come posso fare a provare quello che afferma il Bhagavatam? Non lo so. Ma ciò che è detto nel Bhagavatam deve essere vero. Ho fiducia in questo.

Ci sono molte affermazioni sulla cosmologia dell’universo nelle Scritture. Gli Ariani, la popolazione spiritualmente avanzata dei tempi passati, consideravano tutto come coscienza. Hanno visto che anche l’ombra è cosciente. L’ombra, abhasa, viene anche considerata come una fase della coscienza. Solo attraverso questa fase in ombra della coscienza possiamo arrivare alla concezione materiale di una cosa. Prima raggiungiamo la concezione di un’ombra, dobbiamo passare attraverso alcune fasi mentali, e la personificazione può essere connessa a tale fase mentale. La personificazione dell’ombra può essere definita come “Rahu”.

L’anima si accosta alla materia, il mondo materiale, ma prima di questo, deve passare attraverso una fase oscura della coscienza chiamata chidabhasa.

La coscienza passa, attraverso il livello d’ombra della coscienza, nella materia, non-coscienza. E questa fase ombra della coscienza ha la sua personalità. È anche consapevole, e può essere conosciuta come Rahu”.

Ogni concezione materiale presuppone una concezione spirituale di quella particolare cosa. L’ombra, attraverso la quale la coscienza deve passare per percepire le cose come materiali, ha personalità, e nel Bhagavatam, i rishi, i veggenti della verità, stanno affrontandola come Rahu. Poiché loro sono molto sviluppati, trovano l’aspetto personale dell’esistenza ovunque. Ciò che noi percepiamo come materia morta, essi la percepiscono essere cosciente. Pertanto, assumono sempre la prospettiva personale.

L’anima, quando va a sperimentare ogni concezione materiale, avrà da passare attraverso un mezzo che influenzi la sua coscienza affinché veda le cose come materiali. Che cosa sia la materia concreta è sconosciuto. E’ un mero effetto della coscienza. Come tutto ciò che è materiale deve avere una qualche origine cosciente, oppure origine nella coscienza personale, ci deve essere una concezione personale del sole, della luna, della Terra, e di tutti i pianeti. Prima si raggiunge la concezione di un’ombra o di qualsiasi altro oggetto, l’anima deve passare attraverso una fase cosciente. Tale fase ha qualche esistenza spirituale come persona. Pertanto il Bhagavatam si riferisce per il sole, la luna e il pianeta Rahu, come a persone. Tutto la terra, la luna, le stelle, i pianeti ha una concezione personale.

Sullo sfondo di ciò che possiamo percepire con i nostri sensi ottusi, tutto ciò che si dice essere materia, ci deve essere una concezione personale.

Senza l’influenza di una concezione personale, la coscienza non può raggiungere lo stadio di materia grossolana.

Pertanto, nelle antiche Scritture, troviamo che i grandi saggi e rsi sono sempre ad approcciare ogni cosa, presente in questo mondo, come fosse una persona.

Anche se per noi è materia inerte, loro la considerano come persona. Perché? La materia è piuttosto l’ombra dell’entità personale.

L’entità personale, cosciente, è più reale, mentre la materia che noi percepiamo attraverso la coscienza offuscata è meno reale.

Dr. Murphey: quindi questa ombra è Rahu?

Srila Sridhar Maharaj: Quando concepiamo la rappresentazione personale di quell’ombra, essa sarà conosciuta come Rahu. Tutto è cosciente. L’ombra, il suo effetto – tutto. Quando la luna è tra il sole e la terra, l’ombra della luna è in arrivo qui, e anche ciò che sta arrivando è cosciente. Ogni cosa è prima coscienza – poi c’è la materia. Dalla concezione personale le cose si evolvono in coscienza grossolana. Tutto è personale. Così i rsi, con una tale visione della realtà, sono soliti considerare tutto come persone, e così gli alberi, le montagne, il sole, la luna, l’oceano. Quando la pura coscienza va a sperimentare la pura materia, allora ci deve essere prima uno stadio misto, e questo è una persona che soffre nel karma. Persona significa che, al momento, non c’è un essere pienamente sviluppato spiritualmente, ma in una condizione mista. Così ciò che i rsi dicono che ogni cosa è una persona è vero, non è una fantasia.

Ogni cosa è cosciente. Oggi gli scienziati dicono che tutto è materia, noi abbiamo un valido motivo per pensare che tutto è cosciente. Qualunque cosa si veda non importa, siamo in grado di sentire direttamente ciò che è nella nostra natura. Che è cosciente. La nostra coscienza può essere in una posizione avanzata o degradata, ma la coscienza ci è molto vicina. Sentiamo solo la nostra energia mentale.

Dr. Murphey: Questo per noi è un po ‘difficile da comprendere appieno. Quando vediamo un colore, che cosa stiamo realmente osservando?

Srila Sridhar Maharaj: Questa è una fase mentale.

Dott. Singh: Qual è la realtà di tale oggetto?

Srila Sridhar Maharaj: La realtà che è nell’anima. Solo l’anima è reale, il vedente è la realtà. Il soggetto è reale. E tutto ciò che il soggetto percepisce, anche questo emana dal soggetto.

Dott. Singh: Ma anche gli oggetti che il soggetto percepisce sono persone?

Quando vediamo il colore rosso, è rossa anche una personalità?

Srila Sridhar Maharaj: Ogni cosa ha la sua rappresentazione nell’originale, personale, cosciente, realtà spirituale. Altrimenti, non vi è alcuna possibilità che venga riflessa in questo piano come materia. Prima c’è la coscienza e poi, quando si trova in una condizione più grossolana, appare come materia. Nello studio dell’ontologia si insegna che quando si sottopone ad esame una cosa particolare, anche se siamo in grado di sapere che ha determinati attributi per la vista, e che appare all’orecchio in un modo particolare, tutte queste sono apparenze. Indipendente dell’apparenza, l’aspetto ontologico di una cosa quello che è, la realtà di una cosa – è sconosciuto ed inconoscibile.

La mia tesi è che quando la coscienza va a sperimentare la materia non consciente, dovrà passare attraverso una zona consapevole per incontrare l’oggetto materiale. In tale modo la piena percezione di questo elemento materiale non può non essere cosciente, e la coscienza indica sempre una persona. In primo luogo vi è la concettualizzazione e quindi l’idea materiale.

Il mondo cosciente è molto vicino e il mondo materiale è molto lontano. Quindi i grandi rsi, il cui pensiero è molto elevato, trattano tutte le cosa che trovano all’interno dell’ambiente, come se fossero altrettante persone. Nei Veda, l’antica letteratura scritturale dell’India, troviamo che i santi ed i saggi sono sempre in mezzo a tante persone, in buona sostanza tutto è una persona.

Dr. Murphey: E persona significa pensare, sentire, desiderare.

Srila Sridhar Maharaj: Il pensiero, il sentimento, il desiderio una entità vivente ha tre fasi. Ed è lo stesso anche con Dio e la sua potenza.

C’è un soggetto che esiste prima, e poi le sue esperienze. E le esperienze dell’essere più sottile, vengono prima e sono di maggiore importanza. E quando il soggetto raggiunge la zona più lontana da cui concepire la materia, questo sarà il punto più lontano da lui. Egli affronterà tutto ciò da cui con una concezione personale.

Una concezione personale non può che affermare che la materia è molto distante. Il collegamento diretto della coscienza è con l’ombra, il riflesso del materiale nel mondo cosciente. L’anima può capire solo questo. Se la materia può esistere indipendentemente, allora anche la materia ha un’ombra nel mondo cosciente e l’anima ha a che vedere con quell’ombra.

In altre parole, vi è la persona e poi il corpo. Proprio come il corpo è l’effetto posteriore all’agente cosciente vivente, la materia è l’effetto che segue lo spirito. Prescindendo da qualsiasi coscienza materiale, tutto ciò che si trova a diretto contatto con l’anima è personale. Chidabhasa è qualcosa di simile alla sostanza mentale che abbiamo dentro.

Ci sono due tipi di persone, ksara e aksara: l’anima pura liberata e l’anima che sta lottando nella materia. Quando le persone liberate e non liberate si trovano mescolate all’interno del mondo delle transazioni materiali, sia come entità in movimento o immobili, o qualunque possa essere la loro posizione, comunque dovrebbero essere considerate persone. Dal momento che tutto è una unità di coscienza, ogni cosa ha esistenza personale.

Dr. Murphey: quindi, esternamente vediamo il Gange come massa d’acqua, ma in realtà è una persona.

Srila Sridhar Maharaj: tutto è una persona. Prima di giungere alla concezione materiale, si deve passare attraverso la concezione personale o aspetto di quella cosa. In Vrindavana tutto è cosciente, ma alcune cose si trovano allo stato passivo. Ma sono tutte coscienti: il fiume Yamuna, le mucche, gli alberi, la frutta – tutto è cosciente, spirituale, ma si pongono in modo differente. Essendo in grado di rilevare la caratteristica cosciente in ogni cosa, gli Ariani hanno visto tutta la natura come cosciente e personale, e approcciano ogni cosa come cosciente.

La coscienza e la personalità sono le basi universali della realtà.

Qualunque cosa possiamo sperimentare è cosciente. Il riflesso di un oggetto materiale è dentro di me, ed il piano in me è cosciente.

Il soggetto è coscienza, e qualunque tipo di cosa l’oggetto può essere, proietta il suo riflesso nel piano della coscienza. L’osservatore di qualsiasi realtà oggettiva è coinvolto solo con la coscienza dall’inizio alla fine, e non può avere alcuna concezione della materia se non dalla coscienza.

Dr. Murphey: come possiamo differenziare la coscienza dalla mente?

Srila Sridhar Maharaj: nella Bhagavad-gita il percorso di differenziazione tra la coscienza e la mente è suggerito: indriyani parany ahur.

Che cosa è l’Atma, l’anima, la concezione spirituale? Siamo arrivati alla concezione del mondo attraverso un determinato processo. Col processo di eliminazione possiamo delimitare ciò che è la mente. Si dice che alla base della mente ci sia l’accettazione e il rifiuto: sankalpavikalpa “voglio questo, non voglio quello”. Che cos’è la mente? Una cosa che contiene a-patia e sim-patia per il mondo esterno. Questo è la mente. Dobbiamo rintracciare dentro di noi che cosa essa sia. E’ dentro di noi, e si deve entrare in se stessi e cercare di avere un minimo di esperienza personale di ciò che è la mente. Poi, con l’analisi interna, si può tentare di venire direttamente in contatto con la facoltà di giudizio, la ragione, l’intelligenza, chiedendo, Che cos’è l’intelligenza?” Dove si trova dentro di me?” Dovremmo cercare di tirarla fuori ed entrarci in contatto direttamente. Dovremmo indagare, cosa è la mente? E’ già dentro di me. Ma che cos’è? E che cosa è la ragione dentro di me? Qual è la fonte della mente e dell’intelligenza? E attraversando la fase della facoltà decisionale, cosa è l’anima? Noi dobbiamo cercare, come fa uno yogi, di giungere a contatto diretto con gli elementi dentro di noi. La mente e l’intelligenza sono dentro ognuno di noi. Perché dovremmo non essere in grado di identificare esattamente quello che sono, per vedere internamente che cosa sono?

Dr. Murphey: quando la nostra fede si sta sviluppando in una particolare direzione, come possiamo sapere se le nostre realizzazioni sono provenienti dalla nostra propria interiorità, dalla nostra coscienza interiore, o non piuttosto dalle influenze dell’ambiente, dalle circostanze che ci circondano?

Srila Sridhar Maharaj: il sé è in uno stato inattivo(dormiente), ma grazie ad alcuni aiuti esterni, può essere risvegliato, proprio come quando si dorme, un uomo può essere risvegliato da interferenze esterne di. E’ qualcosa di simile.

Qualcuno sta dormendo, ma quando, con l’aiuto esterno, si sveglia dal suo sonno, diventa di nuovo consapevole di se stesso. Una volta che si risveglia e la sua auto-consapevolezza è tornata, lui immediatamente sa, io ero così e così, io sono così e così “. Con l’aiuto dei nostri amici possiamo recuperare la nostra salute. Allo stesso modo, se si continua ad applicare il processo della bhakti, diventiamo sempre più consapevoli del nostro sé e della realtà. Noi siamo la nostra garanzia.

Dr. Murphey: Vorrei chiarire un punto. Nel sistema analitico di Kapila, Sankhya, si dice che pradhana è “quella materia non manifestata che è eterna“. Tu dici che tutto è coscienza. Anche il pradhana è composto di coscienza?

Srila Sridhar Maharaj: . Ciò che è materiale è solo l’erronea concezione su quale sia la causa dell’intera esistenza materiale. Ma ha anch’essa personalità Devi la divinità.

Il mondo comincia da un equivoco. Quando si ha la corretta rappresentazione, allora si possono leggere i Krishna Lila ovunque. Tutto sarà emozione per Vrindavana. Non potrete vedere le cose esterne, se rimanete sotenuti dal malinteso. Un pazzo ha un cervello malfunzionante.

Egli può essere nel bel mezzo di amici, ma è perso nella sua follia, la sua paranoia. Quando torna alla sua posizione normale, egli trova la stessa situazione – tutti gli amici. Allo stesso modo, tutto è a posto solo la malattia, la nostra erronea rappresentazione, deve essere rimossa.

Dr. Murphey: La malattia è la nostra mancanza di coscienza di Krishna.

Srila Sridhar Maharaj: mancanza di coscienza significa malinteso, malattia: questo è descritto nello SrimadBhagavatam: bhayam dvitiyabhinivesatah syad la malattia è un interesse separato. La deviazione dalla nostra normale condizione spirituale, lo sviluppo dell’equivoco, si basa sul fascino la prospettiva di un interesse separato. Questa è la causa principale di tutte le incomprensioni. La concezione di un interesse particolare, circoscritto, è la causa della differenza tra una corretta concezione della realtà ed una erronea concezione della stessa. Dobbiamo abbandonare la concezione centralistica. Dalla coscienza universale siamo giunti a questo piano particolare. Ed in accordo con la gradualità della coscienza nel suo sviluppo da particolare ad universale, possiamo ritrovare noi stessi in una infinità di differenti pianeti o piani di esistenza: bhur, bhuvah, svah, jana, mahar, tapa, satyatutte queste diverse fasi di sviluppo sono coinvolte in questo processo di particolarismo e di universalismo. Ma la perdita della coscienza centralistica è la radice dell’intera esistenza materiale.

Colui che è consapevole del tutto organico, dall’altra parte è nella posizione più sana. Questo è il corretto adattamento, mentre il contrario è la causa della nostra attuale condizione di malessere. L’adattamento è la vita, è la vita liberata, e l’essere la preda del disadattamento è legarsi al dolore e alla miseria. All’interno dell’ambiente ogni cosa va bene, l’unica difficoltà si trova nella concezione dell’interesse particolare egoistico. La nostra avversione per l’interesse universale è la causa del nostro distacco dalla concezione dell’intero e dalla felicità e salute. Siamo stati privati della felicità della nostre posizione sana, e la causa è l’interesse egoistico.

L’Autocrate Assoluto è bene assoluto. Non c’è quindi spazio per rimostranze contro di lui. Krishna dice: suhrdam sarva-bhutanam. Egli è il proprietario di tutto – in confronto, noi non siamo nulla. Ma ancora, egli è nostro amico. Non dobbiamo dimenticare questo. Siamo rappresentati in lui.

Il nostro distacco da lui è la causa di tutte le miserie di cui stiamo soffrendo. Noi e altri come noi, abbiamo perso la fiducia in lui, ma lui è il nostro amico. Siamo gelosi di lui e stiamo pensando, “non sono io il padrone? Qualcun altro è il padrone questo è intollerabile. Nessuna tassazione senza rappresentazione!” Ma i nostri interessi sono ben rappresentati in Krishna. Lui si preoccupa per noi molto più di quanto possiamo immaginare. Perché ci dimentichiamo ciò?

Se solo reintegrassimo noi stessi in quella fede, saremmo a posto. Ciò che stiamo soffrendo dipende da noi, diversamente non vi è alcuna differenza di visione dal punto di vista universale. Isad apetasya, ci siamo allontanati dal nostro maestro. Ma dobbiamo ricordare che egli è il nostro maestro, egli è il nostro benefattore, egli è il nostro custode. Deviare da quella coscienza, significa cadere in una miseria di grandezza infinita. La sua causa è molto sottile e molto minuta, è la nostra mentalità, l’interesse separato. E come risultato, siamo stati catturati dalla parte avversa.

Patanjali affermò, che ci stiamo muovendo verso il male in maniera intelligente, in modo organizzato. Che non è solo folle ma malvagio, è peggio che folle, in accordo con Patanjali. Quale sarà il sollievo di un anima in una tale deplorevole condizione? Un pazzo è in possesso di tutto – è solo fuori dalla sua mente. La sua coscienza deve essere regolato in modo corretto.

Poi si ritroverà, Oh, va tutto bene lasciatemi andare a casa”.

Al momento la sua coscienza viene messo da parte. Al momento la sua coscienza è fuori posto. Non è a casa, la sua coscienza deve essere spinta a ritornare.

Questo è il problema. Il nostro Guru Maharaja era solito dire: “Io non ammetto qualsiasi tipo di penuria in questo mondo solo quella per mancanza di coscienza di Krishna, jagate eka Matra hari-kathadurviksa chada ara kona durviksa nai”.

Ogni volta che che si agitava, aveva l’abitudine di usare questa espressione. Lui avrebbe detto: Da porta a porta dite a tutti: Krishna è il Supremo, siete tutti servitori di Krishna-. Ricordare questo a tutti, da porta a porta. Poi si ritroveranno: -Oh, io ho tutto quello che mi serve. Sono krishna-dasa, un servitore di Krsna. Devo connettermi con Krishna-. Questa connessione deve essere fornita, e poi tutto andrà bene. Non vi è altra carenza di qualsiasi altra cosa. Non c’è una reale miseria, se non che abbiamo dimenticato Krishna, il nostro Signore. Questo è l’unico punto su cui dobbiamo spingere. Questa è la necessità universale. Io non ammetto alcun’altra necessità oltre a questo.

All’interno di questo mondo c’è sempre un fuoco che brucia, ma non vi è alcuna necessità di spegnere il fuoco, perché non abbiamo niente a che fare con il mondo che sarà ridotto in cenere dalle fiamme. Tutte le nostre richieste interiori possono essere soddisfatte solo in relazione a Krishna. Tutte le altre cose sono inutili. Possono essere ridotte in cenere o divorate dai flutti. Non abbiamo alcuna relazione reale con nessuna di queste cose. Piuttosto, quegli attaccamenti materiali ci stanno trascinando indietro verso cose sbagliate. E come risultato, non riusciamo a consentire alla nostra mente di essere attratta da Krishna. Le cose di questo mondo, o attaccamenti, sono tutte negative; sono tutte nostre nemiche. L’intero universo può essere incenerito, ma noi non saremo influenzati in alcun modo. Il mondo può essere devastato la Terra, il sole, la luna, le stelle tutto può svanire, ma ancora noi rimaniamo. L’anima è eterna. E se siamo in grado di avere una connessione con Krishna, le cose di questo mondo risulteranno del tutto inutili per noi e per tutti gli altri. Perché dovremmo venire a vivere nel mondo mortale, identificando erroneamente noi stessi con carne e sangue? Pensiamo solo che siamo nati e moriremo. Ma è una nozione errata.

Ogni cosa è cosciente. E quando lo realizzeremo pienamente, saremo fissi nel dominio della svarupashakti nel mondo spirituale.

Ivi, i diversi esseri viventi, possono rappresentarsi come materia, come il Yamuna, come l’acqua, come i rampicanti, come gli alberi, ma sono tutte unità coscienti, che semplicemente si presentano in modi diversi.

Dr. Murphey: Si dice che quando Krishna va a fare il bagno nello Yamuna, tutte le onde si precipitano ad abbracciare Krishna.

Srila Sridhar Maharaj: A volte le pietre si sciolgono sentendo l’impronta dei piedi di loto di Krishna. Ogni cosa è cosciente. Così è anche nel caso di Rahu e Ketu e altri pianeti. Ovunque nelle scritture, i saggi, spiritualmente evoluti, si trovano a parlare con la natura come se stessero conversando con una persona. Ed è vero. Ma la nostra coscienza, viene deviata dall’ignoranza.

Così come per gli scienziati, è necessario schiacciare la filosofia dei fossili.

Bhaktivedanta Swami Maharaja ha ordinato di prendere una ferma posizione nella comunità scientifica in Occidente e schiacciare tale teoria. Perché dovremmo accettarla? In primo luogo vi è la coscienza. Questa è la teoria di Berkeley. Non che la mente è nel mondo, ma è il mondo ad essere nella mente. Tutto si basa sulla coscienza, nessuna concezione niente rimane – senza coscienza. Quindi, in ultima analisi, tutte le cose indesiderabili sono esclusivamente elaborazioni mentali.

Capitolo II

La Creazione

Srila Sridhar Maharaj: la Manu Samhita (1.1.5-6), inizia la descrizione della creazione da questo punto:

asid idam tamo bhutam

aprajnatam alaksanam

apratarkyam avijneyam

prasuptam iva sarvatah

tatah svayambhur bhagavan

avyaktavyam jayan idam

mahabhutadi vrtaujah

pradur asin tamonudah

Poco prima che iniziasse il movimento creativo, la potenza marginale del Signore era in uno stato di equilibrio. Tatastha significa equilibrio: asid idam tamo bhutam. Tutto era in oscurità, completamente avvolto dall’ignoranza. Alaksanam significa che non vi era alcuna possibilità di qualsiasi distinzione, non esisteva alcun sintomo della realtà da cui sarebbe stato possibile elaborare qualsiasi congettura o inferenza, circa la natura della realtà. E ciò era aprajnatam: la scienza non ha la capacità di indagare la natura di quella fase dell’esistenza. Qui, possiamo dire solo che era completamente immerso in un sonno profondo. L’analogia del sonno profondo può fornirci qualche concezione di quel periodo: prasuptam iva sarvatra.

L’esistenza materiale era come in un sonno profondo.

In quel momento, il movimento inizia dall’interno del piano spirituale, e giunge la luce. La luce fu vista dai vedenti. Quella luce era pre-esistente, ma in quel momento gli osservatori hanno ricevuto la visione per potere vedere la luce. Essi cominciarono a vedere. La prima concezione di questo mondo materiale, dopo la luce, fu l’acqua. La luce rivelò una sostanza simile all’acqua.

Quella luce primaria è collegata alla personalità. Luce significa coscienza e coscienza significa personalità. Quella luce, o personalità, prima fa nascere gli spettatori i percettori dell’esistenza materiale – e poi una sostanza oggettiva come l’acqua. Detta acqua è nota come viraja, o sostanza causale. Quello che è noto nel vocabolario Vaisnava come Brahmaloka il mondo della coscienza è rappresentato dalla luce, e viraja, o la sostanza causale, è rappresentata dall’acqua. Il mondo cosciente è rappresentato dalla luce e la prima realtà oggettiva è rappresentata come acqua. Poi, i semi di coscienza vengono seminati nell’acqua causale, che è l’ombra di quella luce. Sebbene l’acqua, come elemento effettivo, sia stata creata molto tempo dopo di ciò, la prima concezione della materia viene assimilata all’acqua, perché l’acqua è una soluzione accomodante, in movimento. La parola sanscrita per acqua -apa significa “di più bassa concezione“. In questo modo, la creazione inferiore ebbe inizio.

Poi, in connessione ai semi della coscienza ed all’acqua originale, la successiva elaborazione è nota come mahattattva: l’energia della coscienza rappresentata dalla luce, mescolata alla materia come massa.

Quando la massa di materia viene fusa con l’energia di luminosità cosciente, il risultato è conosciuto come mahattattva.

Dopo, in un ulteriore sviluppo, questa entità viene divisa in molte unità di ahankara, l’elemento di ego. Mahato ahankara. In primo luogo vi è ahankara, massa di ego presa nel suo complesso. L’elemento di ego, preso come un intero (che è come dire tutte le ahankara, la “madre” ahankara), si chiama mahattattva. Prakrtermahan ahankara pancatran mahatrani. Non appena la sostanza oggettiva si evolve per l’influenza della coscienza, esprime se stessa in cinque ingredienti principali: quello che può essere visto, annusato, udito, assaggiato e toccato. Questi cinque elementi sono i principi primitivi dell’esistenza materiale.

Questo principio quintuplo si evolve, a sua volta, in tre fasi: sattva, raja, tamahvirtù, passione e ignoranza. Che si esprimono come etere, suono, udito e l’orecchio; aria, massa, tatto e la pelle; fuoco, colore, visione e l’occhio; acqua, sapori, il senso del gusto, e la lingua; terra, aroma, olfatto e il naso. Ci sono ventiquattro elementi. Il sé, tre elementi sottili prakrti, mahat-tattva, e ahankaracinque elementi grossolani, cinque sensi, cinque oggetti dei sensi, cinque strumenti (organi) dei sensi in questo modo, lo sviluppo del mondo materiale, è stato descritto come essere strutturato attraverso un processo che va dal sottile al grossolano, dalla coscienza alla materia. Viceversa, quando questa esistenza materiale viene ritirata da una volontà superiore, il grossolano si dissolve nel sottile. Cominciando con il più grossolano, gradualmente l’intera esistenza materiale diventa sempre più sottile, fino a quando, infine, non entra nella sottile espressione dell’esistenza materiale nota come prakriti la sottile sostanza acquosa causale.

Con la dissoluzione dell’energia materiale, l’atma o anima individuale è assorbita nel Brahman, la massa nondifferenziata della coscienza.

La posizione dei diversi tipi di energia spirituale, è stata descritta da Krishna nella Bhagavad-gita (15.16) come segue:

dvav imau purusau loke

ksaras caksara eva ca

ksarah sarvani bhutani

kuta-stho’ksara ucyate

uttamah purusas tv anyah

paramatmety udahrtah

yo loka-trayam avisya

bibharty avyaya isvarah

“Ci sono due tipi di esseri – perfetti e immutabili, o infallibili, e le anime fallibili. Le anime fallibili risiedono nel mondo materiale e le anime infallibili risiedono nel mondo spirituale .

Krishna dice: “Io esisto trascendendo entrambi gli aspetti, sia fallibili che infallibili, della sostanza spirituale (ksara e aksara), quindi Io sono Purusottama, Vasudeva, Param Brahma, la Suprema Verità Assoluta. All’interno di Me deve essere quindi considerata l’intera mia giurisdizione“.

Vaikuntha, Goloka l’intera creazione è rappresentata dal nome di Purusottama o Vasudeva. Poi, quando qualcuno entra in questo dominio di Vasudeva, può vedere molteplici demarcazioni, fasi della realtà, passatempi e relazioni ed attività trascendentali. troverà gli esseri viventi perfetti, impegnati nella loro vita dedicata nel mondo eterno.

La concezione generale del mondo spirituale è Vaikuntha in cui troviamo una dedizione calcolata. Sopra di essa c’è il piano di dedizione spontanea. Questo regno è chiamato Goloka, e qui vi si svolgono molti diversi tipi di passatempi. A Goloka, tutte le più varie relazioni con Dio sono rappresentate nella loro pienezza: santa, passiva, dasya, servile, sakhya, amicizia, vatsalya, parentale, madhura, coniugale. La dolcezza coniugale può poi essere suddivisa in svakiya, amore coniugale, e parakiya, un rapporto da amante. Questa è, naturalmente, una materia molto elevata da trattare. Eppure, dobbiamo avere qualche visione di queste cose, in quanto il nostro destino, in definitiva, è collegato con tali temi così alti, datici da Sri Caitanya Mahaprabhu e da grandi acarya come Bhaktivinoda Thakura, nonchè discussi in Scritture come lo Srimad-Bhagavatam e la Caitanyacaritamrta.

Quanto si trova nei loro insegnamenti riguardo a Goloka, è la nostra prospettiva, la nostra aspirazione. Ci si svilupperà in accordo con il proprio gusto devozionale, e questo gusto può essere perfezionato anche dal sentirne narrare da una fonte elevata. Lo spirito della nostra selezione può essere incentivato quando ci vengono illustrate idee diverse, diversi modelli di realtà trascendentale. Così, in base a ciò che ci attrae maggiormente, sulla base della nostra scelta interiore, avremo la possibilità di agire.

Domanda: Quale parte svolgono le anime individuali nel processo di creazione?

Srila Sridhar Maharaj: Ho già descritto come: in un primo momento un generale, conglomerato di falso ego (ahankara) viene creato. Questo, nel Brahma Samhita, dove si spiega come l’anima, al pari di un raggio di coscienza, si confonde con l’energia materiale, è chiamato sambhu. Coscienza e prakrti, le concezioni più primitive di energia, sono categoricamente differenti. Il conglomerato di coscienza viene a contatto con la massa di energia, e come si mescolano insieme, si evolve un ego unitario. Gradualmente questo ego unitario si dissolve in innumerevoli ego, e il conglomerato di coscienza si distribuisce come singole unità di coscienza che sono assorbite nell’energia materiale. In questo modo, gradualmente, le singole anime condizionate scendono e rimangono impigliate all’interno del mondo materiale.

In uno stadio primitivo, quando le anime individuali sono ammassate assieme come un tutto intero, il falso ego conglomerato, o ahankara, è conosciuto come mahat-tattva. Non appena si evolve, si differenzia in innumerevoli unità individuali. Proprio come un atomo può essere suddiviso in particelle subatomiche, elettroni, protoni, neutroni e così via, l’ego conglomerato si rompe gradualmente nei suoi singoli componenti, ego, jiva – anime. La loro posizione è tatastha, marginale, e non rilevabile. Da questo sottile, non rilevabile piano di energia marginale, la coscienza prima si sviluppa in un piano rilevabile come insieme, e poi, innumerevoli singole unità spirituali, divengono manifeste da quella massa unica di ego, o mahattattva. Gradualmente, gli altri elementi della creazione si sviluppano all’interno di questo piano negativo di sfruttamento.

Questo mondo è a volte in espansione ed a volte in contrazione. Allo stesso modo di come il cuore si espande e si contrae ripetutamente, l’intero l’universo si espande e si contrae. Raggruppandosi all’interno dell’uno, ed ancora manifestandosi come molti l’uno e il molteplice l’evoluzione e la dissoluzione dell’universo materiale hanno luogo. Come un cuore si dilata e si contrae, l’intero universo è manifesto e non-manifesto.

Le stesse caratteristiche che ritroviamo nella più piccola unità possono essere rintracciate nelle unità più grandi. Questa è l’indicazione che ci permette di conoscere l’intero, più o meno. Ci sono anche alcuni peculiari, nuovi elementi da aggiungere alla nostra conoscenza. In questo modo, coloro che sono all’interno di questo universo, possono avere una qualche conoscenza seppure parziale.

Ma coloro che sono indipendenti, al di fuori della contrazione ed espansione del mondo, che sono gli spettatori imparziali, possono dare la storia reale, che è la verità rivelata, distribuita per fasi in accordo alle capacità delle persone, al tempo, luogo e circostanza. La verità rivelata si trova, in differenti gradi, nella Bibbia, nel Corano, nei Veda, e nelle altre scritture del mondo. Attraverso questo processo, la verità è parzialmente rivelata in diversi luoghi del mondo in proporzione al pensiero e capacità di ogni particolare gruppo di persone. La verità rivelata è affidabile, ma è ancora modificata per adattarsi alle persone verso cui è estesa.

Per questo motivo troviamo differenze tra le diverse versioni della verità rivelata. Si dice nello Srimad-Bhagavatam che la medicina può essere nascosta all’interno di caramelle per curare gli ignoranti; allo stesso modo, la verità rivelata può essere nascosta all’interno delle concessioni mondane della religione ordinaria, per aiutare anche i più ignoranti tra gli esseri umani (paroksavada Vedo yam).

E’ però da sottolineare, che la rivelazione Vedica è ritenuta dalle autorità competenti come la più antica e la più perfetta di tutte le versioni della verità rivelata.

La verità rivelata, come presentata dal Bhagavatam e da Sri Mahaprabhu, deve essere considerata a tutti gli effetti vero e proprio teismo completo. Qui è menzionato che ciò che si trova oltre questo mondo creato, è il mondo che danza eternamente. Qui siamo intrappolati nel mondo della contrazione ed espansione, ma nel regno spirituale, tutto è un’eterna, beata danza. Inoltre, anche quella realtà ha situazioni inferiori e superiori, a seconda della natura del rasa -dolcezza trascendentale, anandam, estasi che è la sostanza desiderata da ogni unità cosciente.

Domanda: i passatempi di Krishna sono eterni. Quando Krishna finisce un passatempo in questo universo, i suoi divertimenti iniziano in un altro. Al momento della distruzione finale, quando tutti gli universi si sono ritirati, come fanno i divertimenti di Krishna a continuare?

Srila Sridhar Maharaj: Quando l’universo viene distrutto nel totale annientamento di tutte le stelle e pianeti, il mahapralaya, questa zona equivale quasi allo zero. Si raggiunge l’equilibrio. Ma il mondo spirituale è sempre in piena attività. Nessun problema può sussistere per i divertimenti di Krishna, perché hanno un aspetto eterno.

Domanda: Ma cosa succede ai lila di Krishna qui sulla Terra?

Srila Sridhar Maharaj: Supponiamo che un frutto cada da un albero. Il frutto gradualmente si deteriora, ma l’albero rimane. Accade qualcosa di simile. Questo mondo materiale può tendere allo zero, ma i divertimenti di Krishna continuano in eterno.

Domanda: Qual è la differenza tra Goloka, il luogo dei passatempi di Krishna nel mondo trascendente, e Gokula, piacevole dimora di Krishna su questo piano terrestre?

Srila Sridhar Maharaj: Gokula Vrindavana esiste eternamente, ma a volte i vedenti sono tutti assenti. Gokula esiste nel mondo ideale e qui vi è un’estensione. Quello che vediamo, lo vediamo dalle nostre diverse posizioni di esistenza, ma Gokula è sempre lì. Se non si hanno occhi per vedere qualcosa, ciò non può essere visto. Se non si hanno le mani per toccarlo, non può essere toccato. Avviene lo stesso con Gokula. È in un particolare piano, dove i differenti processi esterni, che esercitano il controllo sull’energia materiale, non possono toccare l’ideale sottile dell’esistenza in Gokula.

Se la terra svanisce, ciò non significa che svanirà l’intero sistema solare.

Il sistema solare può rimanere, ma gli uomini sulla terra non lo vedranno ancora a lungo.

La sua influenza sulla terra non potrà più essere avvertita. In un modo simile, Gokula esiste su un altro piano. Esiste sul più sottile piano della realtà. E’ al di là della creazione, al di là dell’evoluzione e della dissoluzione. Tale energia sottile può essere compresa per analogia con l’etere. Se la terra fosse distrutta, ciò non accadrebbe all’etere. L’etere è sia all’interno che fuori della terra, ma con la dissoluzione della terra, l’etere non si dissolverebbe, ma continuerebbe ad esistere. La posizione di Gokula è qualcosa di simile. Lo conferma lo Srimad-Bhagavatam (2.9.35):

yatha mahanti bhutani

bhutesuccavacesv anu

pravistany apravistani

tatha tesu na tesv aham

O Brahma, è bene sapere che gli elementi universali entrano nel cosmo e al tempo stesso non entrano nel cosmo, allo stesso modo, anche Io esisto all’interno di tutto e allo stesso tempo sono fuori da ogni cosa”.

La posizione di Krishna è simile: Lui è là e non là. Nella Bhagavad-gita (9,4-5), Egli dice ad Arjuna:

maya tatam idam sarvam

jagad avyakta-murtina

mat-sthani sarva-bhutani

na caham tesv avasthitah

na ca mat-sthani bhutani

pasya me yogam aisvaram

bhuta-bhrn na ca bhuta-stho

mamatma bhuta-bhavanah

“Io sono ovunque e da nessuna parte. Tutto è in Me, e simultaneamente niente è in Me. Nella Mia forma non manifesta, pervado questo intero universo.

Osserva la Mia opulenza mistica, la Mia simultanea unicità e differenza! Anche se Io sono il manutentore di tutti gli esseri viventi e anche se sono ovunque, non sono coinvolto da tutto questo, perché Io sono la fonte stessa della creazione”.

Dobbiamo capire il rapporto tra causa ed effetto. La causa e il suo effetto sono di diversi tipi. Anche la causa interna e la causa esterna possono avere posizioni differenti. Il corpo può essere disturbato, ma non la mente. La mente può essere disturbata, l’anima non può esserlo. Da questo dobbiamo capire la differenza tra causa ed effetto, sottile e grossolano, materia e spirito.

Capitolo III

Evoluzione della coscienza

La Prakrti, la natura materiale, non sviluppa la coscienza, come invece afferma la teoria dei fossili.

Ma, dall’altro lato, entrambe sono all’interno della coscienza. Qui, non c’è alcuna necessità di movimento per l’anima. L’anima è inattiva, indifferente, passiva in questo piano di fruizione. Questa è un’altra concezione originale. L’anima non prende posto nel lato negativo, è destinata al lato positivo. Ma accettando questo, che l’anima rimanga sullo sfondo, la prakrti o energia materiale, – il corpo – lavora per il proprio beneficio. La relazione tra il corpo e l’anima è come il rapporto tra un minore ed i suoi infidi tutori. E’ qualcosa di simile a quello che avviene quando il titolare di una tenuta è un minore ed i gestori approfittano della sua giovinezza, per saccheggiare e godere della proprietà. L’anima baddhajiva è nella posizione del minore. L’anima non può controllare tali cattivi gestori, i cinque sensi. Ha bisogno solo di avere il contatto con un’anima maggiore. Con l’aiuto e la guida di questa anima maggiore, può sottomettere i suoi tutori e acquisire il controllo sulla sua proprietà. La posizione dell’anima condizionata è quindi come quella di un titolare minorenne. Lui è impotente. Non sta facendo niente: i gestori stanno facendo tutto, utilizzando i suoi propri mezzi; stanno facendo tutto nel nome del titolare. L’anima è inattiva, non collaborativa. Ma il corpo, la mente, l’intelligenza e il falso ego operano per conto dell’anima il vero io come se fosse dalla loro parte. Ma se il suo effettivo interesse interiore, viene risvegliato da un’anima maggiore, che è collegata con il Paramatma e Bhagavan, allora l’anima troverà lì il suo proprio campo. Sarà lei a controllare i sensi e la mente e ad utilizzarli nel servizio al Signore. Essa dirà: “Tutto è per Krishna, non per me“.

Così Krsna dice, sarva-dharman parityaja mam ekam saranam vraja:

Abbandona tutti i tuoi doveri e vieni da me. I tuoi doveri presenti, positivi o negativi, qualunque cosa tu possa concepire, dalla tua posizione attuale, lascia tutto e vieni direttamente da Me. Io per te sono tutto.

Questa è la coscienza di Krishna. Krishna ci sta dicendo: Tu sei parte di me, mi appartieni. Così come tu puoi dire di essere proprietario di qualcosa, così sei di mia proprietà, il mio servitore”. Questa è la verità, e accettandola vivremo su un piano superiore. Saremo i vincitori, raggiungeremo la nostra normale posizione. Attualmente, trovandoci in una posizione anomala, siamo sofferenti nel pensare: “Io sono il padrone, il monarca di tutto ciò che vedo”. Ma questo ego, è il nostro peggior nemico, se vogliamo progredire nel servizio devozionale.

Esistono molteplici varietà di servizio a Krisna. C’è un servizio generico, e poi ci sono servizi di tipo particolare: santa, dasya, sakhya, vatsalya, madhura.

Sono inoltre presenti ulteriori differenti divisioni, in accordo alla devozione caratterizzata da calcolo o spontaneità. In questo modo vi è una gerarchia nello sviluppo della condizione devozionale. Il più alto livello di evoluzione è Ujjvala-rasa. Ujjvala-rasa significa super-sottile, il più luminoso, che supera tutto, dove troviamo Krishna in un legame coniugale che non prende in considerazione alcuna legge. Relazione coniugale autocratica. Questa particolare natura e comportamento li troviamo illustrati in uno scritto di Rupa Goswami intitolato Ujjvala-nilamani. La prima fase della devozione è presentata nel Bhakti-rasamrta-sindhu. In quest’opera, partendo proprio dall’inizio di una normale civile vita religiosa, Rupa Goswami ci porta fino alle varie relazioni devozionali, santa, dasya, sakhya, vatsalya e madhura-rasa. Ma i dettagli di madhura-rasa, la più elevata relazione con Krishna, è stata descritta, da Rupa Goswami, nel suo Ujjvala-nilamani. Nilamani, Krishna, nel Suo più alto splendore: Ujjvala.

Nilamani nella relazione coniugale. E quali sono le caratteristiche di Krishna? In che modo agisce con tutto ciò che gli pertiene nel madhura-rasa? Tutto questo è stato descritto in dettaglio nel Ujjvala-nilamani. Anche i più grandi studiosi di letteratura sono rimasti sbalorditi nel trovare come l’amore divino è stato analizzato, con tale finezza e ricchezza, in questo libro di Rupa Goswami. In questo libro sono state analizzate, organizzate e trattate questioni sottili. Ed i grandi studiosi si stupiscono quando giungono a tali dichiarazioni. Come afferma il Bhagavatam: muhyanti yat surayah. Nell’introduzione, il Bhagavatam dà questo avviso, questo avvertimento agli studiosi: “Voi tutti sarete stupiti quando tenterete di giungere a questo piano. L’erudizione non vi permetterà di prosperare qui”. La natura di questo piano, è così misteriosa, che persino grandi studiosi non saranno considerati idonei per entrarvi. Solo le anime arrese possono capire e percepire questi temi sottili della devozione. Quelli al di fuori, che restano oggettivi inquirenti e ricercatori, qui non possono trovare alcuna entrata. Questo è il regno soggettivo superiore, il regno supersoggettivo. Questo livello è al di sopra anche del piano dell’anima.

Per capire tutto questo, dobbiamo prima informarci circa l’anima. Prima vi è la mente, manah, quindi l’intelligenza, buddhi, infine l’anima, atma. L’anima è imperitura: non muore. L’anima è eterna, costante. Si dice nelle Upanisad e nella Gita, che se riusciamo ad incontrare la nostra anima una volta, allora nella nostra vita arriverà un cambiamento in direzione diametralmente opposta all’attuale. In quel momento rimarremo attoniti nel realizzare, Oh, una cosa così altamente qualificata è qui dentro di me! Nell’ignoranza, consideravo che questo corpo corruttibile e questa mente tremolante, fosse il mio vero sé. Ma i sensi materiali e la mente sono tutti trasgressori, hanno una certa tendenza ostile verso il mio vero sé. Io sono un’anima, non ho bisogno di tutte queste cose. Posso vivere senza queste inutili cose materiali! Nessun alimento è necessario per l’anima, dalla giurisdizione di questo piano materiale. L’anima è indipendente. Quale meravigliosa esistenza ho! In realtà io sono un’anima, e la natura dell’anima è così nobile, così in alta, così buona!” Arriva a questo punto un cambiamento raricale di coscienza, e si cerca di entrare in quel regno superiore. La realtà spirituale è quanto c’è di necessario per noi. Siamo anime, siamo indipendenti dalla materia. Siamo fatti di tale esistenza trascendentale. Niente può minacciare l’esistenza dell’anima, non la bomba atomica, la guerra nucleare, i fulmini, tuoni, o terremoti.

Tutti i guai di questo mondo materiale sono limitati a questo corpo, che è una carcassa forestiera, una rappresentazione architettata del proprio vero sé. Il nostro vero sé esiste sul piano spirituale, a un livello più alto. Se riusciamo davvero ad essere toccati da questa realizzazione, un assaggio della nostra propria identità se riusciamo a sentire dentro che l’anima è indipendente dalla materia, allora un cambiamento rivoluzionario si svolgerà all’interno delle nostre menti. Allora il nostro tentativo di progredire nella vita spirituale diventerà abbastanza genuino. In caso contrario, il nostro progresso sarà sospettoso, dubbioso. Noi lo afferriamo intellettualmente, e pensiamo: “Sì, ci provo. sento, ovviamente, che ho una buona prospettiva nella vita spirituale, con la mia intelligenza posso raggiungere qualcosa. Ci provo“. Ma i progressi sul piano intellettuale sono solo progressi incerti. Quando si arriva al piano della propria anima, però, si troverà il proprio sé e realizza,” Eccomi! “In quel momento tutte le false concezioni, che sono state mantenute per tanto tempo, svanirnno come un sogno. Saranno tutte finite, e si penserà, “Io sto per iniziare una nuova vita“. E la nuova prospettiva si spalancherà per rggiungere progressi nel piano superiore.

L’anima è vicina. Possiamo cercare di scoprire cosa è l’anima se possiamo eliminare gli elementi materiali. Questo è il processo delle Upanisad ed è menzionato nella Bhagavad-gita: indriyani parany ahuh (3.42).

In primo luogo occorre capire che i nostri sensi sono primari. Se i sensi vengono rimossi, l’intero insieme della propria esperienza diventa priva di significato. Solo attraverso i propri sensi si può essere a conoscenza dell’esistenza del mondo esterno. Minori sensi, occhi, orecchie,nessun mondo ci appare. Poi, sopra i sensi vi è la mente. Che cos’è la mente? La mente determina l’accettazione e il rifiuto: vikalpa sankalpa. In altre parole, la mente pensa: “Io voglio questo, io non voglio quello“. Stabilisce l’attaccamento e l’avversione. La mente determina chi è nemico e chi è amico, questo è mio, questo è tuo. Se vogliamo comprendere la mente dobbiamo guardare dentro, per indagare all’interno: quale è quell’elemento interiore che cerca amici ed evita i nemici? Dove si trova? A volte la mente è evidente, poi altre volte si nasconde. Occorre scoprire dove è situata la mente, di quale sostanza è composta? Con l’analisi si può capire quale aspetto del proprio io interiore è la mente. Poi, avendo qualche idea di ciò che è la mente, si può analizzare quella parte di sé stessi che si relaziona con la ragione, l’intelligenza. Dove è l’intelligenza?

Quando la mente chiede qualcosa, l’intelligenza, dice: “Non prendere questo, non mangiare quello“. Con l’introspezione, posso guardare dentro e scoprire: che cosa è quel principio in me che ragiona? Dove si trova quella cosa gradevole? Qual è la sua natura, la sua sostanza, la sua esistenza? Cercheremo tramite l’introspezione di scoprirlo, essenzialmente. Se questo è possibile, allora il passo successivo ci porterà all’anima. In cosa consiste questa anima che rende possibile l’intelligenza, il ragionamento per cui agiamo, che induce la mente a desiderare e fornisce ai nostri sensi il potere di connettersi con le cose? Che cosa è questa scintilla di conoscenza? Dov’è questa anima dentro di me? Quale posizione detiene? Voglio vederla faccia a faccia. A questo punto, in questo modo, siamo in grado di far evaporare, come un lampo, tutti i concetti erronei di corpo e mente. Trovando l’anima attraverso l’introspezione, possiamo esperire il tocco illuminante della realizzazione.

A questo punto, il mondo intero sarà trasformato in una modalità diametralmente opposta, e vedremo le cose sotto un aspetto differente: “Oh, questa vita materiale non è auspicabile! Questi sensi sono nemici nelle vesti di amici. Se mi confronto con loro adesso, sostengono che la loro amicizia è affidabile, e che senza di loro, non posso vivere. Ma è tutto un inganno.

Dalla realizzazione dell’anima, dal momento in cui si giunge a questa meravigliosa conoscenza, si può arrivare a vedere l’oceano della conoscenza. Si può cominciare a vedere ciò che si trova nell’area soggettiva, e bramare per come entrare in connessione con quel regno divino. Così, la reale tendenza della propria vita sarà trasformata, e un cambiamento totale verrà nella nostra ricerca, nel nostro modello di prospettiva nella vita. La nostra ricerca assumerà una forma concreta nella devozione. In questo modo, dobbiamo iniziare la nostra ricerca verso la sfera superiore. E come entrare ?

È l’opposto di questo piano di sfruttamento. nel Paradiso Perduto di Milton, Satana afferma: “E’ meglio regnare all’inferno che servire in paradiso“. Ma possiamo sperimentare che è proprio il contrario: “E’ meglio servire in paradiso che regnare all’inferno” Servire in paradiso è molto superiore rispetto al regnare all’inferno.

La questione su energia e potere è importante nel mondo mortale, ma nel mondo costante ed eterno, quel tipo di energia non ha alcun valore.

Questo piano è composto di sostanza eterna. Non è come questo piano problematico che è sempre instabile, sempre evanescente, sempre deludente e pieno di tradimento. Il piano divino è costante. La vita va avanti senza bisogno di cibo, riposo, o medicine. In questo reame superiore non vi è alcuna necessità di lavoro per guadagnare il pane. Tutte queste cose non sono necessarie in un piano di realtà dove tutto è permanente e di valore eterno. Tutti questi problemi che ci tengono follemente occupati, sono facilmente eliminati in un colpo solo.

Questa è la natura di quel piano. E se ci rendiamo conto che siamo membri di quel piano, allora la questione diventa, cosa fare? Come approcciare il regno più elevato? Questo sarà il nostro problema. Non possiamo forzare il nostro ingresso lì, ci deve essere concesso un visto. Non possiamo dominare questo regno così sottile, dobbiamo permettere a noi stessi di esservi impiegati. In altre parole dobbiamo arrivare nella posizione di servitori. Dovremo capire che il dominio qui, nel mondo mortale, è una maledizione, e la sottomissione in quel mondo superiore è una benedizione.

Ed il Bhagavatam ci aiuterà nella nostra progressiva marcia verso quel piano superiore.

nasta-prayesv abhadresu

nityam bhagavata-sevaya

bhagavaty uttama-sloke

bhaktir bhavati naisthiki

L’impurità, le cose indesiderabili dentro di noi, stanno per svanire quasi del tutto, quasi scompaiono grazie alla nostra associazione di servizio con lo Srimad Bhagavatam e il devoto. Sadhu e sastra. In questo modo, il collegamento continuo con la coscienza di Krishna viene fuori dal di dentro. Gli elementi di interruzione, che derivano rinuncia e godimento svaniscono, svaniscono le coperture, ed il flusso continuo interiore, il collegamento con la pura coscienza di Krishna vengono fuori.

Ci sono due coperture: la tendenza allo sfruttamento e la tendenza alla rinuncia karma e jnana lo spirito di sfruttamento e la tendenza per la conoscenza che conduce alla liberazione. Essi non sono elementi propri della nostra anima, della nostra vera entità, sono solo coperture. E dalla nostra associazione nel servizio con il Bhagavatam e il devoto, vengono scoperti, e il continuo flusso di coscienza di Krishna interiore viene fuori.

Nishta significa nairantaja, continuo.

adau sraddha tatah sadhusango’tha bhajana-kriya

tato’nartha-nivrttih syat

tato nistha rucis tatah

Quando le coperture sono rimosse, allora troviamo questo continuo flusso interiore di connessione a Krishna dentro di noi, e appare naisthiki-bhakti. Questo è del tutto chiaro, purificato. Bhaktir bhavati naisthiki: poi sulle basi di nistha, che è il flusso continuo, si fanno ulteriori progressi su aspetti positivi asakti, attaccamento, poi bhava, emozione spirituale, quindi prema, l’amore divino in questo modo l’aspetto interiore della devozione gradualmente si palesa. Così noi saremo in grado di immergerci in profondità nella realtà. Come noi rinunciamo alle coperture esterne, e sperimentiamo quello che può essere considerata come la morte nel mondo esterno morire per vivere – entreremo sempre di più in tale lato interiore.

Domanda: Questo verso dicenastaprayesv abhadresu”, che le impurità sono quasi distrutte. Perché non completamente distrutte?

Srila Sridhar Maharaj: Significa che avviene gradualmente. In esso vi è descritto il graduale sviluppo. Nasta prayesu significa che quando arriva la fase di nistha, quando tutto l’indesiderabile è quasi eliminato, allora possiamo dare una reale occhiata dentro di ciò. Proprio come prima del sorgere del sole, quando c’è il crepuscolo al mattino presto, il sole non è lì, ma il buio è stato dissipato. L’oscurità è stata in granparte rimossa, ma il sole non è ancora sorto. Nello stesso modo, il Bhagavatam descrive come la bhakti si sviluppa gradualmente. Nastaprayesu: non è finita immediatamente; c’è un graduale processo di sadhana un mezzo per un fine. E gradualmente, lentamente, secondo le capacità del devoto e lo sforzo, la disciplina spirituale, la propria bhakti si sviluppa. Quando il buio è quasi al termine, i sintomi di sfruttamento, rozzi, anomali, come l’ntenzione di abusare dell’ambiente, a poco a poco scompaiono. In questo modo, gradualmente, compiamo ulteriori progressi. Non è tutto immediatamente in un colpo solo viene tutto cancellato. Piuttosto, in accordo al nostro bhajana, il nostro sadhana, il nostro impegno, gli elementi indesiderabili gradualmente svaniscono, vanno via.

E con diverse tappe raggiungeremo l’obiettivo.

Queste fasi sono state descritte come segue, da Rupa Goswami nel suo Bhakti-rasamrta-sindhu (1.4.15-16):

adau sraddha tatah sadhusango’tha bhajana-kriya

tato’nartha nivrttih syat

tato nistha rucis tatah

athasaktis tato bhavas

tatah premabhyudancati

sadhakanam ayam premnah

pradurbhave bhavet kramah

“All’inizio ci deve essere la fede. Poi si diventa interessati all’associazione con i puri devoti. Successivamente si è iniziati dal maestro spirituale e si seguono i principi regolatori sotto la sua direzione. Così ci si libera da tutte le abitudini indesiderate e si diventa saldamente fissi nel servizio devozionale. Successivamente si sviluppa il gusto e poi l’attaccamento. Questo è il percorso del sadhanabhakti, l’esecuzione del servizio devozionale secondo i principi regolatori. A poco a poco le emozioni spirituali si manifestano e si acuiscono, poi finalmente vi è un risveglio dell’amore divino. Questo è il graduale sviluppo dell’amore verso Dio, per il devoto interessato alla coscienza di Krishna.

Rupa Goswami afferma che nistha significa “connessione continua”. Dopo nistha, il lato negativo mondano viene eliminato, e quindi, posti sul lato positivo, possiamo fare progressi. In seguito, dopo questo, ci sono gli stadi più elevati: asakti, bhava e prema. All’interno di prema, ci sono ancora diverse fasi: sneha, mana, raga, anuraga, bhava, mahabhava. In questo modo bhakti si sviluppa fino al livello più alto, mahabhava.

Mahabhava significa Radharani. Questa superiore intensità della bhakti, che non si trova da nessun’altra parte, si trova solo presso di lei. Questo si chiama mahabhava. In questo modo, bhakti amore divino si sviluppa in diversi piani, gradualmente fino al livello più alto.

Capitolo IV

Il Piano dell’Equivoco

Dobbiamo capire che stiamo vivendo su un piano di giudizio erroneo. L’intero percepito è falso. Fa tutto parte di una illusione.

All’interno del mondo di illusione, alcune cose possono una sistemazione adeguata, ma quando incontriamo la verità, comunque, concluderemo che qui è tutto come in un sogno. Tutto questo mondo è come un sogno, un equivoco. Allo stesso modo ogni parte di questo mondo sarà dunque un equivoco. Ciò che è reale, ciò che è vero, diventa evidente quando è giudicato in connessione con il mondo reale. L’associazione dei santi che hanno un legame autentico con la realtà spirituale promuove questa transazione.

Cosa è reale e cosa è irreale? Ciò che ha relazione con il vero sé, con l’anima, è reale. L’anima è coscienza nel mondo della pura coscienza. Tutto ciò che è connesso con la mente nel mondo mentale del falso ego è totalmente falso. Una parte del falso è anch’essa falsa, estremamente falsa. Ma ha avuto la sua utilità negativa.

Tutto ciò è vero solo per avere connessione con la Verità Assoluta.

è tutto nell’assoluto. Così il finito non può produrre tutto ciò che non è infinito. Il mondo finito, quindi, è piuttosto un’ombra o un riflesso distorto di tutta la verità. Il fondamento della mia tesi è la seguente: Caitanya Mahaprabhu ha spiegato che, mentre Sankaracarya ha negato l’esistenza di questo riflesso distorto, non non siamo in grado di respingerlo. Se non esiste, allora perché Sankara venne a predicare il Vedanta? Illusione vuol dire “questo non è quello. Una cosa può sembrare essere qualche altra cosa. Un’illusione non è quello che appare, ma non è inesistente. In tale semnso è reale. Ha la sua esistenza.

All’interno del mondo reale, che viene creato con l’aiuto dell’energia interna del Signore, la svarupasakti, questo mondo di equivoco non ha posto. Ma, in senso relativo, il mondo condizionato ha un rapporto indiretto con il mondo incondizionato. Quindi maya esiste. In tale senso è vero. Ma è falso nel senso che non può darci il desiderato risultato che si sta cercando dopo. In questo senso è tutto falso.

Dr. Marchetti: il vaisnavismo insegna che questa natura materiale è reale come un riflesso. Ma non è reale come la realtà assoluta del mondo spirituale. Può spiegare?

Srila Sridhar Maharaj: La realtà è composta di sostanza irreale e sostanza reale. Possiamo vederla così. Questo è il mondo dell’equivoco. Equivoco significa “Credo che qualcosa sia mio, ma in realtà non è mio“. Tutto appartiene all’Assoluto. Tutto appartiene a lui. Ma noi diciamo “è mio”, e litighiamo l’uno con l’altro. In realtà, tutto ciò che è in questo mondo appartiene ad un’altro. Ma come risultato dell’equivoco, lottiamo tra di noi e da questa battaglia risultano innumerevoli reazioni. La difficoltà è che l’anima è impigliata in questa finta lotta. In caso contrario, questo mondo di lotta ed equivoco non avrebbe alcun valore. Ma la polvere dello spirito, una infinitesimale parte della realtà spirituale, è impigliata in questo mondo e coinvolta con questo mondo di guerra insensata. Senza l’energia spirituale all’interno di questo mondo, nulla rimarrebbe. Un gioco di prestigio del mago è basato totalmente sull’equivoco. È falso. Ancora rimaniamo perplessi dalle sua tattiche. E’ vero anche questo. Un mago o un’ipnotizzatore, può mostrare ciò che non è reale come fosse vero, eppure mentre siamo sotto il suo incantesimo non possiamo negare la sua realtà.

Tutto, compreso il nostro , fa parte di Krishna. La difficoltà sorge quando vediamo qualcosa di diverso da Krishna. Interesse indipendente. La coscienza dell’utile distinto è la radice di tutti i mali.

Siamo uno con Krishna, ma ogni volta che il seme dell’interesse separato germoglia, e pensiamo di avere qualche interesse distinto, che non includiamo nell’interesse di Krsna, questa è la radice di quell’equivoco.

bhayam dvitiyabhinivesatah syad

isad apetasya viparyayo smrtih

tan-mayayato budha abhajet tam

bhaktyaikayesam guru-devatatma

In questo modo le scritture hanno dato una diagnosi della malattia o miscuglio di false concezioni. Viviamo nel paradiso dei folli. Il vero inizio della esistenza materiale, che possiamo rintracciare, origina dalla nascita di un interesse di parte. La prima deviazione dall’advayajnana è la concezione dell’interesse separato.

Domanda: Come possiamo sapere cosa è realmente vero?

Srila Sridhar Maharaj: Il nome scritturale è sraddha, o fede. Questa è lo stadio sviluppato di sukrti o merito spirituale. Quando la nostra fede è sviluppata, ci porta al sadhu sanga, l’associazione dei santi. Gli agenti del mondo divino, che sono sul piano di realtà l’onda nirguna, al di là di questo mondo della creazione vengono a stabilire una qualche connessione con la realtà nella nostra anima. Questo è l’elemento più profondo. La connessione con i santi produce la fede, e la fede può vedere la realtà.

C’è un mondo che è accessibile solo dalla fede, sraddhamayo’yam loka. Proprio come il colore è visibile dagli occhi ed il suono è percepito dall’orecchio, questo mondo può essere percepito solo dalla fede. solo la fede può vedere e sentire. La Realtà Suprema non può essere percepita con altri sensi. La fede è la vera funzione dell’anima e questo è risvegliato dagli agenti di Vaikuntha, i santi. Per fede aumenta la propria associazione con i santi, e da questa transazione, la cultura della realtà prende posto. Questo processo ci fa diventare gradualmente pienamente coscienti. A questo punto ci rendiamo conto, che questo mondo in cui stiamo vivendo, è totalmente transitorio e che la nostra casa è altrove. La nostra vera casa è situata nel mondo della pura coscienza.

Domanda: è lo stesso processo con cui il materialista vede questo mondo come reale?

Srila Sridhar Maharaj: no. La realizzazione della realtà spirituale è indipendente da ogni contaminazione materiale o malinteso. Quello stimolo nella nostra anima è iniettato da Vaikuntha, dai soci eterni di Visnu. Percepire la realtà spirituale è la funzione dell’anima, non dell’ego materiale o dei sensi. E’ indipendente da quello. Quando un paziente è incosciente, il medico gli fa una iniezione. Allora la coscienza sopraggiunge e dopo può cooperare con il medico, descrivendo i suoi sintomi. Ma prima che possa collaborare con il medico, questi pone in essere diverse cure per aiutare il paziente incosciente. Allo stesso modo, quando siamo completamente assorti nel nostro impegno materiale, i santi dal piano superiore della realtà, agiscono come i medici, iniettando una certa comprensione della divinità nella nostra coscienza. In questo modo cercano di risvegliare il nostro interesse spirituale personale, la nostra coscienza dell’anima.

Dott. Singh: Una volta Bhaktivedanta Swami Maharaja ci chiese di dimostrare che la materia viene dalla vita, usando la scienza. Io non seppi come iniziare. Come possiamo dimostrare che la materia viene dalla vita?

Srila Sridhar Maharaj: La definizione di evoluzione data da Darwin è che la vita viene dal fossile. Ma noi diciamo esattamente il contrario.

L’evoluzione dall’interno della coscienza è la causa del nostro vedere le diverse cose di questo mondo. L’evoluzione è dal di dentro. L’evoluzione non è dal di fuori, come potremmo pensare normalmente. Questo è l’insegnamento del Vedanta. La realtà non si sviluppa dall’imperfezione verso la perfezione, succede semplicemente che una parte della perfezione sembra essere imperfetta. Teorizzare che l’imperfetto produce la perfezione è ridicolo.

È molto più ragionevole e semplice da concepire, che una parte della perfezione sia in qualche modo diventata imperfetta. Siamo noi a percepirla imperfetta. Questa è la conclusione naturale e più ragionevole. Noi
dobbiamo accettare qualcosa di quello che dice Darwin, ma da dove viene il fossile? Che il fossile sia in grado di produrre l’infinito è un’idea folle.

Il corpo è sorprende i medici con innumerevoli fenomeni meravigliosi.

Non possono rispondere a tante domande. Come è costituito? Come sono disposti la coscienza, l’intelligenza e la genialità nel cervello? Quella cosa meravigliosa che troviamo nel cervello, il pensiero del genio, non è prodotto da qualcosa di materiale. Il punto di partenza deve essere la cosa meravigliosa. Diciamo che esiste davvero – questa entità meravigliosa, la fonte di tutte le meraviglie.

Tutto suscita meraviglia. Se analizziamo l’atomo, ne saremo meravigliati. Solo noi imponiamo dei limiti. Ma quando analizziamo le particelle microscopiche del legno o della pietra, rimarremo stupefatti. L’infinito è ovunque. La perfezione è ovunque. Il problema è che con il nostro pensiero limitato, abbiamo prodotto un mondo di limiti. Ma noi, che siamo catturati dal modo “scientifico” di pensare, non siamo pronti ad ammettere ciò. Questo è il puzzle. Dal più grande al più piccolo, dal più basso al più alto, tutto è meraviglioso. Ma non lo vogliamo ammettere. Andremo dal fossile e diremo che il fossile ha prodotto tutto. Ma che cosa è questo fossile?

Dr. Marchetti: Ma come possiamo dimostrare agli scienziati che questa materia proviene dalla vita? Questi sono argomenti filosofici. Gli scienziati diranno: “Qual è l’utilità degli argomenti filosofici?”

Srila Sridhar Maharaj: Agli albori dei generatori elettrici, il famoso scienziato Michael Faraday diede una dimostrazione pubblica della potenza dell’energia elettrica. In un esperimento, Faraday generò dell’elettricità. Con la corrente generata dalla sua dinamo, fu in grado di spostare alcuni pezzi di carta. Dopo aver visto le onde della corrente muovere quei pezzi di carta, una signora lo sfidò Qual è l’utilità della sua elettricità, dottor Faraday? “Ed egli rispose: “Signora, vorrebbe cortesemente dirmi qual è l’utilità di un neonato?

La morte è filosofica? La morte è lì per vanificare tutte le altre cose, se non si prende rifugio nella filosofia. La filosofia sola può affrontare il più grande nemico, la morte. E la morte non è limitata a una cosa particolare, ma includerà il mondo intero. Il sole, la luna, le stelle, questo globo, e tutto il resto svanirà nel corso del tempo. Gli stessi scienziati ci dicono questo. Se vogliamo vivere oltre il piano della morte, la filosofia ci aiuterà ad avere una vita eterna di pace eterna. Solo la filosofia ci può dare questo.

Tutte queste scienze tecnologiche sono semplicemente un tentativo di aumentare il fascino di questa vita. Sono tutte nemiche dell’anima, nemiche mortali.

Tutte loro ci portano … ma alla tomba. La tomba è vera e solo avere a che fare filosoficamente con essa ci allevierà. Altrimenti, siamo tutti finiti. Queste concezioni scientifiche materialistiche, sono nemici astuti che ci circondano. Esse ci tentano vivi nel mondo materiale; ti aiuteremo“. Questa è un’illusione.

Dr. Marchetti: Quando lei dice che il mondo è nella mente, non è che idealismo?

Srila Sridhar Maharaj: l’idealismo di Berkeley: non siamo noi nel mondo, ma il mondo è nella nostra mente. Naturalmente, in un senso più alto, non siamo coinvolti con la mente. Anche la mente materiale è una parte del mondo dell’equivoco. L’anima vive nella regione dell’anima e la mente, l’ego, e tutto il resto dipendono dall’anima. Se l’anima è ritirata, non rimane nulla. Anche qui, se la vita è andata, il corpo perirà.

Se le anime si ritirano da questo mondo, non rimarrà nulla. L’anima è la realtà. Questa realtà mondana deve essere descritta come un equivoco che appare nell’anima più o meno come un sogno appare ad una persona. L’anima in se stessa è indifferente. E se l’anima torna al mondo dell’anima, e la coscienza è ritirata da questo piano, non rimane nulla. E’ tutto buio. Non può esistere indipendentemente. Quindi, questa realtà materiale, è creata dall’attitudine di rivolta dell’anima, dal suo atteggiamento infermo.

Proprio come un uomo, che è in una condizione di malattia, sperimenta il delirio.

La malattia è la causa del delirio. Il delirio in sé non ha un’esistenza indipendente. L’allucinazione non esiste fuori della sua mente. Se si desidera rimuovere il delirio, è necessario trattare il paziente.

Il suo cervello ha bisogno di medicine. Quando viene curato, il mondo del delirio svanisce. In modo simile, l’anima ha sviluppato una condizione di malattia ed è delirante. E poiché le anime collettive sono affette collettivamente da questo delirio, questo mondo appare come reale.

Collettivamente, tante persone fuorviate vengono collegate o scollegate con la realtà materiale.

Dr. Murphey: qual è allora la differenza tra il mondo della realtà e il mondo materiale?

Srila Sridhar Maharaj: Questo mondo materiale è solo un riflesso della realtà completa, è un concetto che troviamo esaltante per noi. Sollecitati da interessi particolari di fruizione, abbiamo abbracciato questa creazione del Signore. Con la nostra visione spirituale coperta dalle lenti del pregiudizio, stiamo vedendo le cose in un modo distorto. Il Signore non è da biasimare; le nostre lenti dovrebbero essere biasimate. Tutto è pensato per lui, l’unica differenza nella nostra visione della realtà, è che è contaminata con i colori dei nostri diversi tipi di interessi egoistici. Inoltre i diversi sistemi planetari del mondo materiale, sono diversi sotto-piani del piano di fruizione o di sfruttamento. La nostra coscienza distorta è la fonte dei diversi colori delle cose che ci circondano.

E quando queste concezioni illusorie sono completamente rimosse, troveremo che ovunque c’è Krishna e Krishna solo. E quando la concezione di Dio come Signore e Maestro viene rimossa, allora, ricevendo un impeto di attività dalla coscienza di Krishna, l’anima si troverà a Vrindavana. Ma per raggiungere questo stadio, non dobbiamo avere alcuna coscienza di questo corpo, o della mente, o concezione di paese, concezione di nazione, o concezione del globo. Tutti i piani con una concezione limitata devno essere cancellati. Dall’anima alla Superanima, l’anima deve entrare sempre più profondamente nella realtà. Troverete tutto lì.

Vi troverete, che Radharani e Krishna a Vrindavana, non sono falsi. Non è né poesia, immaginazione.

L’unico requisito è che dobbiamo sviluppare la nostra natura più profonda, la nostra auto-identificazione, attraverso l’auto-determinazione. Nel linguaggio di Hegel, l’autodeterminazione è il compimento di tutti gli esseri. L’autodeterminazione nella concezione Vaisnava significa svarupa-siddhi, identità spirituale. Chi sono io? Qual è il mio io più profondo, oltre la mia mente o la mia intelligenza?

Dove sono? Qual è il mio interiore tornaconto? Devo penetrare il piano della realtà, devo tornare al mio proprio io. Allora, in connessione con Krishna entrerò in tale ambiente per vedere come è il mondo in realtà.

Se assumo un po’ di vino o qualche veleno, uscirò da me stesso. Vedrò le cose in modo distorto. Sarò impossibilitato a riconoscere mia sorella o mia madre e agirò a mezzo della natura animale, vedrò tutto come un oggetto per il mio godimento. La cruda tendenza alla lussuria, coprirà la mia visione di tutto. Poi di nuovo, da sobrio, vedrò le medesime cose, ma la mia percezione di esse sarà cambiata.

In questo modo, dobbiamo essere pronti ad andare più in profondità sotto la superficie della realtà e scoprire chi siamo, in cosa consiste il nostro vero interesse. Dovremmo cercare di vedere l’armamentario della realtà, secondo il nostro vero interesse personale. Attraverso l’auto-determinazione, dobbiamo imparare a vedere le cose all’opposto di come le stiamo vedendo al presente. Dobbiamo cercare di capire come trovare noi stessi. Abbandonandoci all’interesse di Krishna, allora potremo cercare di tornare a casa, di nuovo da Dio.

Capitolo V

Un Fluttuante Mondo di Esperienza

Ci sono molte scuole di filosofi atei. Il più famoso ateo della filosofia indiana era Carvaka Muni. La sua filosofia è di parallela a quella dei più estremi ateisti della filosofia occidentale. Secondo la loro opinione, la coscienza è il sottoprodotto delle combinazioni chimiche delle diverse sostanze materiali. Con la dissoluzione di questo corpo fisico, non rimane né anima coscienza. Rimangono solo le combinazioni fisiche dei vari elementi del corpo.

Proprio come la combinazione di diverse sostanze chimiche produce qualcosa più degli stessi singoli prodotti chimici, la combinazione fisica di diversi elementi materiali producono la coscienza.

Con la dissoluzione di questo corpo materiale, non rimane nulla. In Occidente questa filosofia fu propugnata originariamente da Epicuro.

Vi è poi il Buddismo. I buddisti dicono che quando il corpo fisico si dissolve, il corpo sottile, il sistema mentale, va a prendere un’altra nascita. I buddisti ammettono la trasmigrazione da un corpo all’altro, o reincarnazione. Secondo loro, anche se questo corpo può dissolversi, dobbiamo entrare in un altro corpo a seconda del nostro karma. Se ci impegnamo in un particolare percorso, allora il corpo sottile, il sistema mentale, si dissolve, e nulla rimane. Secondo i buddisti, non c’è anima.

La filosofia di Sankaracarya è simile con una leggera differenza. La scuola buddista dice che l’anima individuale non esiste.

Secondo loro non esiste l’anima individuale permanente.

Anche Sankaracarya ha detto che non esiste alcuna anima individuale permanente.

Ma Sankaracarya aggiunge che la sostanza cosciente, il Brahman, esiste come realtà ultima. Questa è la differenza tra Sankaracarya ed i buddisti. Secondo Sankara, la coscienza stessa è reale, è solo la coscienza di un’esistenza separata ad essere falsa. Dal suo punto di vista l’anima individuale è solo un riflesso della sostanza cosciente, che è la realtà ultima. Con la dissoluzione del sistema mentale, ogni coscienza di individualità dell’anima svanisce, è inesistente in quel piano ultimo della realtà.

Fa l’esempio della luna e del suo riflesso in uno specchio.

Rimuovete lo specchio e non vi sarà più alcun riflesso. La sua opinione è che tutte le anime individuali sono riflessi provenienti da una fonte comune: Brahman, la coscienza. Quindi Sankaracarya sostiene che, in realtà, le anime individuali sono uno e lo stesso con il Brahman.

L’interpretazione del Vedanta di Sri Chaitanya Mahaprabhu è diversa da quella di Sankaracarya. Sri Chaitanya dice che dobbiamo accettare la verità vedica nella sua interezza, senza alcuna modifica. Sankaracarya ha accettato solo pochi aforismi vedici, che costituiscono una rappresentazione parziale della verità. Le sue quattro principali massime prese dai Veda sono aham brahmasmi: “Io sono Brahman“; tat tvam asi: Tu sei quello“; so’ham: “Io sono quello;” e sarvam khalv idam brahma: “Tutto è Brahman“. Sri Chaitanya ha analizzato il significato dell’aforisma sarvam khalv idam brahma, come segue. Secondo Sankaracarya, tutto è uno. Egli dice brahma satyam jagan mithya: “lo spirito è vero, il mondo è falso”. Sankaracarya afferma che il brahma (spirito) esiste, e che sarva (tutto) non esiste. Se questo è effettivamente vero, e tutto è uno, allora perché sorge nel tutto la questione della esistenza o non esistenza?

Nell’aforisma, sarvam khalv idam brahma, sarva tutto – esiste, e brahma lo spirito esiste anch’esso. In questa espressione, molti esiste ed esiste anche uno. C’è molti e c’è uno.

Inoltre, se tutto è uno, allora sorge la domanda: “di cosa stiamo parlando?A chi si rivolgono i Veda con questa affermazione? Sia il relativo che l’assoluto esistono insieme, sono coesistenti. L’assoluto e il relativo, sono rappresentati anche nell’aforisma del Vedanta tat tvam asi: tu sei quello. Tat o “quello” è là e tvam tu” è anche . Entrambi, varietà e unità, si trovano rappresentati nell’aforisma tat tvam asi, ma Sankaracarya ne accetta uno e respinge l’altro. La sua spiegazione è quindi un errore di interpretazione del significato originario del Vedanta-sutra. Non è una corretta interpretazione dei Veda, perché ha spinto la propria idea o concezione oltre, in nome del Vedanta. L’interpretazione di Sankaracarya del Vedanta è artificiale. E’ autoreferenziale e limitata.

Questa è la confutazione di Sankaracarya data da Sri Caitanya Mahaprabhu, e per quanto ci riguarda, non può essere vista diversamente. Se cerchiamo di seguire l’interpretazione di Sankaracarya, allora quale significato può essere trovato in questa affermezione delle Upanisad: Yato va imani bhutani jayante yena jatani jivanti? La Verità Assoluta è colui dal quale tutto proviene, colui che mantiene tutto, all’interno del quale tutto esiste, e in cui tutto entra nel momento dell’annientamento“. Cosa significa? Questa dichiarazione dice che la Verità Assoluta è non differenziata? E’ sufficiente per la nostra comprensione accettare il suo significato diretto. Il significato auto-esplicativo di queste parole è sufficiente per capire questa semplice affermazione delle Upanisad.

Sri Caitanya Mahaprabhu sconfigge Sankaracarya attraverso il senso comune. Questa è la caratteristica unica della sua argomentazione. Non sconfigge i suoi avversari filosofici con difficili, astratte, argomentazioni intellettuali, ma con il senso comune.

Quando Sri Caitanya ha voluto dimostrare la supremazia di Narayana su Shiva, ha detto che si può semplicemente prendere in considerazione la posizione del Gange. Il Gange è l’acqua che lava i piedi di Narayana, eppure poggia sulla testa di Siva. Da questo, si può facilmente utilizzare il buon senso, per vedere quale dei due detiene la posizione superiore.

Quando Sri Caitanya ha voluto dimostrare che Krishna è superiore a Narayana, ha utilizzato l’esempio di Laksmidevi. Lei desidera associarsi con Krisna. Anche se lei ha tutto con Narayana, eppure ha qualche aspirazione ad ottenere la compagnia di Krishna. Dall’altra parte, le gopi non hanno attrazione per Narayana. Quando incontrano Narayana, lo pregano affinché, per la sua grazia, la loro devozione verso Krishna possa essere rafforzata.

In questo modo, applicando il buon senso, l’intuizione, possiamo giudicare la natura della realtà. L’intuizione sarà molto più utile di qualche astruso argomento. Il Vedanta lo conferma nell’aforisma tarkopratistanat: “l’argomentazione non può aiutarci a raggiungere una reale conclusione.Piuttosto è solo l’intuizione ed il buon senso che possono davvero aiutarci. Questa è la raccomandazione di Sri Caitanya, e questo è metodo con cui egli confutò molti studiosi, tra cui anche il grande conquistatore di tutto digvijaya pandita del Kashmir.

Domanda: I buddisti dicono che, dopo aver trasceso l’esperienza sensoriale, si troverà che sotto non c’è in realtà alcun fondamento della vita. Si scoprirà che non c’è niente lì, se non il vuoto.

Secondo il loro insegnamento, dopo la nostra esperienza tutto viene rimosso, non c’è nessuna anima, alcuna base dell’esistenza. Gli acarya Vaisnava come affrontano il Buddismo?

Srila Sridhar Maharaj: Nel sud dell’India, e soprattutto in Andhra Pradesh, ci sono molti studiosi buddisti. Sri Caitanya Mahaprabhu incontrò i buddisti quando era di passaggio nel sud dell’India. Caitanya Mahaprabhu dice veda na maniya bauddha hayata nastika: poichè i buddisti non accettano le scritture vediche, sono considerati atei. Anche Sankaracarya, in modo nascosto, predica come i Buddisti. La differenza tra loro è che Sankaracarya ammette l’esistenza del Brahman come realtà fondamentale, mentre i Buddisti dicono che, in ultima analisi, non esiste nulla.

Gli acarya Vaisnava sono in disaccordo sia con Sankaracarya che con Buddha. Dicono che la jiva è un’anima individuale eterna. Questa particella di energia spirituale, conosciuta come jiva o spirito, è molto piccola, come particelle di polvere della terra o i sottili raggi del sole. Vi è L’Anima Suprema Infinita o Coscienza, e le scintille finite di coscienza. La loro relazione può essere paragonata al rapporto tra un grande fuoco e le scintille che si sprigionano da esso. Le scintille che si sprigionano dal fuoco possono essere coperte dalle tenebre, ma quando entrano nuovamente al riparo di quella grande conflagrazione, sono ancora perfettamente stabili.

Per confutare l’ateismo dei buddisti, possiamo guardare al moderno filosofo europeo Descartes. Egli affermava,dubito di tutto. Qualunque cosa tu dica, dubito“. Quindi, Descartes indica che la domanda che sorge è: “ esiste lo scettico – vero o falso -?Devi iniziare la tua ricerca della verità da lì. Chi sono io? In relazione a qualunque verità, qualunque idea si affermi, uno può dire, mi oppongo a questa dichiarazione. Ne dubito”. Allora sorge la domanda se il chi dubita esiste, o è inesistente. Se lui è inesistente, allora non ci può essere motivo di dubitare. Se uno prende la posizione di scettico estremo, la deve spiegare. Uno può affermare, “qualunque cosa hai detto, io dubito”, ma egli deve discernere se lui esiste davvero. Questo deve essere il punto di partenza per qualsiasi ulteriore indagine.

Cos’è colui che dubita? E’ un atomo? Una particella di polvere? E’ privo di conoscenza? E se è così, allora come è arrivato ad affermare il dubbio? Questa domanda deve essere esaminata. Ogni volta che si può dubitare, occorre chiedere: “chi è che dubita? E’ cosciente? Ne ha ragione? Ha una qualche esistenza? Oppure è immaginario? È la materia che sottopone la domanda? Oppure è una unità di coscienza a porla? Qual è l’origine di questa domanda? Chi sta chiedendo? Giunge dalla regione cosciente? Se lo è, allora cosa dobbiamo considerare come base dell’esistenza? Coscienza o materia? Un fossile o Dio? Prima della Grande Guerra, ero uno studente di legge all’università. Durante il mio ultimo anno ho studiato filosofia con un professore di nome Mr. Stevenson. Egli era uno studioso tedesco, ma durante la guerra prese la cittadinanza indiana. Le sue lezioni spaziavano tra l’ontologia e la psicologia. Il linguaggio del Professor Stevenson era molto semplice, e usava profonde argomentazioni per arrivare al punto. Egli diede quattro argomenti contro l’ateismo, uno dei quali trovo sia molto utile: La coscienza è il punto di partenza di tutto.

Qualunque cosa tu dica, presuppone la coscienza. Qualsiasi dichiarazione ha come presupposto la coscienza. Se esaminiamo un fossile, che cosa vediamo? È nero, è duro, ha un certo odore, alcuni attributi, ma cosa sono queste cose? Questi sono tutti diversi stadi di coscienza. Senza l’aiuto della coscienza, non può essere fatta alcuna affermazione. Assolutamente nessuna asserzione è possibile. Qualcuno può dire che il fossile è la sostanza più elementare, ma cosa significa un fossile? Alcuni colori, sensazioni, la durezza, il gusto, ma sullo sfondo c’è la coscienza.

Dopo che tutto è stato analizzato, troveremo che è un’idea. Questa è la teoria di Berkeley. Tutto è un’idea nell’oceano della coscienza.

Proprio come un iceberg che galleggia nel mare salato, così un fossile è fluttuante nell’oceano cosciente. In ultima analisi tutto, ogni cosa che possiamo affermare, tutto ciò che è nel mondo della nostra esperienza è fluttuante come un iceberg nell’oceano della coscienza. Questo punto non può mai essere confutato.

Ho avuto esperienza personale di questo. Quando avevo ventitré anni, ho avuto una certa indifferenza, profonda e naturale, verso il mondo. A quel tempo ebbi un’esperienza della realtà della coscienza. Ho percepito il mondo materiale, galleggiare sulla coscienza, proprio come la panna che galleggia sul latte. La realtà cosciente è molto più profonda della realtà apparente della nostra presente esperienza. Il mondo dell’esperienza è come panna che galeggia sul latte, che è la mente. Questo mondo fisico, è solo la parte visibile di una realtà che galleggia sopra il mondo mentale. Io stesso ho sentito questo. Quando c’è un’enorme quantità di latte la panna, che galleggia sopra il latte e lo copre, è molto sottile. Allo stesso modo, ho potuto percepire, in quel momento, che questo mondo fisico è solo una misera porzione di realtà, e che il mondo sottile, che è attualmente in background, è molto più vasto. Il mondo mentale è una realtà enorme e vasta, mentre il mondo fisico è un piccolo coperchio sopra quel mondo mentale.

Qualunque cosa possa essere percepita dall’occhio, l’orecchio, la lingua, il naso, la pelle -da uno dei sensi esterni è solo una copertura della realtà. Nello Srimad Bhagavatam, Prahlada Maharaja dice, na te viduh svarthagatim hi visnum, durasaya ye bahirarthamaninah. Stiamo facendo troppo parte del rivestimento della realtà, stiamo dedicando la nostra mente al rivestimento esterno bahirarthamaninah ma non ci immergiamo in profondità nella sostanza eterna. Se solo ci immergessimo in profondità nella realtà lì troveremmo Visnu. La più pacifica sostanza è all’interno, ma è
coperta, proprio come il latte è coperto dalla panna, e stiamo facendo molto per tale coperchio. La vera sostanza è all’interno, proprio come un frutto è coperto da sua buccia. Ciò che noi sperimentiamo attualmente è la coperta, la buccia, e stiamo facendo molto per questa, ignorando la vera sostanza che la copertura sta occultando.

Il passo principale, nella ricerca della verità, è penetrare il rivestimento e trovare all’interno il conoscitore. Allora possiamo iniziare la nostra analisi. Che cosa è? E’ un atomo simile ad una microscopica particella di polvere? O è un fantastico atomo nel piano cosciente? In un primo momento dobbiamo affrontare la realtà in questo modo.

Vi è il conoscitore e l’ignoto, l’inquisitore e l’inquisito.

Prova a trovare te stesso. Gradualmente, in seguito, verrai a sapere di essere un’anima, una particella di coscienza interna. E proprio come tu sei spirito coperto da materia, è così anche il mondo intero; la realtà spirituale interiore è coperta. Dopo la realizzazione del proprio sé come anima spirituale, sarai in grado di vedere che tutto è parte della coscienza. All’interno del mondo della coscienza, fluttuano mondi di diversi tipi di esperienza. Nel mare cosciente, il sole, la luna, gli alberi, le pietre, gli esseri umani, i nostri amici ed i nostri nemici, sono tutti fluttuanti. Mentre ci avviciniamo al piano spirituale, troveremo come sia più vicino al nostro vero sé. In questo modo, vedremo che la materia è molto, molto lontana, ma l’anima è vicina.

Prova a concepire la realtà lungo questa linea. Anima, spirito, coscienza, questo è più vicino all’anima e tu sei un figlio di quel suolo.

La materia è molto, molto lontana. Ma i piani interrotti sono così compatti che non vediamo la natura della realtà spirituale, proprio come se si poggia una mano sopra un occhio, non si riesce a vedere la mano. Ma se la mano è anche solo un centimetro distante, possiamo vedere molto chiaramente. A volte ciò che è molto vicino, non possiamo vederlo. Io posso essere in grado di vedere tante cose, ma non posso vedere me stesso.

Sebbene i buddisti ed altri atei, argomentino che la coscienza è un elemento materiale, io sostengo che non vi è alcuna cosa materiale. Se devo rispondere sulla questione se la coscienza è prodotta dalla materia o meno, allora dirò che nulla è materiale. Qualunque cosa sentiamo non è altro che una parte della coscienza. Tutto è un’idea. Siamo coinvolti solo con la coscienza, dall’inizio alla fine della nostra esperienza.

Al di là di questo non possiamo andare. Tutto è un’idea: la pietra, l’albero, la casa, il corpo tutti questi sono idee. Il piano di coscienza, è molto molto più vicino a noi, di quanto noi percepiamo. Mentre quanto è indicato come una cosa particolare è lontano. Siamo coinvolti solo con idee. Non possiamo andare fuori da ciò. Tutto all’interno della nostra esperienza è una parte della nostra mente.

Domanda: I Purana dicono che esistono 8.400.000 specie di vita. Sono solo idee?

Srila Sridhar Maharaj: Tutte idee. La coscienza è sempre in posizione primaria. Ma queste idee sono reali, perché originariamente sono anche presenti nella realtà spirituale di Vrindavana. Nulla viene eliminato nella nostra concezione di realtà; tutto è armonioso.

Tutto ha sua corretta posizione, nulla è da eliminare. L’unica cosa necessaria è l’armonia. Solo la nostra prospettiva, il nostro angolo di visuale, deve essere cambiato. Ma per avere quel tipo di visione, dobbiamo smettere di essere egocentrici. Sia lo sfruttamento che la rinuncia devono essere abbandonati. Queste due cose causano tale allucinazione. Ogni cosa contribuisce al servizio del centro supremo, e se lo riusciamo a comprendere, diventiamo liberi da questo mondo relativo. Il mondo materiale è un riflesso di quello spirituale. Qui c’è l’indesiderabile. Da Brahma, che detiene la posizione più alta in questo universo, alla creatura più bassa (abrahmabhuvanal lokah), ognuno è incline all’errore. Dall’altra parte, a Vrindavana tutto contribuisce ai passatempi di Radha-Govinda.

A Vrindavana tutto è cosciente di Krishna; ogni albero, pianta rampicante e arbusto. Come possono essere inutili o ordinari questi arbusti o rampicanti?

Uddhava è il più grande devoto di Krishna ed aspira a prendere nascita a Vrindavana, come un rampicante o un arbusto. Quanto elevato, è il valore della arbusti e delle piante rampicanti di Vrindavana! Dovremmo pensare che l’aspirazione di Uddhava sia immaginaria o teorica, senza alcun valore pratico?

A Vrindavana tutto è necessario per i passatempi di Radha-Govinda. Tutto nell’ambiente spirituale ha il suo valore indiretto. Questo è denominato santa rasa, o dolcezza passiva. Può essere inteso in questo modo: se qualcuno non fa male a nessuno, nemmeno a una mosca o ad una zanzara, ciò non significa che è paralizzato o malato, ma è semplicemente in uno stato d’animo passivo. Quindi, a Vrindavana, il servizio può essere reso in uno stato d’animo passivo. Il fiume Yamuna, gli alberi, gli uccelli e gli insetti, nel rendere servizio vengono assorbiti in uno stato d’animo passivo.

Come avvenga questo può essere compreso mediante l’analogia con il teatro. In una rappresentazione teatrale, un attore può interpretare la parte di un uomo morto. Mentre il suo corpo è in scena, non può dire nulla, non può muoversi. Ciò non significa che egli è morto. Analogamente, a Vrindavana un devoto in santa rasa può assumere un ruolo passivo, come un rampicante, un arbusto o un albero, al fine di migliorare la realizzazione del lila di RadhaGovinda.

Un devoto può accettare anche il ruolo di un servitore. Egli può essere un re, ma per la soddisfazione del Signore, egli può fare la parte di uno spazzino.

Mentre uno sta interpretanto la parte dello spazzino, può svolgere il suo ruolo in modo così appropriato, che gli spettatori si alzano in piedi per applaudire in segno di apprezzamento. Quindi, lo stato d’animo di servizio è anch’esso un contributo al servizio di Krishna.

Un altro esempio di santa rasa è il RadhaKunda. Il Radha-Kunda, la località balneare di Srimati Radharani, dove Krishna mette in scena i suoi passatempi dell’amore coniugale, è considerato il luogo più elevato di Vrindavana.

Gli dei e devoti tutti elogiano il Radha-Kunda. Dovremmo pensare che sia un normale corpo d’acqua? Piuttosto, quanto è esaltante la posizione del Radha-kunda!

C’è anche la Collina Govardhana. Anche questa è una sorta di posa. Apparentemente si tratta di una collina, ma Govardhana è adorata come Krishna stesso. Egli appare anche come una pietra, come salagram; appare nella forma delle Divinità.

Sri Caitanya Mahaprabhu prega, “O Signore, ti prego considerami come la polvere dei tuoi santi piedi“(vibhinnamsa jiva). La polvere dei piedi è generalmente inanimata. Ma quando Mahaprabhu prega, “Considerami polvere dei piedi”, la polvere di cui parla non è materia, è una unità di coscienza, piena di conoscenza e di amore. La polvere dei piedi di loto del Signore è emblema di conoscenza e di estasi. Nel regno spirituale, l’esistenza e la conoscenza sono presupposti. Ma più di questo, in Vrindavana e Navadwipa le anime sono punti di amore divino. Con la conversione in massa delle anime di questo mondo, ovunque ci sarà possibile trovare il regno di Dio. Il regno di Krishna, il regno di Mahaprabhu esiste, abbiamo solo perso il corretto angolo di visuale con il quale vederlo.

Dobbiamo ancora una volta acquisire quella visione. Attualmente ci troviamo nel bel mezzo di nemici, ma se il nostro angolo di visuale si modifica, noi potremo pensare: “No, sono nel bel mezzo di amici .

Questa visione è così ampia, che chi vede in questo modo abbandona ogni timore. Quando Jada Bharata fu catturato dai briganti e portato alla divinità di Kali per essere sacrificato, il suo angolo di visuale era così ampio, che non gli importò per nulla. Pensò: Tutto ciò che accade è la volontà del Signore. Egli è il titolare e il testimone di tutto.

Lui vede ogni cosa. Tutto è sua volontà, ed io non ho nulla a che fare col risultato”. Con questa idea, ovunque fosse portato, Jada Bharata, seguiva senza resistenza. Anche se era sul punto di essere sacrificato, non lo riguardava. Pensò: “Sono in un circolo amichevole. Non vi è alcun pericolo”. Era in un tale piano di coscienza, che nessuna apprensione, nessun pericolo, avrebbe potuto influenzare, pensò, “io sono sotto la protezione di Krishna“. E così si è dimostrato, con l’esempio pratico di Jada Bharata, che questa prospettiva di visione non è semplicemente filosofia o immaginazione. Essa è realtà.

La volontà divina di Krishna è sullo sfondo di tutto ciò che esiste. E quando si entra in connessione con quel fondamentale potere, quel piano originale della realtà, non si avrà alcuna preoccupazione, si diventerà impavidi, maya santusta-manasah sarvah sukha-maya disah (S.B. 11.14.13).

Inoltre, sul piano della realtà, dove Krishna è adorato con devozione spontanea (priva di conoscenza materiale), jnanasunya bhakti, c’è questo tipo di atteggiamento. Sembra che ci sia paura e preoccupazione, ma tale preoccupazione è di natura notevolmente diversa dalle preoccupazioni materiali. Influenzate da Yogamaya, le gopi e gli amici di Krishna vogliono sapere; Krsna non è qui! Dove si trova?” In questo modo, le gopi ed i pastorelli corrono qua e là allaricerca di Krishna. Anche le mucche sono preoccupate e interrompono il pascolo; ma tutto questo è condotto da Yogamaya per la soddisfazione di Krishna.

Tale è la natura dei lila nel piano della jnanasunya bhakti.

Siamo impegnati in una ricerca interiore per la verità. E nei Veda la risposta alle nostre domande, l’essenza di tutta la verità rivelata dalle Scritture, si può riassumere in una parola – OM “SI“. Qual è il senso di che sì? Quello che vuoi sì, esiste. Quello che stai cercando sì, è ! La tua ricerca interiore per vivere e per migliorare saranno soddisfatte: cerca e troverai”. Se esamini te stesso e cerchi il tuo bisogno più profondo, ti accorgerai che la verità rivelata dice: “Sì, la tua sete sarà placata. Sarai ben nutrito“.

Domanda: nella Bhagavad Gita, Krsna dice jiva-bhutam maha-baho

yayedam dharyate jagat: l’energia spirituale sostiene questo mondo materiale. Come dobbiamo intendere questa affermazione?

Srila Sridhar Maharaj: Le anime fuorviate di questo mondo provengono dal tatasthaloka, il piano marginale; fuorviate dall’equivoco, esse sono pervenute a questo illusorio angolo di visuale.

Krishna dice che questo mondo è materia morta. Le anime entrano qui e arriva il movimento. Sono entrate in questa concezione materiale e hanno iniziato a muoverlo. In questo senso, esse stanno sostenendo l’universo, yayedam dharyate jagat. Ma alla fine tutto è sostenuto da Lui.

Krishna afferma anche, aham sarvasya prabhavo: “tutto emana da Me”. E nei Veda si dice, yato va imani bhutani jayante. Egli è l’origine di tutto: creazione, mantenimento e annientamento. Ma qui, in questo mondo materiale, le anime cadute, come tante scintille, sono entrate come lucciole nella regione oscura, mostrando l’oscurità circostante. Le anime, jiva, sono come lucciole nella notte oscura di questo mondo materiale. In qualche modo procedono nell’oscurità. Possiamo a malapena scorgerle come una fievole luce nel buio. Esse sono quasi completamente coperte dalle tenebre, ma ancora possiamo distinguerle. Lo spirito può conoscere se stesso.

Domanda: Chi ha indicato come esponente della filosofia atea in Occidente?

Srila Sridhar Maharaj: Epicuro è stato il più grande ateo dell’Occidente, così come Carvaka Muni lo è stato in Oriente. Secondo Epicuro, con la dissoluzione di questo corpo fisico, non rimane nulla. Sempre secondo lui, non esiste un sistema mentale, il sistema mentale quello in cui ci si imbatte nei nostri sogni non ha alcuna esistenza separata. Sankara e Buddha, invece, accettano entrambi l’esistenza del sistema mentale all’interno del corpo fisico. Anche la trasmigrazione dell’anima è ammessa nella loro filosofia. Buddha, però, asserisce che con la dissoluzione del sistema mentale il suksma sarira non rimane nulla.

Sankaracarya, d’altra parte, afferma che la coscienza all’interno del corpo mentale è un riflesso del Brahman ed il Brahman è l’esistenza ultima. Egli ritiene che, con la dissoluzione del corpo, non rimane altro che il Brahman. Sankaracarya dice:

sloka dhenu pravaksyami

yad aktam yanti kotibhih

brahma satyam, jagan mithya

jiva brahmaiva na parah

In mezzo un verso, sto riassumendo la verità che è stata espressa da volumi e volumi di Scritture. All’interno di solo mezza strofa, io darò l’essenza di tutte le verità: brahma satyam, jagan mithya. Brahman, lo spirito, è vero questo mondo è falso. E la jiva non è altro che Brahman.

Questa è la sostanza di tutte le Scritture“.

Non è possibile una conoscenza adeguata, con i sistemi filosofici di Buddha e Sankaracarya. Se quello che dicono è vero il mondo è falso, allora dobbiamo chiedere: “perché parli? Ed a chi ti rivolgi? Se tutto è falso, anche la tua filosofia è immaginazione?” Dovremo chiedere a Sankaracarya, la tua venuta in questo mondo ed il tuo sforzo di confutare il Buddismo e di stabilire l’unicità come la verità ultima non hanno alcun significato? A chi sei venuto a predicare? Perché sei venuto a predicare se questo mondo non ha una realtà? Se questo mondo è falso, allora perché stai impegnandoti così tanto per spiegare la tua filosofia? Per che cosa? La tua missione, è anch’essa immaginazione?

Il primo grande oppositore della tesi di Sankaracarya fu Ramanuja. La confutazione di Ramanuja era molto forte e basata su un solido fondamento.

Ramanuja argomentò come segue. “Qual è la necessità per Sankaracarya di impegnarsi con tanta energia nella formulazione della sua filosofia, se è tutto fittizio? Dire, il mondo è falso, è una posizione suicida. È venuto qui a fare niente? Egli è venuto per correggerci e liberarci dagli errori, ma ci devono essere gli errori. L’errore, o concezione erronea, ha una realtà, in caso contrario, qual’è la necessità di spendere così tanta energia confutando così tante proposizioni? Maya esiste. Maya è eterna. L’anima individuale è eterna, e Maya è anche eterna “.

La base dell’esistenza materiale è la possibilità della jiva in tatastha di commettere un errore e di sviluppare l’equivoco. L’anima è anu cetana, coscienza atomica. In quando unità atomiche di coscienza, la relata libertà non è perfetta. La nostra libertà limitata è la causa di questa illusione. L’anima deve avere la libertà. Prima che un reato sia commesso, la possibilità di commettere un illecito, è presente nel normale soggetto pacifico. La possibilità di malattia è , così gli ospedali, le medicine, e le diete speciali sono tutti necessari. Allo stesso modo, la possibilità di sbagliare è lì, nell’anima, perché siamo deboli e limitati.

Maya il mondo della dualità non è necessaria per l’Assoluto, ma necessaria per coloro che sono situati nella posizione relativa. Quando vi è un solo interesse personale, maya non è necessaria. Ma dove c’è divisione, differenziazione, e distribuzione in cui ci sono molte concezioni egoistiche maya è necessaria.

All’interno del mondo dell’errore, maya è la legge della terra. La legge aiuta chi la rispetta, e la legge punisce chi la viola. La legge è uguale per tutti, e la medesima legge comporta la protezione del bene e la soppressione del male. La legge è retributiva. Una medesima norma giuridica prevede la protezione dell’onesto e la punizione del malvagio. La svarupashakti, l’energia interna del Signore, aiuta il bene, mentre maya-shakti punisce il male.

La Sakti, o energia, serve il proposito di Dio, e quindi deve avere necessariamente due aspetti, paritranaya sadhunam vinasaya ca duskrtam: castigare i malvagi e premiare i buoni. Quando il Signore stesso appare, il suo scopo ha due aspetti: uno per il bene, un altro per il male. Egli viene qui con tale combnazione di finalità.

Quindi, anche se Egli è uno, vediamo questi due aspetti del suo carattere.

La concezione che l’unità dell’assoluto non è qualcosa di stagnante, non-differenziata, è una teoria che è stata proposta da Ramanuja.

Si chiama Visistadvaita-vada, unità con differenza. La filosofia di Shankaracharya, invece, è conosciuto come kevaladvaitavada, unicità esclusiva. Ramanuja accetta che la Verità Assoluta sia una, ma secondo lui, si tratta di una unicità differenziata.

Egli non accetta la unicità non differenziata. Quello è uno, non ha alcun dubbio. Ma quell’uno è caratterizzato dalla specificazione e dalla differenziazione. Questo è simile al panenteismo di Hegel.

Domanda: Secondo quello che sta dicendo, anche la materia è consapevole perché viene dal Signore, che è la Coscienza Suprema. All’inizio, quando abbiamo fatto una distinzione tra materia e spirito, abbiamo appreso che la materia è morta e gli esseri viventi la manipolano ma quando sviluppiamo una realizzazione superiore, questo ci consentirà di vedere che anche la materia è vivente?

Srila Sridhar Maharaj: Sì, e questo è conosciuto come santa rasa. In un più elevato stadio di realizzazione è possibile rilevare la coscienza ovunque: all’interno del vetro, di una pietra, della terra, del legno in tutte le innumerevoli forme e colori in cui può apparire la materia.

Siamo sempre nel mezzo della coscienza. La coscienza è onnipervadente, ma si trova in differenti gradazioni concettuali. La gradazione della concezione può essere diversa, ma è tutta coscienza, tutta eterna: pasubuddhitanturajanam harisyeti, pasu buddhi. Dobbiamo cercare di riposizionarci nel nostro piano di realtà. , senza l’aiuto di questi elementi mortali, possiamo vivere felicemente. Questo piano trascendentale non è un mondo non-differenziato. Non è che lì non c’è individualità. Se può essere ammessa una massa non-differenziata di coscienza, allora perché non dovremmo ammettere l’esistenza di un sistema di coscienza? Ramanuja dice che si tratta di un sistema, Sankaracarya dice che c’è solo una massa non-differenziata di coscienza luminosa.

Ramanuja contraddice questo postulato.

Egli conclude che la base della realtà è una massa luminosa differenziata di coscienza. Non è indifferenziata o non distinguibile.

Sri Caitanya Mahaprabhu aggiunge che, la base della realtà, è acintya bhedabheda, un bipolarismo inconcepibile. Ovunque c’è qualcosa di comune e qualche cosa di differente. Qualsiasi punti opposti si prendano in considerazione, avranno qualcosa di comune e qualcosa di diverso.

Nulla è del tutto identico a qualsiasi altra cosa. Ma soprattutto, l’infinito non è dentro il nostro pugno. E’ inconcepibile. Il carattere unitario e differenziato della realtà, è inconcepibile ed il suo segreto è nelle mani del Supremo. Essa non dipende dal nostro capriccio. Inoltre, il carattere differenziato dell’Assoluto sarà visto in modo diverso, secondo il rapporto soggettivo che ciascuno ha con lui. Un esempio di questo si trova nello SrimadBhagavatam (10.43.17).

mallanam asanir nrnam nara-varah

strinam smaro murtiman

gopanam sva-jano ‘satam ksiti-bhujam

sasta sva-pitroh sisuh

mrtyur bhoja-pater virad avidusam

tattvam param yoginam

vrsninam para-devateti vidito

rangam gatah sagrajah

“Quando Sri Krishna, accompagnato da Baladeva, entrò nell’arena di Kamsa, agli spettatori apparve in modi diversi.

Tutti lo videro in base alla loro relazione (rasa) con lui. Per i lottatori apparve come un dardo luminoso. Alla gente in generale, come la persona più piacevole. Per le signore, egli sembrava essere il giovane più attraente, Cupido personificato, e quindi la loro ammirazione aumentò. I pastori guardarono Krishna come un proprio congiunto, proveniente dal loro stesso villaggio di Vrindavana. I re, che erano lì presenti, come il più potente sovrano. I suoi genitori, Nanda e Yasoda lo videro come il loro amatissimo figlio. Kamsa, il re della dinastia Bhoja, lo vide come la personificazione della morte.

Le mentalità mondane lo videro come la Forma Universale; i poco intelligenti come un inetto, mentre agli yogi apparve come l’Anima Suprema. Per i membri della dinastia Vrisni, lui sembrava essere il loro più celebre discendente”.

Quando Krishna entrò nell’arena, tutti lo vedevano a modo loro. Questo ci può far capire come egli soddisfi tutti. Quando Yasoda lo vede, dice: “Il mio bambino!Ma le gopi lo vedono cresciuto – non un bambino. I suoi amici, lo vedono come uno dei loro compagni di gioco. Krishna soddisfa tutti. Anche gli animali di Vrindavana, diventano estatici, quando entrano in relazione con Krishna.

barhapidam nata-vara-vapuh karnayoh karnikaram

bibhrad vasah kanaka-kapisam vaijayantim ca malam

randhran venor adhara-sudhayapurayan gopa-vrndair

vrndaranyam sva-pada-ramanam pravisad gita-kirtih

(Srimad-Bhagavatam 10.21.5)

“Mentre le gopi stavano descrivendo la dolce vibrazione del flauto di Krishna, iniziarono a ricordare anche i loro passatempi con lui; così le loro menti ne rimasero incantate, ed esse non furono più in grado di descrivere completamente quelle belle vibrazioni. Nel descrivere la vibrazione trascendentale, hanno anche ricordato come vestiva Krishna, decorato con la piuma di un pavone in testa, proprio come un ballerino che danza, e con fiori blu poggiati all’orecchio. Il suo capo brillava di giallooro, ed era adornato con un ghirlanda vaijayanti composta di tulasi, kunda, mandara, parijata, e fiori di loto. Vestito in modo così attraente, Krishna aveva riempito i buchi del suo flauto, con il nettare che emana dalle sue labbra.

Così lo ricordavano, entrando nella foresta di Vrindavana, il cui suolo sperimenta il piacere della relazione coniugale, dopo essere stato abbracciato dal tocco dei piedi di loto di Krishna.

La coscienza di Krishna significa teismo a tutti gli effetti, fino alla relazione coniugale.

Tutte le concezioni di appagamento si trovano lì, nella loro posizione più pura e più desiderabile. Questo mondo materiale, senza dubbio, è solo un’ombra, una imitazione oscura della realtà. Perfetto teismo significa coscienza di Krishna.

Nella concezione più completa del teismo, l’infinito abbraccia ogni parte del finito. Si tratta di abbracciare ed accogliere completamente il finito. Questo tipo di teismo perfetto lo troviamo a Vrindavana. Qui, una parte negletta del finito, può trovare la beatitudine dell’abbraccio dell’intero infinito. A Vrindavana, non un angolo del finito è lasciato insoddisfatto, ogni particella di sabbia ed ogni rampicante vi è ben rappresentata, con una personalità completa, nei passatempi amorosi di Sri Krishna.

Qui, in questo mondo materiale, una particella di sabbia è nulla, è ignorata. Lì, invece, a tutto viene prestata la massima attenzione. A Vrindavana l’ignoranza è completamente assente. Nessun interesse di alcun genere viene ignorato, tutto è armonizzato e di conseguenza, la concezione di Vrindavana nella coscienza di Krishna, è la più alta concezione del teismo perfetto.

Lo SrimadBhagavatam afferma: “Ogni volta che Krishna poggia i suoi piedi di loto all’interno di Vrindavana, la Terra personificata dice – Il mio destino è compiuto, ho raggiunto la mia massima fortuna. In Vrindavana, la terra, la polvere, sentono il piacere del tipo più elevato di amore coniugale, solo nel toccare i suoi piedi di loto. Ovunque Krishna pone i suoi passi, la gioia della terra non conosce limiti. Con il suo tocco, la Terra sente il più intenso tipo di estasi.

A Vrindavana Krishna è madhurya, la dolcezza personificata. Egli è ananda, l’estasi personificata. Krishna risponde alle nostre più profonde esigenze in ogni modo. Il Centro Supremo ha la peculiare capacità di rispondere a tutte le nostre esigenze e soddisfare la sete di tutto l’esistente.

In accordo alle loro capacità, grado e dignità Krishna distribuisce a tutte le anime il nettare del dolce mare di piacere trascendentale, yo yam sraddha sa eva sah.

Si può gustare la dolcezza come zucchero candito dell’Assoluto, secondo le proprie capacità, proprio come lo zucchero candito è gustato in diversi modi. Per una lingua normale lo zucchero candito è molto dolce, ma se sulla lingua c’è un foruncolo allora lo zucchero candito risulterà amaro.

Quando un uomo sta lavorando, il suo capo lo vedrà come un operaio, il suo bambino lo vedrà come un padre, e sua moglie lo vedrà come un marito.

Il suo servitore lo vedrà come un capo. I cani ed altri animali, potranno vederlo sotto un’aspetto ancora. La stessa persona sarà vista in modo diverso in base al rapporto tra osservante ed osservato. Allo stesso modo, Krishna appare in modo diverso a coloro che lo vedono in base al loro rispettivo rasa. In questo modo, il carattere differenziato dell’Assoluto, si rivela in base alle qualifiche soggettive dell’anima.

Capitolo VI

Tesi, Antitesi, Sintesi

Srila Sridhar Maharaj: quali materie stai studiando?

Studente:filosofia e religione.

Srila Sridhar Maharaj: in quale università?

Studente: San Francisco State.

Srila Sridhar Maharaj: Sei uno studente di religione e di filosofia. Hai studiato Hegel? La filosofia di Hegel a volte è descritta come panenteismo. Il panenteismo ritiene che Dio è presente in tutte le cose, ma, a differenza del panteismo, afferma che Dio è anche un essere indipendente, sopra e al di là di tutte le cose. Hegel è noto anche per il perfezionismo. Egli sostiene che la natura dell’assoluto è sia condizionata che incondizionata, in combinazione. La verità si sviluppa attraverso tesi, antitesi e sintesi, e tutto progredisce con questo metodo. Secondo Hegel, l’assoluto è di per sé e per sé. Egli ha anche usato l’equivalente tedesco dell’espressione morire per vivere”. Queste erano le espressioni da lui scelte.

Tali espressioni sono molto utili per coloro che si situano nella linea teistica. Se si vuole vivere una vita progressiva si dovrà morire da come si è. Il proprio ego deve essere dissolto, e solo allora verrà fuori il vero sé interiore o sè più sottile. Questa è una buona filosofia apparsa tra tra gli Occidentali. Il concetto di morire per vivere rientra nella linea del Vaisnavismo. Hegel ha anche detto che l’Assoluto è “da Lui stesso” e per Se stesso”. Per se stesso” significa che la Verità Assoluta è la Suprema Beneficiaria. Nella Bhagavad-gita Krishna dice:

aham hi sarva-yajnanam

bhokta ca prabhur eva ca

na tu mam abhijanati

tattvenatas cyavana te

Questo è il punto più importante per la dimostrazione di Dio come persona. Egli è il fruitore. Se c’è da beneficiare di qualcosa, il fruitore, beneficiario, manterrà la posizione suprema. Questo non può che essere così. Tutto è pensato perché venga utilizzato da lui.

Ed egli è il supremo. Da Lui stesso” significa che l’assoluto è il supremo tutto è pensato per la sua soddisfazione. Questa è una necessaria verità, e può essere messa in discussione. Inoltre, la sua esistenza è soggettiva.

Nessun oggetto può esistere senza un soggetto. Nessuna cosa può esistere senza un pensatore. Ci deve essere un pensatore. Per esempio, che cosa è un fossile? come esaminiamo, osserviamo il colore e la durezza come pietra, ma queste qualità sono semplicemente pensieri dentro di noi una fase del pensiero. Che cosa è il colore? Un concetto all’interno della nostra coscienza. Quindi, qualsiasi tipo di esistenza presuppone un soggetto o coscienza. Questo è il punto cruciale dell’argomento. Nessun oggetto può esistere senza un soggetto. E nessun soggetto può esistere senza un oggetto. Vi è il pensatore ed il pensiero. Se c’è un pensatore, egli deve pensare qualcosa quindi è presente un oggetto. E se c’è un oggetto, allora qualunque suo attributo deve essere riflesso nella coscienza di un soggetto. Altrimenti sarebbe possibile la non esistenza. Segui?

Studente: sì. E’ molto chiaro.

Srila Sridhar Maharaj: Queste sono tutte concezioni originali di Hegel, i suoi contributi alla filosofia. Lui fu un filosofo molto importante.

Sopratutto, per un pensatore occidentale, la sua filosofia era molto vicina a quella dei pensatori orientali. Per molti aspetti, la filosofia di Hegel è molto vicina a quella di Ramanuja.

Naturalmente, ci sono molti filosofi occidentali importanti. La filosofia di Kant è molto influente. Hai familiarità con Kant?

Student: sì.

Srila Sridhar Maharaj: hai studiato Descartes?

Student: sì, qualcosa. Egli disse, “Penso, quindi sono”.

Srila Sridhar Maharaj: si dice sia stato il padre della filosofia moderna. Poi c’è Berkeley: egli è un profondo pensatore soggettivista. Locke, Hume, Mill, Berkeley, Johnson, Kant, Hegel – tutti questi sono importanti filosofi occidentali.

Studente: io preferisco studiare la filosofia orientale.

Srila Sridhar Maharaj: quale tipo di filosofia orientale studi? Sankhya? Yoga? Nyaya? Vaisesika?

Student: Buddhismo Zen (Chan) e Taoismo – filosofia cinese.

Srila Sridhar Maharaj: Confucio venne dalla Cina. Prima del Buddhismo, Confucio era già presente in Cina. Poi, gradualmente, andando a ovest, troviamo Socrate, Platone ed Aristotele. Li hai studiati?

Student: si, un poco.

Srila Sridhar Maharaj: il concetto di parallelismo trasmesso da Platone è accettato anche, in una certa misura, nella filosofia Vaisnava.

Secondo Platone, le forme di cui abbiamo esperienza, sono un riflesso di una forma ideale. Questa era la sua comprensione di come le forme che percepiamo sono un riflesso distorto del mondo spirituale originale. Questa è la teoria del parallelismo di Platone.

Studente: per favore, potete spiegare meglio il parallelismo tra la filosofia di Hegel e la coscienza di Krishna?

Srila Sridhar Maharaj: Nella filosofia di Hegel, la verità progredisce attraverso tesi, antitesi e sintesi. La verità si muove per una strada contorta. Nella filosofia della coscienza di Krishna, la parola vilasa significa “movimento giocoso“. Si può prendere come significato che l’Assoluto è assorbito in gioco. Questo si esprime attraverso la tortuosità. Aher iva gatih premnah svabhavakutila bhavet: un serpente si muove in un modo ondulatorio, analogamente, i movimenti della assoluto non sono in linea retta, ma contorti. Vilasa, o la concezione del lila i passatempi divini del Signore è qualcosa di simile. Questo è simile all’opinione di Hegel, per cui la verità si sviluppa in modo tortuoso, attraverso tesi, antitesi, e sintesi. C’è una tesi, poi il suo opposto, e poi di nuovo si uniscono per creare una nuova tesi. Poi di nuovo l’antitesi, e di nuovo una maggiore armonia nella sintesi.

In questo modo, la verità è dinamica, si sviluppa e progredisce. Hegel fu il pensatore più profondo tra i filosofi occidentali. Naturalmente, anche altri studiosi tedeschi, come Max Muller, erano profondi pensatori. Infatti, la Germania ha avuto un così grande apprezzamento e affetto per la cultura indiana, che alcuni testi antichi, che non possono più essere rintracciati in India, possono ancora essere trovati in Germania. I tedeschi non sono mai stati capi coloniali in India, ma erano comunque estremamente curiosi di conoscere i libri della cultura dell’India. Nonostante la guerra, molti rari, antichi libri indiani, che non possono più essere trovati in India, sono ancora conservati con cura in Germania.

Studente: avrei una domanda per quanto riguarda la filosofia di Berkeley.
Secondo Berkeley il mondo è nella mente. Sembra che la teoria di Berkeley tenda a negare l’esistenza di questo mondo. Sembra argomentare contro qualsiasi tipo di realtà.

Srila Sridhar Maharaj: ma Hegel è venuto per mitigare, in qualche modo, Berkeley. Qualcuno potrebbe contestare a Berkeley: “Posso pensare che nella mia tasca ci siano un centinaio di dollari – ma se cerco nella tasca, ve li troverò?Hegel risponde che deve essere da qualche parte nella Mente Universale. Questo è punto di vista di Hegel.

Studente: Allora è presente da qualche parte.

Srila Sridhar Maharaj: e quell’onda arriva gradualmente. Questa era la mia tesi riguardo al Jaiva Dharma di Bhaktivinoda Thakura. Hai letto quel libro?

Studente: no, non lo conoscosono.

Srila Sridhar Maharaj: in quel romanzo, i personaggi che parlano della vita spirituale sono apparentemente immaginari. Le diverse persone in detto libro Brajanatha, il Babaji, e altri – sembra siano personaggi immaginari che parlano di vita spirituale. Ma una volta ho spiegato che ciò che è nella mente di Bhaktivinoda Thakura ciò che ha scritto nel Jaiva Dharma – non è immaginazione. In un momento o un’altro, le persone e gli eventi menzionati dovevano esistere, e queste cose dovranno nuovamente venire ad esistenza. Mi segui?

Studente: Non sono sicuro.

Srila Sridhar Maharaj: ciò che Bhaktivinoda Thakura ha visto nella propria mente, deve esistere da qualche parte in questo mondo, talvolta nel futuro, o talaltra nel in passato. Quello che egli descrive in modo apparentemente fittizio esistite realmente. Lasciate che faccia un esempio. Quando parlo, il suono si muove ad una certa velocità. Questo suono è udibile in un differente lasso di tempo in un altro luogo. Lo stesso vale anche nel caso della luce, non è vero?

Studente: Sì.

Srila Sridhar Maharaj: Così Sri Caitanyadeva, con il suo suono divino, cantava qui ed eseguiva il sankirtana. Predicava e la velocità di quell’onda divina è ancora in corso. E ora, in qualche luogo nell’universo, può essere trovata. Mi segui? Sono stato chiaro?

Studente: Penso di sì.

Srila Sridhar Maharaj: La velocità della luce è in corso, non è persa. Allo stesso modo, i suoni che sto pronunciando ora non sono persi, sono in viaggio per una certa distanza attraverso il tempo e lo spazio.

Qualunque cosa vedo questa onda di luce è anche lei in viaggio. Le trasmissioni radio dalla II Guerra Mondiale questo periodo di guerra, la visione della guerra è anche lì da qualche parte nello spazio, che vibra ad una certa frequenza. Quella vibrazione una volta era qui, ma ora è da qualche altra parte. Sta galleggiando in qualche piano di realtà nel tempo e nello spazio. Se lancio un fiore nelle acque del Gange, allora viene portato via dalla corrente. Se riesco a muovermi più velocemente della corrente, posso ritrovare quel fiore da qualche altra parte, lontano, nel fiume. Così come la velocità della luce, la velocità della vista si muove a 299.792,458 chilometri al secondo. Se è possibile spostarsi più velocemente della velocità della luce, allora potremmo sorpassare l’onda di eventi visivi che vengono portati da quella luce. È possibile.

In modo simile, quello che esiste ora sul piano della immaginazione, doveva esistere nella realtà ad un certo momento nel passato o nel futuro, ma ora si trova da qualche altra parte. Si dice che i passatempi di Krishna, si muovono da un universo all’altro, allo stesso modo in cui il sole si sposta da un fuso orario all’altro. Ora la mattina è qui, a cinque minuti da adesso, l’alba e il mattino prenderanno posto da qualche altra parte. In questo modo, da qualche parte è sempre alba. Qui o là, il sole che sorge si trova da qualche parte sulla Terra. Se potessimo muoverci alla velocità del sole, per poi ci sarebbe sempre l’alba.

Ciò che è venuto alla mente di Bhaktivinoda Thakura, quello che egli può aver descritto in modo apparentemente immaginario, deve esistere da qualche parte nel piano di realtà, nel passato o nel futuro. Esso è realtà, non fantasia.

Tutto è reale. Non è immaginario. Quello che vedo nei miei sogni è falso adesso. Ma in qualche vita precedente, nel mio passato, ho vissuto quella realtà. Ho avuto quel tipo di visione, ed ora è venuta a me come sogno. Era un fatto, e solo ora è un sogno.

Ciò che è nella mente, può essere astratto per noi, ma nella Mente Universale ogni cosa è concreta. Tutto ciò che esiste all’interno del piano dell’immaginario deve essere, e lo si può rintracciare da qualche parte.

Studente: Anche se tutto è, in un certo senso, nella mente, quando sento caldo e riscontro che anche gli altri si sentono a caldo, concludo che è caldo. Sembra che, in accordo con Berkeley, questo sia solo un processo nella mia mente.

Srila Sridhar Maharaj: Devi avere presente la fondamentale verità che ciò che è caldo per te, può essere un ambiente freddo per qualche altro organismo. E ‘una questione di livelli. La nostra esperienza di freddo e di calore dipende dal nostro grado di tolleranza. Ciò che è fresco per noi può essere caldo per un altro. Pertanto dobbiamo adeguare la nostra idea di realtà, ciò che è caldo per me può essere freddo per un altro. Per gli esseri umani la realtà è una cosa, ma è qualcosa di interamente diverso per insetti, vermi e altri organismi. Ciò che è luminoso per noi, è buio per un altro. Ciò che è luminoso per un gufo, è scuro per noi. Mi segui?

Studente: si.

Srila Sridhar Maharaj: La creazione ha una natura variegata. L’esperienza dei nostri occhi e orecchie è diversa dall’esperienza di altri, i cui sensi sono diversi dai nostri. Quello che noi possiamo sentire, altri non lo possono sentire. D’altra parte, le nostre orecchie non possono rilevare i suoni subsonici o gli ultrasuoni.

Le nostre orecchie sono in grado di rilevare solo una gamma limitata di suoni. Anche la nostra vista è limitata. Non siamo in grado di vedere né gli infrarossi i raggi ultravioletti. Il tatto, il nostro senso del tatto, ha un grado di sensibilità estremamente ridotto.

Quindi tutte le realtà sono co-esistenti; la realtà è regolata in base alla nostra esperienza. Qualcosa mi sembra freddo, mentre per altri è molto caldo. Pertanto è caldo” o freddo”, secondo la propria esperienza soggettiva. Così la nostra realtà” esisterà. Quindi, ciò che viene percepito dalla mente, non è fantasia, ma è la realtà. Ciò che è immaginazione per me e realtà per un’altro. L’alba e il tramonto possono essere percepiti contemporaneamente da diversi angoli di visuale. All’interno dell’intera creazione, tutte le esperienze sono co-esistenti.

Quello che ora senti essere freddo, lo potresti facilmente sentire molto caldo per volontà del Signore Supremo. Per la sua volontà, tutto è possibile.

Tutto dipende da lui. Egli è la causa ultima. Ciò che consideri come intollerabilmente caldo, in un attimo saresti costretto a sentirlo come intollerabilmente freddo, se Dio lo volesse. Tutto dipende dalla sua volontà.

E ciò si appalesa nelle differenti modalità,in generale, o in modo specifico, a seconda del suo capriccio. Potrà quindi esistere una gradazione nel modo in cui egli manifesta la sua volontà, ma, ad ogni modo, è la sua volontà la causa prima di tutto. Lui è al di sopra del diritto. Dobbiamo essere consapevoli di questo. Allora saremo in grado di spiegare qualsiasi cosa.

Studente: Così egli è qualcosa di simile ad un ipnotizzatore.

Srila Sridhar Maharaj: , lui è un ipnotizzatore. Tutto dipende dalla dolce volontà dell’Assoluto. Tutto è stato progettato e destinato da lui. Tutto è nelle sue mani. Il centro assoluto è da se stesso e per se stesso. Lui solo conosce lo scopo di tutto. Nessun altro. Lui solo conosce le sue vie, nessun altro può conoscerle. Noi possiamo conoscere solo quanto egli vuole che noi sappiamo. Ma che può anche cambiare con la sua dolce volontà. Egli è pertanto completamente libero, un autocrate.

E questo autocrate supremo può essere catturato solo dall’amore, non dalla conoscenza. Le sue vie sono incerte. Come può aiutarci a capirlo la nostra conoscenza? La conoscenza può essere utile nella comprensione di qualcosa se segue una legge fissa e possiede una natura fissa. Ma l’Assoluto è un autocrate, in qualsiasi momento può cambiare tutte le leggi. Allora, come possiamo conoscere l’infinito? Per cercare di comprendere la Verità Assoluta, tutta la nostra esperienza precedente diventa inutile e vana. Ogni secondo egli ci può mostrare un nuovo colore. Nessun grado di conoscenza può dare una chiara esposizione della verità su Dio. Per quanto riguarda l’infinito, la conoscenza è futile. Prima si muove in un modo, poi in un altro. Su quale base potremo fare i nostri calcoli? La sua posizione è in continuo mutamento grazie alla sua dolce volontà.

Il Suo cuore può essere catturato solo dalla resa. Attraverso la sola resa possiamo fargli piacere. E se è soddisfatto, egli può farsi conoscere da noi, ma anche allora possiamo apprendere solo quella parte della sua personalità, solo quel tanto di lui, che si pregia di rivelarci. Il progettista della realtà è un autocrate, lui è al di sopra del diritto. Dobbiamo considerare questo attentamente. Colui che progetta questo universo è al di sopra del diritto: non è sotto la giurisdizione di una legge, non ha alcuna natura fissa.

In qualsiasi momento, può cambiare la sua posizione in accordo alla sua dolce volontà.

E tutto ciò che vuole, deve avvenire.

Studente: Bertrand Russell dice che se c’è un Dio, non deve essere buono. Dio stesso non è vincolato dalla legge, ma se noi violiamo la legge di Dio, soffriamo. Se Dio fosse buono, egli avrebbe potuto creare tutte le anime di questo mondo al di sopra della legge.

Srila Sridhar Maharaj: Se lui afferma questo, significa che vuole diventare il Dio degli Dei. Al signor Russell diciamo che “la verità Assoluta è sconosciuta e inconoscibile. Come possono essere conosciuti i suoi percorsi? Egli è un autocrate. E tu vuoi imporre la nostra distorta, insufficiente, finita esperienza sulla Verità Universale! La nostra esperienza è estremamente limitata. E tu vuoi applicare questa piccola esperienza al tutto senza limiti? Si tratta di un argomento deplorevole, basato su un’affermazione dettata da una erronea conoscenza. Dalla propria posizione di finito, si desidera conoscere la misura del tutto infinito, e poi lo si critica. In cosa consiste il fondamento della critica? Da che base avvicini l’infinito per criticarlo? Quanto ne sai su di lui?

“Se vediamo una madre castigare il figlio, ed assitiamo solo a questa parte del suo comportamento, possiamo concludere che lei è molto crudele. Ma non conosciamo l’affetto con cui la madre si prende cura del bambino; non siamo a conoscenza di come si preoccupa per il suo futuro. Non siamo a conoscenza di tutto questo. Si può dire che lei punisce il figlio e che quindi è crudele, ma non siamo a conoscenza del contesto in cui si sviluppa il suo comportamento.

Ogni accadimento deve avere il suo futuro e il suo passato, e si deve accuratamente analizzare ciò, prima di passare ad una sentenza o di esprimere qualsiasi osservazione.

Nel tuo caso, quanto sei limitato in rapporto all’infinito? Fino a che punto puoi capirlo? La tua capacità di conoscere l’infinito è molto limitata. Nessuno può tentare di effettuare qualsiasi tipo di osservazione circa la volontà infinita, sulla base della propria limitata capacità. Ciò non è giudizioso ma suicida per una persona di conoscenza.

Studente: Ho sentito dire che, secondo l’ontologia vedica, l’anima è marginale. Le anime jiva, nella posizione marginale o tatastha, sono a conoscenza che vi è un mondo superiore e uno inferiore, e che esiste la sofferenza nel mondo materiale ed il servizio divino in quello spirituale?

Srila Sridhar Maharaj: Un’anima jiva ha capacità di adattamento in entrambi i luoghi; marginali significa “dotate di capacità di adattamento nei confronti sia del mondo spirituale che materiale, senza la partecipazione o qualsiasi esperienza, di entrambi.

L’anima marginale (tatastha jiva) ha solo il seme dell’adattabilità verso entrambi. Essa si trova al margine tra i mondi spirituale e materiale, e la marginalità, in senso stretto, significa che uno è nella posizione di analizzare le capacità di adattamento. Si può andare verso il mondo spirituale e si può venire verso il mondo materiale. Entrambe le possibilità sono presenti come potenzialità, ma è lasciato l’esercizio della libertà. Perché l’anima è una unità di coscienza, ha il libero arbitrio. La libertà è inseparabile dalla coscienza. Un’unità cosciente e libertà sono uno e lo stesso.

Atomo cosciente significa dotato di libertà. Senza libertà, è materia.

Studente: l’anima ha la libertà, ma ha la conoscenza del dei diversi aspetti della realtà?

Srila Sridhar Maharaj: poichè l’anima è molto piccola, anche la sua libertà è imperfetta; un’anima in posizione marginale è molto vulnerabile.

La libertà non significa libertà assoluta. Infatti, essendo l’esistenza dell’anima piccola, la sua libertà è imperfetta c’è la possibilità di commettere errori. Libertà dell’anima minuta, non significa perfetta libertà. Completa libertà sarebbe realtà perfetta, ma l’anima, essendo minuta, è dotata della più piccola libertà atomica. Questa è la posizione degli atomi di coscienza, e questo è il motivo per cui sono vulnerabili. Essi possono giudicare correttamente o non correttamente, questa è la posizione di coloro che sono situati in posizione marginale. Se l’anima non fosse stata dotata della libertà di determinare la sua posizione, avremmo potuto incolpare Dio per la nostra sofferenza. Ma non possiamo incolpare Dio. Il punto di partenza della sofferenza dell’anima è all’interno di se stessa.

La sofferenza dell’anima in schiavitù, è simile alla sofferenza di uno che è dipendente da una droga. Prima si comincia intossicandosi, il primo passo verso la dipendenza è la curiosità. Poi, dopo che ci si è intossicati per un certo periodo di tempo, non se ne può fare a meno. Il nostro attaccamento a Maya, o malinteso, è come la dipendenza da una droga. All’inizio siamo curiosi, ma quando ci siamo assuefatti all’ebbrezza dell’equivoco, siamo costretti a continuare ad utilizzare tale sostanza inebriante. Prima che si iniziasse ad abituarsi, questo non sarebbe mai avvenuto. Ma una volta che ci si è assuefatti, più si va avanti nella dipendenza, più si sarà divorati dall’intossicazione.

La prima causa del nostro coinvolgimento con la natura materiale, è stata il nostro mescolarci con maya in un gioco di curiosità. Ma più facciamo amicizia con lei, tanto più lei viene a divorarci. In questo modo siamo nelle grinfie di maya. All’inizio il nostro coinvolgimento è stato molto leggero, come una sperimentazione di droghe. L’inizio del nostro gioco con maya, coinvolge l’abuso volontario del nostro libero arbitrio, e questo ci ha portato alla fase attuale in cui maya ci ha divorato.

Maya identifica la nostra attrazione per l’intossicazione: dove c’è l’amore per lo sfruttamento, lì vi è maya. Mentre verità è l’opposto di sfruttamento.

La verità si trova nel dedicare tutto a favore del centro, per Krishna.

Studente: se, nella posizione marginale (tatastha), l’anima possiede la rappresentazione di entrambe le opzioni, realtà e illusione, perché non ha abbastanza discriminazione per andare sul sentiero giusto?

Srila Sridhar Maharaj: non ha una reale profondità di discriminazione; solo un po’ di discriminazione. Ma è . Per quanto piccola possa essere, è lì.

Studente: può anche andare nel dominio spirituale del Signore?

Srila Sridhar Maharaj: , e alcune anime vanno da quella parte. Alcune vanno verso quel lato, e alcune vengono verso questo lato. L’anima ha indipendenza. Non tutti vanno da una parte o dall’altra. Allora ci sarebbe una costrizione. Ma non c’è costrizione. Si tratta di una libera scelta; alcune stanno venendo da questa parte, e alcune stanno andando dall’altra.

Studente: C’è una qualche conoscenza che può venire dal di fuori, oppure è possibile, per l’anima in posizione marginale, ottenere l’aiuto di un agente esterno?

Srila Sridhar Maharaj: In ogni fase della nostra esistenza, è presente un aiuto esterno. Ma nella fase indifferenziata di esistenza spirituale nel piano marginale, solo gli agenti superiori possono aiutare. Una santa persona ordinaria, non è in grado di rilevare i difetti o qualità trascendentali nell’anima indifferenziata. Tale aiuto può venire da una personalità superiore.

Solo Dio stesso o una persona santa eccelsa o potenziata, può aiutare un’anima in quella condizione. Supponiamo di avere un bambino appena nato. Solo un medico, che sia uno specialista con conoscenze avanzate, sarebbe in grado di trattare il neonato. Ma quando il bambino è un po ‘cresciuto e può parlare, può spiegare i sintomi di ciò che lo fa soffrire. A quel punto, può aiutarlo un medico ordinario. I Santi ordinari non possono aiutarci in ogni fase della vita. Essi possono guidarci e aiutarci solo fino a un certo livello. Invece il Signore stesso, e quei santi altamente potenziati, che sono strettamente collegati a lui, ci possono aiutare in ogni fase del nostro sviluppo spirituale.

Capitolo VII

Il Super Soggetto

Domanda: Come possiamo applicare una corretta discriminazione e giudizio nella nostra ricerca della conoscenza dell’infinito?

Srila Sridhar Maharaj: La discriminazione può avvenire su diversi piani, ma devono avere un collegamento con il piano superiore.

Giudizio e discriminazione dovrebbero trovarsi sul piano corretto. Il Giudizio e la discriminazione provengono da parte nostra, ma il nostro progresso dipende dal favore del livello più alto deve avere quella connessione per tale motivo è richiesta la resa. Allora il Signore si avvicinerà a noi per portarci su, a quel livello superiore. In qualche modo, dobbiamo persuadere la più alta autorità perché ci favorisca. Dobbiamo invitare l’autorità superiore ad accettarci.

Non dipende tanto dalle nostre capacità, ma dalla nostra sottomissione e resa, il nostro desiderio di misericordia non dalla nostra capacità positiva ma dalla nostra indole negativa, la nostra resa. Come soggetto, non posso a fare dell’infinito l’oggetto della mia discriminazione; lui è sempre il supersoggetto. Non riesco a fare di Dio l’oggetto della mia discriminazione. Egli è super-soggettivo. La mia posizione, il mio atteggiamento, deve invitare la più alta autorità a scendere al mio livello e aiutarmi, favorirmi. La reale discriminazione o conoscenza ci devono portarci ad abbandonarci.

Arrendersi è necessario per attirare l’attenzione del Signore. Tutto dipende dalla sua dolce volontà. Lui è un autocrate: la sua dolce volontà è tutto. Attirare la sua dolce volontà, aumentare il nostro lato negativo, la nostra tendenza alla resa, attirare il suo favore questo sarà il nostro vero problema se desideriamo progredire nella vita spirituale. E per attrarre l’attenzione del Signore, tutte le nostre qualifiche devono essere di carattere negativo, perchè avremo bisogno di resa, sottomissione, umiltà. E poi possiamo sostenere la nostra posizione con la preghiera: “O mio Signore, io sono nella peggiore delle necessità; non posso stare senza la tua grazia. Io sono impotente. Non riesco a continuare senza il tuo favore“. Quella sorta di brama, sincerità e necessità della sua misericordia, ci aiuterà. In altre parole, vogliamo migliorare i nostri caratteri negativi, e così attrarremo il positivo – Krishna.

Allora svilupperemo la corretta discriminazione, perché da quel momento la nostra identità soggettiva sarà quella di agire solo come suo agente. Qualsiasi cosa facciamo egli ci ispirerà dal di dentro. La nostra discriminazione sarà utilizzata per svolgere il suo volere. Non sarà possibile per noi avere alcun interesse di parte, qualsiasi discriminazione originale. Eseguirò il suo desiderio, o il desiderio dell’ufficiale superiore del Signore Supremo. Posso utilizzare la mia discriminazione, per arrangiare i piccoli dettagli utili all’adempimento dell’opera da prestare. Ma verso il Signore, che è più alto di me, il mio atteggiamento sarà sempre quello di sottomissione, rinuncia, obbedienza, fedeltà, servizio incondizionato. La mentalità da servitori ci aiuterà ad entrare in quel piano. Se veramente sentiamo di essere in basso e nel bisogno, allora l’offerta di misericordia verrà dal piano superiore. Il tenore del nostro pensiero dovrebbe essere sempre questo: alto e basso. Soggettivo e oggettivo. Krishna non è soggetto ad alcuna regola, lui è un autocrate.

Questi sono i dati che dobbiamo tenere sempre a mente. Tutto si muove secondo la sua dolce volontà, il nostro problema, allora, è come attirare la sua attenzione. Ciò sarà possibile solo aumentando la nostra tendenza negativa, dimostrandogli, in buona fede, che siamo i più bisognosi. Così, svilupperemo una corretta discriminazione e conoscenza, il che significa che nostra discriminazione sarà utilizzata nell’esecuzione della sua volontà.

Domanda: nella Isopanisad, c’è un mantra:

vidyam cavidyam ca yas

tad vedobhayam saha

avidyaya mrtyum tirtva

vidyayamrtam asnute

La traduzione è stata data, da Sripad Bhaktivedanta Swami Maharaj, come segue: “Solo colui che riesce ad imparare parallelamente il processo della nescienza e della conoscenza trascendentale, può trascendere l’influenza delle ripetute nascite e morti, e beneficiare di tutte le benedizioni dell’immortalità“. Che cosa vuol dire imparare assieme il processo della nescienza e quello della conoscenza?

Srila Sridhar Maharaj: uno è negativo e l’altro positivo.

Conoscenza significa sapere ciò che è falso e lasciarlo, e riconoscere ciò che è vero ed accettarlo. Mi segui? Coltivare una comprensione relativa alla menzogna ed alla verità, significa conoscere, questo è falso, dobbiamo rifiutarlo, questo è vero, dobbiamo accettarlo“. In tale senso questo verso può essere compreso. Conoscere il male, coltivare il male, significa sapere quando una cosa è male e rifiutarla, mentre coltivare la verità significa accettarla. Coltivare non significa che dovremmo alimentare l’gnoranza al fine di mantenerla. Ciò che viene incoraggiato qui, in questo mantra, è il rifiuto della menzogna e l’accettazione della verità. I difetti di maya devono essere analizzati. Dobbiamo sapere: “Oh, questo è maya. Questo è male, questo è senza speranza, questo è indesiderabile”. Dobbiamo sapere queste cose per evitarle. Dobbiamo rifiutare la nescienza e cercare di raggiungere la scienza, la conoscenza. Cercheremo di capire il lato luminoso e di puntare alla luce, per accoglierla sempre di più e progredire verso la verità.

Domanda: Un filosofo cattolico tedesco del XV secolo, Niccolò Cusano, ha insegnato la dottrina della Dotta Ignoranza. Come si potrebbe confrontarla con la filosofia Vaisnava?

Srila Sridhar Maharaj: Possiamo accettare il lato luminoso; a nostro avviso l’ignoranza nobile è la jnanasunya bhakti, la devozione libera dalla conoscenza.

Ignoranza nobile, in quest’ottica, significa non tentare di agire in questo mondo per interesse, ma arrendersi: perdere la nostra fede nel calcolo, nella nostra capacità personale di tendere al tornaconto, e di arrendersi al supremo. Possiamo interpretare la jnana sunya bhakti così. La ignoranza erudita” vi è quando si impara a comprendere il proprio limite, quando ci si rende conto: “sono finito, anche il mio apprendimento è finito, l’erudizione non può rendermi un sincero ricercatore dell’infinito”. Meglio arrendersi all’infinito, e lasciarlo lavorare dentro di noi, per il nostro interesse. La sottomissione, arrendersi all’infinito, è il massimo conseguimento nell’apprendimento. Dotta ignoranza significa realizzare che non siamo in grado di conoscere l’infinito. Se egli si fa conoscere da noi, allora noi possiamo conoscerlo, altrimenti no.

Domanda: Niccolò Cusano ha detto: “Dio è inconcepibile dal pensiero

Cosa ne pensa?

Srila Sridhar Maharaj: Si, solo attraverso la devozione e per sua grazia, Dio può essere conosciuto. La nostra coltivazione della conoscenza non ci darà Dio.

Questo è il fallimento della conoscenza l’indagine su Dio, l’infinito. Solo la sua grazia può darlo. Dobbiamo arrivare alla devozione e farla finita con la conoscenza. I nostri tentativi di progredire con la conoscenza, vengono fermati quando giungiamo alla connessione con l’infinito. La conoscenza ha il suo limite. E quando la conoscenza non riesce, comincia la fede

La conoscenza finisce e la fede si sviluppa. È necessario sviluppare la fede e abbandonare la speranza nella conoscenza. Un laboratorio di ricerca non può darci Dio. Quando il cosmonauta russo Yuri Gagarin tornò dallo spazio, una vecchia signora gli chiese: “Sei andato così in alto hai visto Dio ? Ma lui era un ateo e rispose: “Dio è come un cavallo che traina il nostro carro. Cosa ne pensi serva Dio? Usiamo Dio al nostro servizio. Con la nostra conoscenza e la nostra ricerca scientifica, abbiamo costretto Dio a servirci“. Questo è il vanto della scienza: “Abbiamo ingaggiato Dio al nostro servizio, siamo sopra Dio, superiori a Dio. Dio è una nostra creazione “. Come se lui fosse la creazione di una certa parte della società mezza matta.

Domanda: Niccolò Cusano ha anche affermato che “in Dio, gli opposti coincidono. Gli opposti più piccolo e più grande si uniscono in Dio.

Qual è la sua opinione?

Srila Sridhar Maharaj: Non solo grande e piccolo, ma anche il bene e il male, ogni contrapposizione, tutto è armonizzato in Dio. Buono-cattivo, amiconemico, ogni cosa è armonizzata ed ivi allocata.

Perdono così il loro veleno, tutto diventa buono. Egli è il tutto-accomodante, il tutto-armonizzante, il principio che regola tutto, sia direttamente che indirettamente. Tesi e antitesi trovano la loro sintesi più alta nella concezione di Krishna della divinità.

Capitolo VIII

Scienza vs Nescienza

Studente: Ho terminato i miei studi e ora sto per prendere una pausa, una vacanza.

Srila Sridhar Maharaj: Ti prego di non offenderti, ma che tu sia coinvolto nel presente sistema di istruzione, significa che ti stai immergendo profondamente nell’oceano dell’ignoranza. Stai facendo progressi nell’oceano dell’ignoranza.

Studente: Che cosa intende dire con questo?

Srila Sridhar Maharaj: Come studente della nescienza ti stai muovendo nella direzione opposta alla verità. Stai per essere convinto che tu, e le altre anime dello stesso tipo, siete i soggetti il centro dell’universo – e tutto, tutto il resto, è un oggetto destinato ad essere sfruttato da voi.

Stai per apprendere che siamo sfruttatori e che l’intero ambiente esiste perché noi lo si possa sfruttare. Questo è il fondamento su cui è basato l’attuale sistema di istruzione una concezione che è completamente falsa.

In realtà, noi non siamo il soggetto, il centro dell’universo. La causa è nel mondo superiore. Krishna è la Suprema Verità Assoluta. Semplicemente dalla sua volontà, tutto è portato ad esistenza. Egli disse: “Sia la luce”, la luce fu,”Sia l’acqua”, ci fu l’acqua,”Ci sia terra”, “ecco la terra. La Sua volontà è onnipotente. Conoscere questo è vera educazione apprendimento soggettivo. Ciò che sperimentiamo sprigiona dalla volontà divina. Proprio come se fosse un mago, che può mostrare una cosa a te e qualcosa di completamente diverso a me. Il Supersoggetto, il soggetto universale, ha un tale potere. Quindi, la nostra idea è completamente l’opposto della teoria dei fossili. Non è che da tempo eterno il fossile si è sviluppando in questo mondo di esperienza – è proprio il contrario.

Pertanto, col concepire questo mondo sulla base dei fossili, sprofondiamo in un intenso oceano di ignoranza.

Bhaktivedanta Swami Maharaja chiese ad alcuni dei suoi discepoli, che erano studiosi ricercatori, di contestare la teoria dei fossili di Darwin, che, in estrema sintesi, è l’idea secondo cui tutto ha origine dal fossile. Questa idea deve essere demolita. Non è così.

Tutto viene da un piano superiore. Ciò che noi sperimentiamo attualmente è come il risultato dell’ipnosi. Nel processo di ipnosi, l’ipnotizzatore può farci recedere la coscienza da qualcosa, in qualsiasi momento e mostrarci un altro modo di vedere la realtà. Analogamente, Dio è libero, e tutto ciò che vuole diventa realtà. Qualunque cosa egli immagina diventa realtà (satyasankalpa). Egli può forzarci a vedere qualcosa, e quando lo fa, non possiamo vederla in altro modo.

Se si riesce a capire questo principio, si può capire come tutto sia possibile con la divinità. Allora si può avere un po’ di fiducia in ciò che è Dio. Dio significa questo: l’origine della creazione. Ma significa ancora di più, perché questa creazione è solo una parte insignificante della sua natura divina. Ha qualità e attività infinite. Questo mondo in cui viviamo è solo una parte trascurabile della manifestazione cosmica. L’intera base di tutto è in lui. Proviene dall’alto verso il basso e non dal basso verso l’alto. All’idea che tutto si sviluppa dal basso in su dobbiamo dire di no. Un fossile non è una cosa perfetta o sufficiente tanto da creare tutto questo. Dire che l’intelligenza sia provenuta da un fossile è una concezione folle.

L’intelligenza può essere rintracciata ovunque. Approfondendo l’analisi, troviamo superiori forme di ragione ed intelligenza. Gli scienziati rimangono stupiti nel riscontrare l’intelligenza che è dentro la natura. Continuano a scoprire leggi sempre superiori Eppure tutte quelle leggi sono esistenti da sempre. Giusto questi sciocchi non ne avevano consapevolezza, ma un livello di ordine estremamente funzionale, esisteva molto prima che loro lo “scoprissero“. Le meravigliose leggi della natura esistevano molto prima delle loro invenzioni. E questo è evidente ovunque. Le leggi fisiche della natura non esistono grazie ai loro sforzi. Sono stati gli scienziati a creare le leggi della natura? Essi possono inventare tante cose, ma l’intelligenza all’interno della natura esiste già. E c’è qualcosa di più: La potenza esiste ovunque. Da dove è arrivata? Gli scienziati, l’intelligenza per scoprire o inventare una cosa da dove è venuta? Dal cervello? O è solo una porzione di carne inanimata? L‘intelligenza proviene da qualche altra parte?

La coscienza, lo spirito, è onnipervadente. È presente anche negli alberi, nelle pietre, nella terra, nell’etere, nell’aria, ovunque. Per conoscere la verità, dobbiamo quindi collegarci con il principio cosciente dell’infinito. Cosa è l’infinito? Egli è onnicomprensivo, onnisciente, onnipotente, del tutto simpatetico, pienamente amorevole. La nostra vera aspirazione deve essere quella di avere un collegamento diretto con lui, lasciando da parte il fascino della sua sostanza creata. Dovremmo desiderare di scoprire come possiamo avere una connessione con il creatore stesso. E la sua posizione non è semplicemente quella di creatore. Questo mondo è una creazione di infimo ordine. Ma una creazione superiore, esiste anche in un piano di realtà che è infinitamente più alto di questo mondo dell’esperienza. Dovremmo informarci se sia possibile per noi ottenere una vita in quel piano. Dovremmo cercare di capire quali sono gli strati di realtà in quel regno di coscienza, e come possiamo andare sempre più in alto in quel piano. Dovremmo indagare su questo e scoprire come possiamo entrarvi. Dobbiamo cercare di capire qual è la chiave di ingresso per quella dimora trascendentale. Questa dovrebbe essere la base della nostra ricerca della verità.

Dovremmo indagare su come diventare liberi, sia dal piano di rinuncia che dal piano di sfruttamento.

Una volta, Krishna andò alla corte dei Kaurava, il campo di Duryodhana e Dhrtarastra, con discorsi di pace. Allora, Karna, Duryodhana, e gli altri della loro parte, cercarono di legarlo per rinchiuderlo nelle segrete. Avevano pensato che se Krishna fosse stato imprigionato, allora tutto il campo dei Pandava sarebbe stato automaticamente in mano loro. Sapevano che Krishna era la vita e l’anima, così come il consulente, dei loro nemici, i Pandava. Pensarono: “Ora abbiamo Krishna in nostro potere, lo dobbiamo imprigionare immediatamente“. Andarono a legarlo, ma Krsna manifestò la sua forma universale. Così rivelò la sua natura divina, in modo tale che gli uomini che erano andati a legarlo rimasero perplessi. Pensarono, Che cosa è lui!” Quando Krishna manifestò la sua forma universale con migliaia di teste, mani, e gambe, si dissero: “Questa è una cosa gigantesca! Qui, in questa forma troviamo Baladeva da un lato, Arjuna su un altro, e Brghu su un altro ancora.

Dove possiamo mettere la corda? Non possiamo!” Erano veramente perplessi.

Allora, quando Krishna mostrò la sua forma universale nell’assemblea dei Kuru a Hastinapura, coloro che erano presenti cominciarono a cantare in lode a Krishna. Bhisma, Drona, Narada, Vyasa, che erano presenti in quel momento nell’assemblea, cominciarono a lodare il Signore. Udendo le loro voci, il cieco re Dritarastra, rimasto affascinato, pregò Krishna: “Non riesco a vederti, io sono cieco, ma ho sentito queste grandi persone cantare le tue lodi, nel vedere la tua forma meravigliosa. Tu puoi fare tutto e ogni cosa. Quindi, per l’occasione, ti prego di rimuovere la mia cecità, fammi vedere la tua figura e colore. Permettetemi di contemplare la bellezza che essi stanno lodando così tanto. Dopo aver rimosso la mia cecità rendimi pure nuovamente cieco“. Krishna rispose: “Non è necessario che la tua cecità sia rimossa. Ho solo bisogno di comandare che tu mi veda, e tu sarai in grado di vedermi.

Questa è la reale natura della sua visione. La nostra visione di Dio dipende dalla sua volontà. Non è l’occhio che può vederlo, né l’orecchio che può udirlo. Egli è al di sopra dell’esperienza sensibile. Solo per sua volontà egli può essere visto.

Egli disse: “Tu mi puoi vedere“, e Dhritarastra lo vide. Sebbene fosse cieco, ugualmente potè vedere la forma divina di Krishna. Allora che cosa è Krishna?

Se un sordo lo può sentire e un cieco può vederlo, allora quale è la natura di tale sostanza divina che è Krishna?

Un’altra volta, quando Arjuna desiderò vedere la forma universale di Krishna la Visvarupa Krishna disse: “Sì, Arjuna, guardami!Arjuna contemplò la sua forma universale. Krishna gli chiese: “Che cosa vedi?” E Arjuna rispose: “Sto vedendo così tante meravigliose manifestazioni divine! E’ la meraviglia delle meraviglie!” Così, la dolce volontà di Krishna è alla base di tutto. Viviamo in correlazione con quella potenza assoluta. Non c’è stabilità per l’ambiente in cui viviamo al presente. Tutta l’importanza è rivolta alla volontà divina di Dio. Egli è la causa di tutte le cause. Da lui emana questo mondo e da lui è mantenuto.

Il piano della dedizione, senza dubbio, è di gran lunga superiore della sfera mondana. Viene affermato che con la dedizione, con la resa, possiamo ottenere un collegamento diretto con il centro di tutto ciò che esiste. Quindi il nostro consiglio per gli scienziati è “medico, cura te stesso! Avete dato così tanti modelli abbaglianti di civiltà per il mondo, ma prima dovreste curarvi completamente. Ciò che siete venuti a distribuire è tutto un inganno.

Le leggi della natura, rispettano tutto ciò che ci circonda, è solo la dolce volontà del supremo. Le leggi della natura non sono qualcosa di rigido.

Le loro fondamenta sono nella dolce volontà di un autocrate. Quindi, ciò che sapete – che è nulla – non è conoscenza”. Da un momento all’altro, le leggi della natura possono essere cambiate dalla dolce volontà del Supremo Autocrate, e un altro insieme di regole può sostituirle completamente.

La chiave, per mettere in atto il cambiamento nella nostra abilità nello sperimentare la realtà, è nelle sue mani. Egli può facilmente dire: “O Arjuna, vedi questo, ma io sono quello”.

E Arjuna risponderà: “Sì, ora vedo che tu sei quello”. Tutto, per sua volontà, può essere visto in un modo e nel momento successivo questa visione della realtà può essere ritirata da lui stesso. Così la conoscenza che si può acquisire attraverso l’educazione materialista, non ha alcun valore. Con questa realizzazione si dovrebbe iniziare con entusiasmo la ricerca di Sri Krishna, la Bella Realtà.

Krishna stesso è fascino. Egli è il tutto Assoluto affascinante. La nostra esigenza innata, è quella di trovare dolcezza, bellezza, rasa, anandam, estasi, felicità.

Tutti vogliono questo. Nessuno può dire: “Io non voglio la felicità“. Nessuno, dal più basso ateista al più alto teista, può negare questo. Tutti diranno: “Sì, voglio estasi, voglio dolcezza, felicità, pace“.

Questa è la domanda comune in ogni unità di concepimento. Dal peggiore ateo al più grande teista ovunque ci sia capacita di comprensione – tutti desiderano una esistenza tranquilla. Così la nostra diretta necessità è lui, Sri Krishna, la Bella Realtà. Lui è raso vai sah: estasi, la bellezza stessa. Dobbiamo iniziare la nostra ricerca per quello.

Non perdere un attimo. Non sprecare un minuto del tuo tempo inutili vane ricerche. Rinuncia a tutto. Sarva dharman parityajya. Lasciatelo alle spalle. Abbandona ogni tipo di occupazione in cui sei così alacremente impegnato.

E’ tutto inutile. Inizia la ricerca di quel principio divino che è il creatore, il padrone di tutto, e il soddisfacimento di ogni cosa.

Cerca lui direttamente. Abbandona tutti i tuoi cosiddetti obblighi e doveri della tua posizione relativa. Sono errati, dipendono dalla tua posizione attuale difettosa. Non fare affidamento su di loro. Esegui un ricerca diretta della causa prima, da cui tutto proviene come un miracolo. Egli è il compimento della nostra vita. Egli è il compimento di ogni esistenza atomica in tutti i mondi.

Dobbiamo cercare di marciare verso Krishna con le Sue benedizioni sulle nostre teste. Ed i suoi agenti ci daranno un aiuto importante in quella direzione.

Gli altri non possono fare nulla per aiutarci nella nostra ricerca interiore, dobbiamo prendere rifugio nei santi. Dobbiamo prendere riparo nel suo nome divino, esso è inseparabile dalla sua esistenza. L’aspetto sonoro della divinità può aiutarci veramente molto sulla via del ritorno a Dio. Il suo santo nome è il nostro slogan, il nostro grido di guerra. Hare Krishna!” Con questo slogan, vogliamo marciare in compagnia agenti genuini. Dobbiamo seguirli e ritirarci da tutte le altre possibilità e promesse, tutte le cosiddette prospettive di vita. Non sono nulla, non sono di alcun valore.

Studente: Ci sono molte ingiustizie nel mondo, c’è un sacco di iniquità, vero? Come si può spiegare questo?

Srila Sridhar Maharaj: Corretto e scorretto sono entrambe false. Sono solo come un sogno. Si può fare un bel sogno o un brutto sogno. In entrambi i casi si sta solo sognando. Quindi non si deve sprecare energia per rimuovere l’ingiusto e per aumentare l’equità. Giusto, ingiusto – è tutto falso, completamente falso. Nel Caitanyacaritamrita (Antyalila, 4. 176) è scritto:

‘dvaite’ bhadrabhadra-jnana, saba – ‘manodharma’

‘ei bhala, ei manda’, – ei saba ‘bhrama’

“Nel mondo materiale, le concezioni di bene e male sono tutte intrugli mentali. Dire quindi: ‘Questo è bene, questo è male‘, è un errore“. La base stessa di questa distinzione è falsa. Il nostro reale interesse non è lì. Si tratta di una falsa pista che stiamo perseguendo. La nostra soddisfazione è di non essere affatto orientati in quella direzione.

In questo mondo materiale c’è ben poca differenziazione tra equità e ingiustizia. In questo mondo è tutto basato sulla menzogna.

Ognuno sta mentendo. Ci possono essere diversi modi per barare, ma sono tutti e comunque imbrogli. Qualsiasi lealtà o slealtà è un’illusione. Uno può avere un sogno di bontà e di speranza, o un sogno disastroso. Ma entrambi sono sogni.

Entrambi sono falsi. Anche la correttezza all’interno di questo mondo è falsità, è una distorsione mentale. E ciò che è apparentemente malvagio all’interno della concezione relativa del male è anch’essa falsa. Perché permettere a noi stessi di perdere tempo nell’inseguire vane futilità? Dopo tutto, queste concezioni relative di equo e iniquo, di bene e di male, sono tutte false. Quantunque ci sia un buon auspicio o un cattivo intendimento, ogni speranza, entro il piano dell’equivoco, è basata su una erronea elucubrazione mentale.

Studente: Ma ci sono così tante persone che muoiono di fame nel mondo! Sembra ingiusto.

Srila Sridhar Maharaj: Che dire degli stenti, ci troviamo in una grotta imprigionata in una gabbia. Questo non è per nulla auspicabile per l’anima. Tutto il mondo soli, stelle, lune, oceani, montagne tutti sono evanescenti ed ancora vanno e vengono. Si può essere il signore di tutto il rilevabile, ma si sarebbe il signore di un campo crematorio. Un capo di un cimitero, solo a deplorare, Oh, tutto passa. Ogni secondo che passa tutto va via !”

Nella elegia di Thomas Gray è scritto:

Il vanto di un nome illustro, il fasto del potere,

E tutta quella bellezza, tutta quella ricchezza che mai possa esser data,

Attende parimenti l’ora inevitabile;

Il sentiero della gloria conduce, ma alla tomba.

Qui, tutto porta solo alla tomba ed avrà fine.

Studente: quello che volevo chiedere è come possiamo considerare queste ingiustizie. Capisco che lei sta dicendo che non c’è distinzione. Però, perché esiste la sofferenza?

Srila Sridhar Maharaj: La causa è il cattivo uso che l’anima jiva fa del libero arbitrio. Il cattivo uso della ricchezza dataci.

Studente: Data dal potere supremo?

Srila Sridhar Maharaj: Dal potere supremo. Come parte di una peculiare potenza, ognuno ha il libero arbitrio, che esiste eternamente dentro di sé.

Ma, causa un uso improprio della propria libertà, si è stati selezionati per diventare dei re nel mondo mortale. Proprio come è raffigurato Satana nel Paradiso Perduto di Milton. Lui voleva regnare all’inferno, piuttosto che servire in paradiso. Il libero arbitrio il debole, vulnerabile, infantile, libero arbitrio usato male, ci ha portati qui per essere monarchi di tutto ciò che vediamo. A regnare all’inferno. L’adattabilità inerente è una caratteristica innata dell’anima. Avremmo potuto scegliere il servizio in paradiso. Allora i nostri desideri sarebbero stati soddisfatti. Ma abbiamo noi abbiamo scelto la cosa sbagliata. Ci siamo mossi in modo sbagliato. Volevamo essere monarchi. Non abbiamo voluto scegliere la servitù nel più alto reame. Abbiamo selezionato monarchia all’inferno.

Questo mondo materiale è l’inferno, il suolo dell’afflizione. E qui ci troviamo di fronte all’afflizione in modi variegati. Questi, sono principalmente classificati come nascita, morte, infermità e malattia. Queste cose indesiderabili devono essere lì, nell’inferno. C’è una sottile differenza. Se vivete in cielo; allora dovete viverci come anima arresa. Quello è un luogo molto più elevato di questo. E alla fine possiamo vedere che servire in cielo è infinitamente meglio che regnare all’inferno.

Capitolo IX

Evoluzione Spirituale

Domanda: Vorrei sapere di più sulla posizione delle donne nella vostra tradizione. Le donne sono ammesse a partecipare al processo della pratica, a pregare ed a manifestare la loro devozione?

Srila Sridhar Maharaj: Chi è donna qui, può non essere donna lì, in quella sfera superiore; chi è un uomo qui, può non essere un uomo lì.

Il corpo è solo un vestito. L’anima ha il suo abito mentale, ed in accordo con ciò, indossiamo questo vestito fisico, il vestito di carne. L’identità sessuale implica la carne e la mente. Nell’anima, il tipo di identità sessuale che rappresenterà su questo piano, è incerto. Ma là, nel regno superiore, le donne hanno una prospettiva più elevata; nel mondo spirituale esse hanno una più brillante prospettiva.

Nel regno spirituale, quelle anime che sono femminili – che, nella realizzazione dell’anima, hanno raggiunto quella costituzione detengono una posizione migliore e più elevata rispetto a quelle maschili. Qui, all’interno del piano dello sfruttamento, gli uomini detengono la posizione migliore. Ma , nel piano della sottomissione e della resa, la forma femminile della mente è più gratificante della forma maschile della mente. L’aspetto negativo della sottomissione è più prezioso nella connessione con con Krishna. Il supremo positivo è Krishna stesso. Mentre la sua potenza è di natura negativa. Noi apparteniamo al gruppo della potenza negativa, non al gruppo dominante. Il Signore stesso è il possessore della potenza.

Domanda: Vi riferite a Krishna come lui. Vuol dire che Krishna si manifesta come figura maschile?

Srila Sridhar Maharaj: , maschio. Cioè, lui è la parte predominante. La metà predominante dell’Assoluto. Gli altri sono predominati da lui. Ci sono due metà della Verità Assoluta: la metà maschile, o porzione predominante, e la metà femminile, o porzione predominata. Positivo e negativo. Assai simile al concetto di protone ed elettrone, il positivo e il negativo. Il protone è al centro e l’elettrone e innumerevoli altre particelle subatomiche, sono come tanti pianeti che si muovono attorno al centro.

Domanda: Lei crede nel concetto generale di uguaglianza?

Srila Sridhar Maharaj: Due cose non sono mai uguali in questo mondo o nel mondo spirituale. Non ci sono due cose che possono essere identiche o equivalenti.

Ogni cosa ha la sua caratteristica specifica. Un atomo è diverso da un altro atomo, un elettrone è diverso da un altro elettrone. Non può mai essere. Ogni cosa ha il suo particolare carattere differenziato.

Domanda: Come si può stabilire se una cosa è superiore ad un altra?

Srila Sridhar Maharaj: dobbiamo giudicare le cose dal punto di vista universale.

Se dobbiamo giudicare una cosa, dobbiamo giudicare la sua qualità sulla base della sua connessione con il centro. Questa misurazione può essere effettuata in base al livello di estasi, rasam, così come l’oro è lo standard per misurare il valore monetario. Ci possono essere molte valute la sterlina, il rublo, il dollaro, la rupia, lo yen ma lo standard comune per la determinazione del loro valore è l’oro.

Allo stesso modo, ci possono essere diversi tipi di calcolo del proprio rapporto con l’Assoluto, sulla base di rasa, estasi o gusto divino. Il Rasa è anche scientificamente suddiviso. Il Rasa è classificato in cinque gruppi: santa, passivo, dasya, servizio, sakhya, amicizia, vatsalya, genitorialità, e madhura, coniugale. Questi gruppi sono poi ulteriormente classificati a seconda del grado o intensità del rasa in ciascun gruppo. Infine rasam, anandam, felicità è il criterio comune con cui giudicare quale religione è superiore o inferiore.

Se vogliamo stabilire il valore di una cosa, dobbiamo fare in modo di vedere quanti dei requisiti comuni fornisce. Ad esempio, il cibo è un requisito comune. Non possiamo mangiare dei dollari in un periodo di carestia.

Ma chi è in possesso di cibo è in una buona posizione. Non possiamo evitare il cibo. Potremmo non necessitare sempre di dollari, ma dobbiamo avere il cibo. Una nazione non può stare senza cibo. Questo è una indispensabile necessità per tutti. Allo stesso modo, la gioia è il requisito innato di ogni anima, ogni cosa vivente. E così la posizione di una particolare concezione religiosa può essere giudicata in base allo sviluppo del rasa che vi può essere rintracciato.

Ci sono varie proposte nelle concezioni religiose di diversi popoli. Ci sono Cristiani, Buddisti, Musulmani ed Ebrei. Tra coloro che seguono le dottrine vediche, ci sono i Vaisnava, Sankariti, e tanti altri. Ma se dovessimo giudicare il valore delle diverse concezioni religiose in uno studio comparativo, dovremmo giudicare il loro valore da tre cose: sat, cit, e anandam. Questo significa che dobbiamo valutare in che misura una religione è durevole, eterna, quale è la qualità delle sue concezioni, quanto lontano possiamo andare nella comprensione all’interno del piano della conoscenza, e quale è il relativo sviluppo di rasa, anandam. Questi tre elementi devono essere presenti: esistenza, coscienza, e cibo per la coscienza estasi, felicità. Noi siamo per comparare le religioni sulla base di questi tre elementi.

Su questi presupposti possiamo chiederci: “Qual è la proposta di Islam, Cristianesimo, Giudaismo o Buddismo, per quanto riguarda l’esistenza, la conoscenza e l’estasi, che è l’obiettivo di tutte le religioni“? Cristianesimo, Islam, Vaisnavismo . esistono così tante fedi religiose! Noi desideriamo confrontarle e quindi accettare ciò che è meglio. Ogni fede compie diversi aggiustamenti. Le diverse religioni del mondo non sono da rigettare, perché ci sono coloro per i quali ciascuna di esse sarà per il momento utile e rilevante.

Però, secondo la nostra comprensione, Krishna è la personificazione dell’estasi e della bellezza. Di conseguenza, il più elevato processo religioso per il raggiungimento della completa estasi, sarà la ricerca di Sri Krishna, la Meravigliosa Realtà. Ma come dovremmo cercare? Attraverso la devozione. E questa, che cosa è? Dedizione. Che cosa è la dedizione? Resa, il sacrificio di sé morire per vivere. E cosa significa vivere? Vivere in amore, krishnaprema, amore divino.

L’intero quadro può essere descritto in due parole, Krishna-prema. La ricerca di Sri Krishna è sambandha jnana o comprendere il nostro rapporto con l’obiettivo del nostro appagamento. Allora che cosa è questa ricerca, e qual è il fine della ricerca? In poche parole, in estrema sintesi, abbiamo descritto tutte queste cose sul frontespizio del nostro libro, “La Ricerca di Sri Krishna, la Più Bella Realtà”.

Questo può essere compreso attraverso l’aiuto di Sri Guru e della sua grazia: si può spiegare che la necessità del guru è lì, è universale. Errare è umano, ma anche non sbagliare è una tendenza interiore. Sri Gurudeva viene per dare sollievo ai nostri problemi interiori. In questo modo può essere sviluppato il concetto di guru. La necessità del guru può essere dedotta dalle fondamenta universali della natura che è presente intorno a noi.

Da lì ci si sposta gradualmente verso l’assoluto. In definitiva, la concezione del guru proviene da Krishna. In questo significato più elevato, Krishna è il guru. Chi può rimuovere tutti i nostri dubbi e soddisfare tutte le nostre richieste? Solo Krishna. A poco a poco la nostra fede si svilupperà fino a portarci a chi può cancellare tutti i nostri dubbi. Possiamo avere dubbi su dubbi. Un dubbio scompare e migliaia di altri dubbi possono sopraggiungere, ma il guru è colui che può cancellare tutti i nostri dubbi, bhidyate hrdayagranthis chidyante sarvasamsayah (S.B. 1.2.21). Colui che può fare far svanire tutti i sospetti dalla nostra mente, è Lui che completo. In questo modo noi possiamo progredire. La nascita della nostra fede può essere nell’intellettualismo, ma il suo obiettivo è trascendentale. La nascita della nostra ricerca e la sua destinazione si incontreranno. La nascita della fede proviene dalla potenza di Krishna, e dopo avere attraversato l’intero infinito tornerà nuovamente alla potenza dove occuperemo la nostra posizione eterna.

Coscienza di Krishna significa l’infinito nel finito: l’affettuoso collegamento del finito con l’infinito lo aiuta a vivere nell’infinito.

Il finito sostenuto dall’infinito, può diventare infinitamente pieno di risorse.

Il nostro Guru Maharaja ha dato come esempio che se una ragazza povera sposa un principe, anche se lei può non avere nulla, con tale affettuoso rapporto con il principe, si trasforma in una principessa. Quindi, chi non ha niente, solo un rapporto di amicizia, ottiene il comando su tutto.

Questa è la natura della coscienza di Krishna.

In questo modo le proprie risorse possono incrementarsi. Intrinsecamente, un’anima jiva è insignificante, è un punto infinitesimale di una parte di un punto, ma nell’entrare in affettuosa relazione con l’Assoluto, ottiene le facilitazioni di tutti i vantaggi di una vita con l’Assoluto. Allora lei o lui, è in possesso del tutto. Non possiamo accertare la potenza o il potere di qualcuno, senza considerare il suo rapporto con gli altri.

Israele è un paese piccolo, la Russia potrebbe conquistarlo in cinque minuti, ma – c’è l’America. I rapporti, le connessioni e gli amici devono dunque essere presi in considerazione, nella comprensione della potenza di qualcosa.

Vi è una favola che mostra come un piccolo uccello fosse in grado di disturbare ed anche controllare l’intero oceano. Una volta, un uccellino aveva depositato le uova presso la riva del mare, ma l’oceano le trascinò via. Quando l’oceano rubò le uova, l’uccellino si arrabbiò e le richiese indietro, ma l’oceano non le volle restituire. L’uccello si recò dalla sua maestra, che, con l’uccellino, a sua volta si recò dal proprio maestro, ed in questo modo alla fine giunsero da Garuda, il maestro di tutti gli uccelli. Garuda è il servitore che trasporta Visnu. Fu così che Garuda andò in soccorso di quel piccolo uccellino e minacciò l’oceano: “Se non restituisci immediatamente le uova di questo piccolo uccellino, io ti berrò fino all’ultima goccia”. L’oceano dovette sottomettersi. In questo modo, l’illimitato oceano, fu conquistato da un piccolo uccellino. Come morale di questa storia, Pandit Vishnu Sharma dà questa conclusione: “Quando esaminiamo una persona, dobbiamo prendere in considerazione anche i suoi amici e gli amici dei suoi amici.

Senza queste considerazioni, non dovremmo cercare di stimare la potenza di qualsiasi particolare cosa”. A causa delle amichevoli associazioni, l’oceano fu conquistato. Allo stesso modo, facendo amicizia con l’infinito, si può conquistare l’infinito.

Capitolo X

Pura Devozione

Una volta Bhaktivinoda Thakura fece un sogno, in cui vagava nel cielo, cantando il Santo Nome. Giunse alla Corte di Yamaraja, dove Yamaraja era seduto con Brahma, Narada e altri, mentre stavano discutendo circa un punto tratto da un verso della Bhagavad-gita (9.30):

api cet suduracaro

bhajate mam ananya-bhak

sadhur eva samantavyah

samyag vyavasito hi sah

Il significato generalmente accettato di questo verso è: Anche se uno commette l’azione più abominevole, se egli è un devoto ananyabhak, che adora solo Me, con il servizio devozionale che è esente da karma e jnana, egli è da considerarsi santo, perché i suoi sforzi sono completamente a Mio beneficio e la sua determinazione è fissa“.

Qui, Krishna dice: “Qualunque cosa abbia fatto, se si è abbandonato esclusivamente a Me, egli deve essere considerato come Mio devoto. Samyag vyavasito hi sah. Tutto quello che sta facendo è quindi giusto al cento per cento”. Dopo, però, il passaggio successivo afferma, ksipram bhavati dharmatma: “molto presto egli sarà un uomo di giustizia, egli diventerà dharmatma virtuoso”.

Durante la discussione tra Yamaraja, Brahma e Narada su questo punto, sorse una domanda. Krishna dice bhajate mam ananyabhak “colui che è mio esclusivo devoto”. Si pone dunque la domanda, “che cosa è la devozione esclusiva o ananyabhajan?Krishna dice: “lascia tutte le altre concezioni religiose e arrenditi a Me solo”: sarva dharman parityajya, mam ekam saranam vraja. Questo è esclusiva devozione. Ma se uno pratica la devozione esclusiva, allora è già dharmatma, egli è già retto. Come è possibile allora che nel versetto successivo, Krishna dica “presto diventerà dharmatma”? Come lo possiamo conciliare? Krishna dice:

ksipram bhavati dharmatma

sasvac-chantim nigacchati

kaunteya pratijanihi

na me bhaktah pranasyati

“Presto egli diventa virtuoso (dharmatma) e raggiunge una pace duratura. O figlio di Kunti, dichiara con fermezza che il Mio devoto non perisce mai“.

Questo è il significato generale di questo verso. Krishna dice ad Arjuna: “Egli diventa presto dharmatma. Un Mio devoto non è mai rovinato. Vai e proclamalo a tutti”. Krishna afferma che succede dopo che il devoto diventa ananyabhak, ha lasciato ogni tipo di dovere e si è arreso a Krishna allora sarà un uomo ligio al dovere.

Mentre Brahma, Narada, e Yamaraja discutevano questo punto, videro Bhaktivinoda Thakura camminare nel cielo mentre cantava il Santo Nome.

Allora, uno di loro suggerì, “Lì c’è un puro devoto. Egli deve essere in grado di indicarci il vero significato”. Quindi Bhaktivinoda Thakura fu invitato in mezzo a loro e gli fu chiesto: “Come possiamo fare a conciliare questi punti? Krishna ha detto che questa persona è un devoto esclusivo, che egli ha rinunciato a tutti i tipi di doveri e si è arreso a Krisna. Tuttavia, in poco tempo si vedrà che è molto virtuoso. Come possiamo capire ciò?

Bhaktivinoda Thakura spiegò che “egli diventa rapidamente giustonon si riferisce al devoto esclusivo, ma a colui che, in tutte le circostanze, considera il devoto esclusivo essere puro. “Anche se compie qualche atto abominevole, egli è davvero un sadhu, un santo” – uno che può pensare ad un devoto esclusivo in questo modo, diventerà presto dharmatma.

Questa è stata la spiegazione di Bhaktivinoda Thakura.

Nel mio commento alla Bhagavad-gita, pertanto, ho seguito la spiegazione di Bhaktivinoda Thakura. Anche io avevo notato come fosse ridondante affermare che un devoto ananyabhak diventa dharmatma. Krishna dice che un devoto esclusivo deve essere considerato come un sadhu, un uomo onesto. Uno che dice che un devoto esclusivo, un’anima arresa a Krishna, deve essere ritenuto come puro, qualunque siano le sue pratiche esteriori – l’uomo che sta facendo questa osservazione questi diventa giusto. Questa è la conclusione corretta. Quello che dice è la verità al cento per cento. E la successiva affermazione di Krsna è che, chi riesce ad osservare una tale strada, sarà purificato molto presto.

Krishna dice che, con tale apprezzamento del devoto esclusivo, una persona arriverà presto al suo dovere eterno e raggiungerà la pace eterna. Quindi ti chiedo, o figlio di Kunti, Arjuna, di andare a promettere alle genti che, il Mio devoto esclusivo, non sarà mai perso(kaunteya pratijanihi na me bhakta pranasyati). Otterrai in tal modo il beneficio di un uomo la cui affermazione migliora la propria vita.

Altrimenti, perché Krishna dovrebbe dire ad Arjuna “annuncia pubblicamente che il mio devoto non è mai rovinato“. Quale effetto ci sarebbe per Arjuna? Ma uno che dichiara: un devoto esclusivo di Krishna è santo, non importa quello che fa”, diventa presto giusto. Se Arjuna dichiara questo, diventerà dharmatma. Egli otterrà il beneficio. Così Krishna gli dice, “Tu fai questa osservazione, fai un passo coraggioso; prendi un rischio e fai questa affermazione. Poi otterrai quel beneficio che ho descritto“.

Naturalmente, Arjuna è un parsada, un associato eterno di Krishna, ma utilizzandolo come esempio, Krishna gli dice: “tu fai ciò”. Arjuna ha assunto la posizione di un ricercatore, indipendentemente del suo carattere parsada.

Quando è stato pubblicato il mio commento alla Bhagavad-gita, un confratello una volta mi disse: “Se dai una spiegazione del genere, nel nome di ananyabhakbhakti, la devozione esclusiva, devoti meno avanzati potrebbero approfittarsene. Quello che stai rivelando qui, è un significato molto nascosto. Non è pensato per i più. È un punto confidenziale: api cet su-duracaro bhajate mam ananyabhak, sadhur eva – “egli può essere il peggior dissoluto nella sua vita esteriore. Ma se è ananyabhak, un’anima arresa, dovrebbe essere considerato un uomo davvero onesto”. Se si spiegano le cose secondo la tua interpretazione, tutti diranno, ‘Oh, io sono un devoto ananyabhak’, e andranno avanti con la loro dissolutezza. Quindi per favore, non esprimere questa tua comprensione in modo così esplicito“.

Ho pubblicato comunque il mio commento, al di là di questa obiezione, perché il principio alla base di questo verso è importante. Chi si è arreso a Krishna, è accettato come suo. Quindi, proprio come Krishna ha diritti su tutto e non è mai un trasgressore, così questo suo uomo non dovrebbe mai essere mai considerato un trasgressore. Ciò è confermato altrove, nello SrimadBhagavatam: atma bhuyaya ca kalpate, Il Mio devoto mi appartiene. Così uno che agisce per ispirazione di Krishna, non dovrebbe mai essere considerato un trasgressore. Egli può godere di qualsiasi cosa in nome di Krishna, se è veramente un’anima arresa. Egli deve essere considerato di Krsna. Egli ha libero accesso a tutto ciò che appartiene a Krishna. Però alcuni obiettano, dicendo: “Non essere così largo nella tua interpretazione. Se lo fai, allora la gente in generale farà cose abominevoli in nome della pura devozione. Diranno, Oh, sono Vaisnava. Sono acyutagotra, io sono uno degli uomini di Krishna stesso. La sua proprietà è mia. Posso godere di tutto’”.

Poi, naturalmente, si pone la questione, Come riconosciamo ananya bhakbhakti, la devozione esclusiva? Il vero problema è questo. Semplicemente professando che io sono un puro devoto non lo sono. Piuttosto, un vero devoto penserà, “Io non sono un vero devoto“. Quella sarà la sua comprensione, il suo sentimento interiore. La devozione esclusiva non è una piccola cosa. Un devoto genuino pensa: “Io non posso essere un ananyabhakbhakta. Non ho raggiunto tale fase. È molto difficile. Piuttosto lascio tutto”. In generale sarà questo il tenore del suo atteggiamento.

Cosa dire di devoti di più basso livello, Srimati Radharani stessa dice, “La gente mi associa a Krishna. Dicono che ho una relazione illecita con Krishna. Ma quello che dicono è tutto falso. Il mio cruccio è che non riesco a dare tutto il mio cuore a Krishna. Non posso dire di essere completamente sua. Il mio problema interiore è che non posso diventare totalmente sua e loro pensano erroneamente che io lo sia. Non ho obiezioni a diventare pienamente sua, anche ad avere una connessione illecita con lui, ma il non potere diventare così, questo è il mio grande difetto”. Questa sarà in generale l’attitudine del vero e proprio ananyabhakbhakta. Proprio la tendenza opposta. Il fatto è, che uno che ha accettato esclusivamente Krsna, non ha nessun gusto per ogni altra cosa, quindi in realtà lui non è duracara egli non è in grado di agire in modo abominevole. Internamente è sempre connesso con Krishna. Nella vita esterna è indifferente. Quindi quello che sta facendo non è fatto da lui. Colui che agisce in questo piano di realtà, può distruggere migliaia di universi, ma non fa nulla (hatvapi sa imal lokan na hanti na nibadhyate). Egli agisce nel piano trascendentale, il piano nirguna. Egli non deve essere visto in termini di ciò che è buono o cattivo secondo i calcoli di questo mondo. Lui qui è assente.

Ciò che è in connessione con Krishna è tutto buono, ma è nirguna, trascendentale, senza qualità materiali. In questo mondo, la verità è relativa. Questo è vero, questo non è vero, questo è mio, questo è tuo“, quanto valgono queste cose? Se un devoto ruba un fiore per Krishna, si può dire: “Oh, perché mi stai rubando un fiore?” Ma cosa garantisce che il fiore gli appartenga? Queste sono fasi diverse di false concezioni della realtà. Un uomo che ha il possesso di alcuni terreni, se ne dichiara il proprietario. Poi, un grande proprietario terriero, arriva e dice: “Tu non sei il proprietario. Ho io il reale possesso di questa terra. Ti ho dato solamente il permesso di usarlo. Ma dopo il proprietario terriero un re può venire e dire: “Oh no, questa è la mia terra. La vostra proprietà è solo relativa. Io sono il sovrano di questa terra. Appartiene a me”. In questo modo una concezione relativa della verità combatte con un’altra. E la moralità risiede solo su questa concezione: questo è mio, questo è tuo“.

Tutte queste concezioni circa la proprietà sono false. Tutte queste operazioni nella moralità sono false, perché non sono in relazione con la suprema verità. Così l’apparente comportamento scorretto del devoto, in realtà è piuttosto il contrario.

‘dvaite’ bhadrabhadra-jnana, saba-‘manodharma’

‘ei bhala, ei manda’, – ei saba ‘bhrama’

(Caitanya-caritamrta Antya-lila, 4.176)

“Nel mondo materiale, i concetti di bene e di male o di giusto e sbagliato, derivano tutti da elaborazioni mentali. Pertanto, affermare ‘questo è bene e questo è male‘, è comunque un errore”. Per contro, nel piano più profondo della realtà, la più profonda onda della coscienza di Krishna è in movimento, e lì ci sono tante anime jiva che stanno danzando. E questa danza è la danza assoluta, dove tutto si arrende a Krishna nel sentimento di Vrindavana: sarva dharman parityajya mam ekam. Tutto appartiene a Krishna, e per la sua soddisfazione ogni e qualsiasi cosa può essere fatta. Questo è l’unico principio seguito dai devoti esclusivi, senza prestare attenzione alle molte richieste relative e restrizioni di questo falso piano. Ciò è nirguna, trascendentale. In detto piano il calcolo del falso proprietario non può essere applicato. Nella coscienza di Krishna tutte le rivendicazioni di proprietà non hanno alcun valore.

In questo verso, c’è anche un altro punto che potrebbe essere preso in considerazione. Una volta, Parasara Muni, stava attraversando un fiume. La barca era pilotata da una giovane donna. Come l’imbarcazione raggiunse il centro del fiume, Parasara, improvvisamente, si sentì affascinato da quella ragazza. Le propose di unirsi, e lo fecero. Come risultato della loro unione, nacque Vedavyasa. Parasara era già un uomo con un elevato controllo sui sensi. Ma era giunto il momento perché nascesse Vyasa, e questo aveva sollecitato in lui una particolare necessità in quel determinato momento.Improvvisamente fu sopraffatto dalla lussuria e si unì con quella ragazza. Dalla loro unione è venuto Vyasadeva, il compilatore di tutte le scritture vediche.

La determinazione della Volontà Universale, era quindi che accadesse questo episodio. Parasara non è da accusare o condannare. Egli non è parte dell’accaduto. Egli è uno strumento della Volontà Universale. Non dovremmo considerarlo come un evento di lussuria e criticare Parasara per la sua azione immorale. Egli era ispirato da una volontà interiore e sopraffatto dalla forza divina della volontà nirguna di Krishna. Solo questa ha fatto sì che questo episodio sia avvenuto.

Per tale motivo, nella Bhagavad-gita, Krishna spiega che non è l’azione, ma lo sfondo dell’azione, che deve essere considerato. Quello deve essere esaminato, non solo l’azione. Il motivo sottostante l’azione; non il karma, ma lo scopo – che è il colpevole. Draupadi aveva cinque mariti, ma non per sua spontanea volontà. Ha dovuto accettare quest’onere come un suo dovere, lei non lo ha fatto per interesse al piacere. Draupadi, quindi, non deve essere ritenuta responsabile per questo, non si può dire che lei non fosse casta. Lei non può essere ritenuta responsabile di avere avuto molti mariti. Nei Sastra è detto che Draupadi o Kunti possono sembrare non morigerate, ma se si cantano i loro nomi si verrà purificati. Deve essere considerato,quindi, l’interno significato di un atto, il suo scopo, non l’azione esterna

Il principio superiore non serve a conformarsi alla legge ordinaria, ma a seguire qualche legge superiore. In questo caso, la legge ordinaria è superata.

In virtù di una legge ordinaria, si potrebbe considerare colpevole un devoto, ma prendendo in considerazione una legge superiore, Krishna ha detto che, se si apprezza la loro violazione del diritto, si verrà sollevati.

ajnayaiva gunan dosan

maya disthan api svakan

dharman samtyajya yah sarvan

mam bhajet sa ca sattamah

(Srimad-Bhagavatam 11.11.32)

Krishna afferma: “Le regole delle Scritture provengono da una Mia indicazione, un Mio ordine. Ma se qualcuno infrange queste regole per soddisfare Me, dovrebbe essere considerato un devoto migliore”. A volte può essere necessario, per mostrare ancora più grande fedeltà al re, scavalcarne le leggi.

Qui Dio è al di sopra della legge. Quando consideriamo la natura della divinità, dobbiamo concludere che Krishna è al di sopra del diritto. La legge è per noi. Ma la legge non può essere applicata nei Suoi confronti. Lui è assoluto. Quando qualcuno è effettivamente giunto in connessione con l’Assoluto, non può che ignorare le leggi predisposte per la gente comune. Naturalmente, questo vale in un senso più elevato. Non è che i devoti non devono osservare le leggi ordinarie che regolano la società, in nome della devozione. Nel senso più alto, dobbiamo capire che Krishna è tutto in tutto. Egli è il creatore del diritto e lui stesso a volte viola la legge e soprattutto ama coloro che sono pronti a infrangere la legge per lui. Sono i suoi preferiti quelli che sono pronti ad assumere rischi per il suo servizio, che sono pronti a sopportare le conseguenze di infrangere la legge.

Questa è la natura dell’intero Vrajalila di Krishna. A Vrindavana, tutte le considerazioni relative ad interessi individuali e particolari vengono sacrificati. A Vrindavana, vi è il più alto auto-sacrificio, al punto che ogni proprio interesse o considerazione particolare è sacrificato nel fuoco. Solo quando si arriva a quella fase di auto-sacrificio, si può prendere nascita a Vrindavana, non prima. Questa è la conclusione della Bhagavad Gita.

sarva-dharman parityajya

mam ekam saranam vraja

aham tvam sarva-papebhyo

moksayisyami ma sucah

Krishna dice: “Devi mettere a rischio tutte le tue prospettive, devi rischiare tutto, senza altre prospettive diverse da Me. Non posso tollerare la presenza di qualsiasi seconda entità nel tuo cuore. Non posso tollerare che tu venga a me con qualche valutazione. Il mio rapporto con te deve essere incondizionato. Non posso tollerare qualsiasi altro interesse, nel cuore del Mio devoto. Un solo interesse, che sono Io. Sacrifica tutti i tuoi cosiddetti interessi, tutte le tue prospettive, tutto. Allora puoi venire ad incontrare Me a Vrindavana.

Capitolo XI

La Bhagavad-Gita Soggettiva

Visvanatha Cakravarti Thakura e Baladeva Vidyabhusana hanno entrambi commentato la Bhagavad-gita, e anche Jiva Goswami ha dato la sua spiegazione di vari versi. Bhaktivinoda Thakura, a sua volta, ha dato la propria spiegazione, includendo i commenti sia di Baladeva che di Visvanatha Cakravarti, nella sua traduzione bengalese della Bhagavad-gita. Il commento di Sridhara Swami era quello originale, e Sri Caitanya Mahaprabhu aveva grande apprezzamento per il suo commento allo Srimad-Bhagavatam e alla Bhagavad-gita.

Io ho cercato di fare un po’ di nuova luce, su alcuni versi presenti nella Bhagavad-gita. Sulla base di quanto hanno già scritto i precedenti commentatori, ho mostrato l’ulteriore sviluppo del madhura-rasa nella Bhagavad-gita, ed anche il rapporto di amanti del parakiya-rasa. Quando ho discusso la mia spiegazione con Bhaktivedanta Swami Maharaja, gli ho chiesto: “In questa parte, nella Bhagavad-gita, ho dato la mia visione che include il madhura rasa. Cosa ne pensi?” Egli mi rispose: “Cos’altro si può dire? La tua visione è perfettamente corretta“.

Eppure, quella che avevo dato, era una nuova prospettiva. Ho trovato parakiya, la devozione da amanti delle gopi per Krsna, rappresentata nel verso tesam satata yuktanam yena mam upayanti te. Proprio come lo Srimad Bhagavatam ha quattro versi essenziali, anche nella Bhagavad-gita sono contenuti quattro versi essenziali che contengono la vera sostanza, la vera essenza dell’intera concezione ontologica della Bhagavad-gita.

Nella Bhagavad-gita, verso 10.8, il primo dei quattro brevi versi, è il seguente:

aham sarvasya prabhavo

mattah sarvam pravartate

iti matva bhajante mam

budha bhava-samanvitah

“Io sono l’origine di tutto. Tutto emana da Me (comprese tutte le concezioni della Verità Assoluta nonché la mia stessa adorazione). Il saggio, che conosce questo, Mi adora pienamente con bhava, la profonda estasi devozionale“.

Qui, Krishna dice, aham sarvasya prabhavo, mattah sarvam pravartate: Tutto emana da Me, comprese tutte le concezioni della Verità Assoluta”. Nel Bhagavatam sono indicate le tre principali concezioni della assoluto: Brahman, Paramatma e Bhagavan. Brahman individua l’aspetto onnicomprensivo dell’assoluto. Paramatma indica l’aspetto onnipermanente dell’assoluto, ed infine, con Bhagavan, si intende la concezione personale dell’assoluto.

Nel suo BhaktiSandarbha, Jiva Goswami ha specificato il vero significato di Bhagavan, la Personalità del Supremo. Il significato generale di Bhagavan è “Colui che comanda ogni sorta di potenze“. Tutti i tipi di potenze sono controllate personalmente da Lui. Questa è la concezione di Bhagavan trovata in Narayana a Vaikuntha. Ma Jiva Goswami ha dato una interpretazione particolarmente sottile di Bhagavan. Egli dice che Bhagavan significa bhajaniya sarvasad-gunavisistha: La natura di Bhagavan è tale, che tutto ciò che entra in contatto con lui, sente una naturale tendenza al servizio verso la sua affascinante personalità. Egli è dotato di tali qualità, che ognuno è teso ad adorarlo, ad amarlo. Egli attira l’amore di tutti. Tutti vogliono servirlo – questo è Bhagavan. Egli è dotato di qualità che attirano tutti a servirlo.

Ho incluso questa interpretazione particolare di Jiva Goswami, nel mio commento al verso sopra citato della Bhagavad-gita. Nello Srimad-Bhagavatam, sono state descritte tre fasi della Verità Assoluta (Brahman onnicomprensivo, Paramatma onnipervadente, e l’onniattrattivo, la persona assoluta, Bhagavan). Nel mio commentario ho spiegato che qui, la dichiarazione di Krishna (aham sarvasya prabhavo), significa: “Io sono svayam bhagavan, l’Originale Personalità di Dio. Io sono alla radice di tutte queste tre concezioni dell’assoluto. Io sono l’origine non solo del Brahman, l’onnicomprensivo assoluto e del Paramatma, l’onnopervadente assoluto, ma anche di Narayana, il padrone di tutte le potenze, che dispone del rispetto di tutti. Io sono l’origine di tutti loro: Io sono svayam bhagavan.

In questo modo ho spiegato il significato di aham sarvasya prabhavo.

Nella riga successiva, quando Krishna dice mattah sarvam pravartate, qui dobbiamo concentrarci più finemente. Krishna dice sarvam pravartate, tutto viene da Me”. Con questo Krishna sta affermando: “Anche la Mia adorazione proviene da me stesso. Io la rivelo per primo. Io stesso Mi adoro. Lo faccio come guru, come mia potenza più sottile. Questa potenza non è nient’altro che Me stesso. E la mia migliore potenza è Radharani. Attraverso la mia potenza Io rendo culto a Me stesso. Ogni movimento ha inizio da me; anche la mia adorazione, il mio servizio è iniziato da me, nel mio ruolo di guru. Lo rivelo a tutti, in modo che ognuno potrà adorarmi adeguatamente.

Per questo motivo il guru è chiamato Bhagavan, perché lui non è differente da Me (acaryam mam vijaniyam)“.

La più fine potenza di Bhagavan è Radharani. Così il guru, nell’accezione più alta, così come il servizio, nel significato più elevato, è rappresentato in Srimati Radharani. Successivamente, Krishna dice: “Coloro che conoscono questa volontà mi adoreranno: iti matva bhajante mam”. Coloro che capiscono questa concezione, per cui Radharani lo serve nel modo più elevato, serviranno Krishna in sottomissione a lei. Questo è radha-dasyam, il servizio divino di Sri Radha. Ed è con questa consapevolezza che un adoratore verrà ad adorare Krishna.

Nella mia spiegazione, ho assunto che questo è l’intento di Krishna quando dice, iti matva bhajante mam: “Sapendo questo, mi adoreranno”. Lui intende che, “coloro che sanno che la mia adorazione viene da me, e che la mia più fine potenza Mi adora nel modo migliore, Mi adoreranno sotto la direzione di questa mia eccelsa potenza”. Troviamo qui l’importanza di Radha-dasyam, il servizio di Sri Radha, il più alto obiettivo dei seguaci di Rupa Goswami, il rupanuga-gaudiya-sampradaya. Qui, Krishna sta dicendo, “Sapendo che è la mia migliore potenza quella che mi adora meglio, si vorrà adorarmi sotto la direzione della mia adoratrice di prima classe (Sri Radha). Con questa idea, Mi si adorerà sempre sotto la guida della mia fine sakti, Srimati Radharani, o di una sua rappresentazione, Sri Gurudeva. In questo modo, essi Mi adoreranno sempre sotto la loro direzione, e mai come adoratori diretti”. Questo è il significato di iti matva bhajante mam. Allora Krishna dice budha bhava-samanvitah.

Qui, budha indica quelli con un fine intelletto teistico (sumedhasah). Nel Bhagavatam è detto che, quelli con un fine intelletto teistico, saranno in grado di apprezzare ciò (yajanti hi sumedhasah). La sottile intelligenza teistica è l’esito della buona sorte che viene dall’alto (sukrti), non è auto-acquisita. Tale direzione e orientamento intellettuale interiore , può venire solo dal piano nirguna o trascendentale. Budha, in tale contesto, significa “colui che ha un collegamento diretto con il nirguna o piano trascendentale. “La sua intelligenza non viene da questa dimora di maya, bensì scaturisce dalla piattaforma spirituale. Solo una tale persona è in grado di apprezzare questi punti sottili. Questo è detto nel Bhagavatam:

krsna-varnam tvisa-krsnam

sangopangastra-parsadam

yajnaih sankirtana-prayair

yajanti hi sumedhasah

“Coloro che sono di fine intelligenza teistica (sumedhasah) adoreranno Sri Chaitanya Mahaprabhu nel sankirtana, non gli altri”.

Quindi, il verso in esame della Bhagavad-gita significa “Colui la cui devozione è il prodotto dell’onda nirguna, la cui fede non è assunta da questo mondo di incomprensione, mi deve adorare attraverso Radha-dasyam.

Qui, bhavasamanvitah, significa raga-samanvitah – cioè, essi adorano Krishna con anuraga, amore. La loro affinità con Krishna, la loro devozione a lui, non è governata da regole, e non nasce dal seguire pedissequamente le regole scritturali, ma da bhava, l’ispirazione interiore. Questo culto è chiamato raga-marga, il percorso di attrazione spontanea.

Le regole scritturali coinvolgono calcoli di perdita e di guadagno. Mentre, l’adorazione che è bhava samanvitah, non è segnata da alcuna considerazione di profitti e perdite, ma fluisce naturalmente attraverso l’amore e l’attrazione per Krishna.

E’ jnanasunya bhakti, priva di calcolo, senza profitto e perdita: jnanakarmadyanavrtam.

Il successivo dei quattro versi essenziali, che contengono l’intero messaggio della Bhagavad-gita, è il seguente (10.9):

mac-citta mad-gata-prana

bodhayantah parasparam

kathayantas ca mam nityam

tusyanti ca ramanti ca

“I cuori e le menti dei Miei devoti sono sempre pieni di Me, e stanno sperimentando, per sempre, il piacere e l’estasi nel parlare di Me”.

Qui, Krishna dice: “Io sono nei loro cuori, nei loro pensieri (mac-citta mad-gata-prana). Tutta la loro vita, la loro intera energia viene spesa per Me, utilizzata per Me. Anche la loro prana-sakti, la loro energia vitale, è pienamente dedicata alla Mia causa. Internamente sono sempre concentrati su di Me e dedicano tutta la loro energia per Me, ed esternamente parlano di Me per migliorare la loro reciproca comprensione (bodhayantah parasparam).

Amano parlare di me uno con l’altro, non parlano di nient’altro. Anche nella vita privata e nella vita pubblica, amano parlare di me, e di nient’altro. Io sono l’unico soggetto delle loro discussioni (kathayantas ca mam nityam). Qualunque cosa facciano, ovunque si trovino, io sono il soggetto del loro parlare”.

Successivamente Krishna dice: “In questo trovano grande soddisfazione (tusyanti ca ramanti ca)”. Il significato interno di tusyanti ca ramanti ca è il seguente. Vi sono descritti due livelli di devoti. Fino a vatsalyarasa, o il gusto parentale della devozione, i devoti di Krishna sentono una grande soddisfazione (tusyanti). Sopra di questo c’è il più alto tipo di soddisfazione (ramanti) sperimentato nel madhura rasa. Proprio come una moglie e un marito godono di un particolare tipo di relazione, i devoti di Krishna, sentono l’estasi (ramanti) nella connessione con lui, semplicemente parlandone.

Su questo punto gli acarya hanno convenuto che la parola ramanti indica coniugio, e che i devoti in relazione di tipo coniugale, possono sperimentare il profondo legame tra marito e moglie in relazione a Krishna. In compagnia di Krishna essi sentono l’estasi dei coniugi, ramanti ca. Provano inoltre l’estasi, anche quando semplicemente si parla Krishna. Questo significato della parola ramanti, è stato spiegato in differenti occasioni da Visvanatha, Baladeva, Bhaktivinoda Thakura, ed è inoltre ammesso anche da Sankaracarya, che concorda sul fatto che la parola ramanti indica coniugio.

C’è quindi il successivo, incisivo verso della Bhagavad-gita (10.10):

tesam satata-yuktanam

bhajatam priti-purvakam

dadami buddhi-yogam tam

yena mam upayanti te

“A coloro che costantemente Mi adorano con devozione, Io do l‘intelligenza con cui si può venire a me .

Questo è il significato ordinario di questo verso, ma vi è un significato più profondo.

Qui, Krishna dice: “Quelle persone, che sono continuamente impegnate in me senza interruzione (satatayuktanam), che sono sempre in me, che sono connesse con me, che mi servono con grande amore e rispetto con il loro cuore, dadami buddhiyogam tam Io le ispiro con l’intelligenza, con la quale verranno a me. Arriveranno a me in una connessione più stretta”. Ho rilevato, però, che questo è ridondante. Krishna ha già detto satatayuktanam, la loro devozione è continua; sono sempre lì, connessi con me”. Se sono già in connessione con Krishna, allora dobbiamo chiederci perché avrebbe detto di nuovo: “Essi verranno a Me .

Krishna ha già detto che questi devoti parlano solo di lui, pensano solo a lui, provano piacere in lui, e sono sempre impegnati nel suo servizio.

Egli dice: “Loro sono sempre connessi con Me, senza interruzione, e sono al Mio servizio con il cuore colmo d’amore”. Stanno già servendo con amore sincero, e allora Krishna dice: “Io darò loro l’ispirazione con cui essi verranno a me(mam upayanti te). Quest’ultima affermazione è ridondante. E’ appena stato detto che essi sono collegati a Krishna; come è possibile che ancora una volta verranno a Lui”? Come si può armonizzare la dichiarazione di Krsna vengono da me”? Così ho trovato un significato più profondo alle parole mam upayanti te. Ho preso la parola upayanti, che solitamente significa vengono”, per indicare upapati, o amante”. Così, upayanti Vengono da me” dà come significato, che considerano Krishna come upapati, come un amante.

Nella società esiste il marito legittimo, o pati, e vi è l’amante, o upapati. A Vrindavana, Krishna non è considerato dalle gopi come loro marito, sposato legalmente, ma come innamorato, come il Signore dei loro cuori.

Qui Krishna dice: “Io ispiro coloro, che sono costantemente impegnati nel servizio devozionale, a venire a Me”. Quali devoti Krishna ispira in questa frase? Coloro che sono ramanti, il più alto gruppo di devoti, quelli che sono legati a lui in coniugio, in pieno rasa mukhya rasa.

Krishna qui dice, Io ispiro loro, affinché vengano a me, considerandoMi amante, upapati. Qui Krishna dice bhajatam pritipurvakam: questo significa prema, che generalmente si trova nel madhura rasa generale, la relazione di tipo coniugale.

Quindi, il vero significato del verso in esame è che Krsna ispira, coloro che sono in relazione coniugale con lui, a raggiungerlo, vedendolo come amante, upapati. Ma come fanno a giungere a lui? Ispira loro di venire a lui senza alcuna considerazione delle esigenze sociali e scritturali. E così, ispirate da lui dal di dentro, attraversando la linea scritturale e delle regole sociali, ed eventualmente anche ingannando i loro mariti, le gopi sono unite a Krishna in una relazione coniugale da amanti (parakiya).

La posizione di Krishna è assoluta, ed egli apprezza di più la devozione di coloro capaci di passare oltre ogni cosa per lui. Egli, dunque, ispira i suoi devoti dall’interno, con questo messaggio: “Esternamente è necessario che soddisfiate le richieste sociali e scritturali, ma la Mia posizione è al di là delle Scritture.

La mia posizione è al di sopra qualunque cosa prescrivano di fare le leggi sociali e le leggi scritturali. Io sono sopra i Veda e ogni altra cosa. I Veda sono Le Mie istruzioni per la gente comune. Le loro istruzioni sono destinate a coloro che sono deviati da Me. Anche la società è sotto la guida di quelle istruzioni che sono state date ai caduti. Ma la Mia connessione con tutto è intrinseca, è indipendente dalle leggi delle Scritture e della società. Non ho bisogno di riconoscimento da parte di alcuno. La mia connessione con il tutto è la costante in tutte le equazioni. Non posso mai essere evitato. Dovete quindi trascurare tutte le questioni relative a vostre connessioni della vita precedente e venire da me. Non avete libertà di fare altro. Quando la vostra natura devozionale verrà a chiedere di venire a Me, non si è liberi. Il vostro cuore deve venirMi incontro“.

Questo è upapati, devozione da amanti. La devozione di Vrindavana, vrindavana bhajan, significa devozione da amante: yena mam upayanti te.

Per tale motivo, qui Krishna dice, che per coloro che sono ramanti, che sono già inclini ad una relazione con lui del tipo coniugale, come marito e moglie, egli dà una sensazione ed ispirazione speciali all’interno dei loro cuori, ed essi verranno a lui come upapati, come amanti. In effetti, Krishna sta dicendo: “Questa devozione da amanti è così grande che oltrepassa le regole sia della società che delle scritture. È indipendente da tutto. La connessione con Me è indipendente da tutto ciò che potete immaginare. È più innata e naturale. Non richiede alcuna sanzione scritturale o sociale. Potete vivere nella società mostrando rispetto formale delle convenzioni scritturali e sociali, ma dal più profondo del vostro cuore siete Miei. Questo è yena mam upayanti te, l’istruzione speciale o natura o intuizione che io do a questi devoti.

In altre parole, questi devoti non ammettono un secondo pati o marito che si intrometta tra loro e Krishna. Essi non possono tollerare l’interpolazione di ogni seconda cosa, anche se si tratta di leggi sociali o norme scritturali. La loro devozione è così alta che tutti i Veda rincorrono questa idea, questa posizione divina.

asam aho carana-renu-jusam aham syam

vrndavane kim api gulma-latausadhinam

ya dustyajam svajanam arya-patham ca hitva

bhejur mukunda-padavim srutibhir vimrgyam

(Srimad-Bhagavatam 10.47.61)

“Sebbene la devozione più eccelsa della gopi è solo accennata nei Veda, ora posso capire la loro posizione così elevata. Oh, quando potrò prendere nascita come un rampicante a Vrindavana, in modo che da poter porre, la polvere dei piedi di loto delle gopi, sulla mia testa? Quelle grandi anime hanno rinunciato a società, amicizia, amore, ai loro parenti – e anche ii principi vedici per prendere rifugio ai piedi di loto di Krishna”.

Qui, deve essere fatta una precisazione: parakiyabhava, ha una più ampia applicazione. Non significa solo devozione da amante. Questa sensazione di trasgredire le regole scritturali e sociali per una relazione non autorizzata”, si trova non solo in madhura-rasa o coniugio. Parakiya letteralmente significa “appartenente a un altro“. Vatsalya-rasa, l’affetto dei genitori, e sakhya-rasa, l’amicizia, sono anch’essi infusi con i sentimenti di parakiya. Questo è il metodo di amore per coloro che seguono raga-marga.

Nel caso di Yasoda, parakiya assume la seguente forma: Yasoda dice: “Alcuni affermano che Krishna non è mio figlio. Si dice che egli è il figlio di Devaki!Questa sensazione aumenta l’affetto nel suo cuore verso Krishna, pertanto poi pensa: “Potrei perderlo da un momento all’altro“. Quest’idea produce un più intenso affetto verso Krishna. Aumenta l’affetto nel suo servizio.

Anche nel sakhya-rasa, si trovano i sentimenti di parakiya. Alcuni dicono che Krishna è venuto da Mathura, che può ancora tornarci. Lui non appartiene a noi, non è esclusivamente il nostro amico”. Questa apprensione riempie anche le menti dei giovani pastori, e loro diventano ansiosi, pensando: “Possiamo perderlo in qualsiasi momento.Così, questo sentimento, rende il servizio amicale verso di lui, più intenso. In tal modo, l’intero sentimento a Vrindavana è parakiya.

Nello stato d’animo di servitù, o dasya-rasa, anche, vi è un certo sentimento simile. I devoti sentono, Alcuni dicono che Krishna viene da Mathura, che egli è il figlio di Vasudeva. Egli è qui solo per un po’; egli non è un uomo comune come noi”. Questa idea è più o meno corrente in Vrindavana. Pertanto parakiya non si trova solo nel madhura-rasa; Krishna può catturare tutto con quel sentimento. Ma parakiya è una cosa molto speciale nelmadhura-rasa. La sua peculiarità è che in madhura-rasa è più biasimevole sia per le Scritture che per la società. Ma per le gopi non è discutibile. In madhura-rasa si devono oltrepassare le direttive di entrambi, dei Veda e della società di deve assumere quel grande rischio. Ma in altri rasa c’è solo il timore che “Non possiamo avere Krishna in modo permanente, può andare via, lui non fa parte di noi …. Questo sospetto aumenta l’intensità del loro servizio.

Ma in madhura-rasa, si devono oltrepassare le indicazioni positive dei Veda e della società.

Si deve andare contro queste autorità, anche correndo il rischio di commettere peccato. Questa è la caratteristica particolare di parakiya in madhura-rasa, e quindi l’intensità della devozione è nella sua più alta condizione. Così, l’ispirazione verso parakiya (yena mam upayanti te) che Krishna enuncia qui, con particolare riferimento a coloro che sono ramanti, che sono collegati a lui in coniugio, è presente anche in tutti i servitori di Vrindavana.

Infine, arriviamo all’ultimo dei quattro versi di sintesi della Bhagavad-gita.

10.11:

tesam evanukampartham

aham ajnana-jam tamah

nasayamy atma bhavastho

jnana-dipena bhasvata

Krishna dice: “Per mostrare loro una speciale misericordia, io entro nei loro cuori e distruggo la loro ignoranza con la lampada della conoscenza”.

Il significato profondo di questo verso, è più difficile da estrapolare. Le parole tesam evanukampartham possono essere interpretate in due modi. L’interpretazione esteriore è che Krishna favorisce i suoi devoti, e la spiegazione interiore è che Krishna sta dicendo: “Voglio i loro favori: Io aspiro ai favori dei devoti di primissimo ordine“. Come Krishna afferma nel Bhagavatam:

mayi bhaktir hi bhutanam

amrtatvaya kalpate

distya yad asin mat-sneho

bhavatinam mad-apanah

“Mie care gopi, tutti considerano se stessi fortunati se posseggono la devozione per Me, e da ciò essi ottengono una vita eterna di nettare. Però, devo ammettere, che Io considero Me stesso molto fortunato, perché sono venuto in contatto con il meraviglioso affetto trovato nei vostri cuori”.

Eppure il paradosso è che Krishna sembra dire, che dopo tanto dolore e impegno costante con Krishna stesso, poi egli dia, a questi devoti più elevati, la conoscenza pura, e da quella conoscenza essi ottengono la salvezza raggiungendo il Brahman. Questo è il punto del discorso fatto dai seguaci di Sankaracarya. Ma io ho preso in un’altra direzione.

Jnana-dipena è un’espressione problematica – “Io li illumino con la conoscenza “- così ho dato un’altra interpretazione: quando lo struggimento per la separazione sentita dai devoti di Krishna, arriva alla sua fase estrema, Krishna giunge all’improvviso e si mostra. Per esempio, Sacidevi sente l’estrema separazione mentre sta cucinando per Nimai, allora, per la Sua misericordia, lei può constatare chiaramente che Nimai è venuto e consumato il prasadam.

Analogamente a Vrindavana, quando l’afflizione della separazione raggiunge il suo più alto grado, improvvisamente i devoti possono vedere che “Krishna è qui in nostra compagnia”. Così, quando Krishna dice che oltre alla sua misericordia egli appare e rimuove la loro ignoranza, la loro ajnana, intende dire, che quando i devoti stanno vivendo il distacco da lui, egli appare davanti a loro, e rimuove le tenebre, in cui si sentono immersi a causa della separazione. Oltre la sua misericordia, dà loro sostentamento. E quando questo tipo di medicina è stata applicata, possono andare ancora avanti. A Vrindavana, quando i suoi devoti sentivano la separazione, a volte doveva andare per mostrare ai suoi amici: “Io sono in mezzo a voi. Non vi ho lasciati”. Questo è ciò che si intende per dissipare le tenebre con la luce della conoscenza divina: jnana-dipena bhasvata. Qui la parola ignoranza o ajnana significa jnana-sunya bhakti, devozione libera dalla conoscenza. I devoti non pensano di essere parte integrante della lila, i divertimenti del Dio Supremo. No, la loro la devozione è esente da tale calcolo. E’ jnana-sunya bhakti: più innocente.

Qui Krishna sta dicendo: “Non posso sopportare la soffrenza nella separazione provata dai miei devoti. Devo correre verso di loro e mostrargli – Io sono qui, madre. Vedi? Sto prendendo il cibo” – A volte Sacidevi prepara il cibo per la divinità, e dopo averlo offerto, lei vede che è stato tutto consumato. In quel momento pensa, “Era un sogno? Ho visto Nimai. Lui stava prendendo prasada, e, naturalmente, nulla è stato lasciato nel piatto. Ma Nimai è andato da molto tempo. Ma allora chi ha preso questo prashada? Che cosa è quello che ho visto? Era un sogno, o qualche cane ha preso il cibo? Oppure è che ho dimenticato e oggi non ho cucinato? Forse non ho dato il bhoga alla divinità Bala Gopala. Che cosa ho fatto?In questo modo, Saci è confusa. Questo può essere visto come la sua ajnana, la sua ignoranza”. Allora, Sri Chaitanya manda qualche devoto da lei, dicendo: “Tu dici tutto questo a mia madre, “che nei giorni in cui si verificano tali cose, Io in realtà ci vado, e prendo il cibo dalla sua mano. Non è un sogno.

Ricordate questo a mia madre di questo e consolatela. Ditele che io vado da lei e prendo il prasadam cucinato da lei. Ricordatele che si è verificato questo“.

E’ dunque questo il significato del quarto verso di sintesi dalla Bhagavad-gita: con la sua misericordia Krishna rimuove le tenebre della separazione dai suoi devoti. E quelli che ci ricordano di Krishna, e quindi rimuovono l’oscurità nata dalla separazione da lui, sono i veri filantropi.

Essi stanno distribuendo la cura più elevata. Le gopi dicono a Krishna “Siamo sofferenti per queste fitte che vengono creato da te. Ma i messaggi circa i tuoi passatempi, ci danno la vita ed il sostentamento. Siamo ansiose di sentirli, e così possiamo sentire che stiamo riottenendo la nostra vita. Non c’è nessun altro farmaco, se non la tua assicurazione e consolazione: che sola può salvarci da questi spasimi del cuore ardente”. Questa è la loro dichiarazione nello SrimadBhagavatam (10.31.9):

tava kathamrtam tapta jivanam

kavibhir iditam kalmasapaham

sravana-mangalam srimad-atatam

bhuvi grnanti te bhurida janah

O Krishna, siamo sempre sofferenti in questo mondo, ma il solo sentire il nettare delle tue parole e passatempi, ci dà la vita e, come un sottoprodotto, rimuove tutte le nostre reazioni peccaminose. Questo tipo di ascolto è molto auspicioso e ci riempie di ricchezza spirituale. Coloro che consegnano questo messaggio di Dio, stanno compiendo la massima opera di soccorso per la società umana e sono in realtà i più grandi filantropi“.

Capitolo XII

Il Gayatri Mantra

Il significato del brahma gayatri deve portarci alle conclusioni dello Srimad-Bhagavatam. Il gayatri mantra e lo Srimad-Bhngavatam sono la stessa cosa. È vero succo del Vedanta-sutra. Lo Srimad-Bhagavatam è il complesso commento del gayatri:

artho’ yam brahma-sutranam

bharatartha-vinimayah

gayatri-bhasya-rupau’ sau

vedarthah paribrmhitah

(Garuda Purana)

Il significato del gayatri mantra deve essere in linea con lo Srimad-Bhagavatam. Se analizziamo come ciò sia possibile, potremo scoprire i gradini che portano dal gayatri mantra allo Srimad-Bhagavatam.

Quale è il significato del gayatri? La parola gayatri è la combinazione di due parole sanscrite: ganat (ciò che viene cantato) e trayate (concede la liberazione). Ciò significa “un particolare tipo di canzone che ci dà la liberazione, sollievo ed emancipazione”. II gayatri è conosciuto come veda-mata, la madre dei Veda. Ciò perché è il gayatri che ha prodotto l’intero Veda.

Se esaminiamo la conclusione vedica, partendo dal suo aforisma più condensato, fino alla sua espressione più estesa, troveremo che comincia con omkara: la sillaba vedica Om. Questa verità è espressa come gayatri-mantra, poi appare nella forma dei Veda e infine come Vedanta-sutra. Per ultimo, la conclusione vedica, è data nella sua più piena espressione nello Srimad-Bhagavatam. Dal momento che il significato, lo scopo della conoscenza vedica, continua su questa linea, il gayatri mantra deve per forza contenere in sé il significato dello Srimad-Bhagavatam – e cioè che la concezione di Krishna come Dio è la più elevata.

Questo deve essere il significato del gayatri mantra, ma il problema è come estrarre lo Srimad-Bhagavatamla concezione di Krishna – dall’interno del grembo del gayatri. Ho sentito che Jiva Goswami ha dato una sua interpretazione riguardo ciò, ma non ho potuto trovare dove fosse scritto. Ho sentito che egli estese il significato di gayatri, portandolo alla coscienza di Krishna. Ad ogni modo, mi si è risvegliata la tendenza a valutarne il significato nella concezione di Krishna.

Il significato generale del gayatri è di “quel canto che accorda la liberazione”. Il termine liberazione deve possedere qualche significato positivo. Liberazione non significa soltanto essere liberi dagli aspetti negativi, ma un raggiungimento positivo. Questo è il significato dato nello Srimad-Bhagavatam: hitvanyatha rupam svarupena vyavasthitihfinché e fintanto non otteniamo la posizione positiva più alta, la vera mukti, la vera liberazione non è compiuta. Il puro ritiro dal piano negativo non può essere definito liberazione. Hegel ha detto che lo scopo della nostra vita è l’autodeterminazione. Noi dobbiamo determinare la nostra funzione naturale nel tutto organico – non semplice emancipazione dal lato negativo, ma partecipazione nella funzione positiva nella sfera del servizio. Questo è considerato essere il raggiungimento più elevato della vita. Questo è lo scopo del gayatri.

La parola gayatri deriva da due radici sanscrite: ganat e trayate. Trayate indica un conseguimento positivo della tappa finale (svarupena vyavasthithih), mentre ganat indica non soltanto il suono, ma un suono musicale. Questo suono musicale ci concede la liberazione positiva più elevata, mostrata con il sankirtana di Sri Caitanya Mahaprabhu e con il canto del flauto di Sri Krishna. Il significato del brahma-gayatri-mantra è quello che segue. La prima parola è om. Om è il mantra – seme, che dentro di sé contiene tutto. Bhur è dove noi siamo adesso – Bhu-loka – il mondo della nostra esperienza. La successiva parola è buvah. Buvah è il mondo dell’acquisizione mentale, è il supporto, il bagaglio della nostra esperienza.

La nostra attuale condizione di esperienza è il risultato della nostra acquisizione mentale. Il fatto che noi siamo qui, nel mondo dell’esperienza, non è casuale; abbiamo acquisito questa posizione attraverso il nostro karma precedente. La sfera fisica, questo mondo attuale di esperienza, è solo il prodotto, il risultato, dei nostri impulsi mentali precedenti. Ed il mondo sottile del karma precedente, la sfera mentale, è conosciuto come Bhuvah-loka.

La parola successiva nel mantra è svah. Sopra Bhuvah-loka sta Sva-loka.

Il mondo mentale (Bhuvah-loka) significa approvazione e rifiuto: cosa fare e cosa non fare – “questo mi piace, questo non mi piace” – Svah-loka, comunque, è il livello della decisione, il mondo dell’intelligenza (Buddhi-loka). Il nostro intelletto ci dice, “vorresti ciò, ma non farlo, perché poi saresti un perdente”. Quel livello, il piano della ragione, è conosciuto come Svah-loka. In questo modo, questo mondo materiale è composto da tre strati generali: bhur, il mondo fisico, bhuvah, il mondo mentale e svah, il mondo dell’intelletto.

Ovviamente, un’analisi più dettagliata, ci mostrerebbe sette strati: Bhur, Bhuvah, Svah, Maha, Jana, Tapa, e Satyaloka. Di tutto ciò si è occupato dettagliatamente Sanatana Goswami nel Brhad-Bhagavatamrtam.

Qui, i sette strati, sono stati riassunti in tre livelli di esistenza, fisica, mentale e intellettuale. E questi tre livelli di esperienza sono stati riassunti in una parola: tat.

La parola successiva da considerare nel brahma-gayatri, è savitur. Savitur di solito indica surya, il sole. E sole significa, in modo figurato, ciò che illumina tutte le cose. I tre livelli grossolani e sottili di questo mondo, ci vengono mostrati da una luce speciale, savitur. Che cos’è? E’ l’anima. In realtà, il mondo non ci viene mostrato dal sole, ma dall’anima. Cosa ci dà la reale capacità di percepire e ci permette di vedere le cose grossolane? In realtà non è il sole che ci aiuta a vedere: noi vediamo con l’aiuto dell’anima. Ciò si trova nella Bhagavad-gita (yatha prakasayaty ekah krtsnam lokam imam ravih). L’anima ci esprime questo mondo, proprio come fa il sole.

Il sole può mostrare i colori ai nostri occhi, l’orecchio ci rivela il mondo dei suoni e la mano il mondo del tatto. Ma in verità nel centro c’è l’anima. È l’anima che dà la luce a questo mondo, che ci dà un giudizio sul nostro ambiente, il mondo della percezione. La percezione è possibile soltanto per merito dell’anima. Qui, la parola savitur, che di solito sta ad indicare il sole, può significare soltanto anima, perché l’anima, come il sole, ci mostra ogni cosa.

Tutti i sette strati della nostra esistenza – rappresentati da bhur, il livello fisico, bhuvah, il livello mentale, e svah, il livello intellettuale – qui sono stati riassunti in una entità: tat – “quello”.

“Quello” è mostrato dal sole, che in questo contesto indica l’anima. Qui anima è intesa come anima individuale. L’anima individuale è la causa del proprio mondo. Non che la mente è nel mondo, ma è il mondo ad essere nella mente. Berkeley disse che il mondo sta nella mente. Qui è spiegato che tutto viene visto con l’aiuto del sole. Se non c’è il sole, tutto è buio – nulla può essere visto. Quindi, senza la luce, niente può essere visto. E, in un senso più elevato, luce significa anima. L’anima è il soggetto e gli oggetti dell’anima sono i sette livelli di esperienza interni a questo mondo.

La parola successiva nel gayatri mantra è varenyam. Varenyam vuol dire pujya: adorabile, venerabile. Ciò indica che, sebbene all’interno di questo livello – il mondo oggettivo – l’anima sia il soggetto, c’è un’altra sfera che deve essere venerata ed adorata dall’anima, cioè l’area dell’Anima Suprema. Quel livello, degno di adorazione, d’esistenza trascendentale è conosciuto come bhargo. Bhargo significa area del super-soggetto, l’area dell’Anima Suprema ed è menzionato nel primo verso dello Srimad Bhagavatam: dhamna svena sada nirasta-kuhakam satyam param dhimahi. In questo primo verso, Srila Vyasadeva dice che qui egli si sta occupando di un altro mondo, la cui gloria originaria è così tanto grande che, per mezzo del suo stesso raggio, tutti gli equivoci sono respinti. Il soggetto è l’anima e il suo oggetto sono tutti questi mondi di esperienza. Ed il soggetto supremo è l’area venerabile che è superiore al soggetto – l’anima -, cioè l’area del super – soggettivo.

La parola bhargo significa “più sottile dell’anima” e “che occupa un posizione più importante dell’anima”. Pertanto ciò indica l’Anima Suprema, il Paramatma. In generale, naturalmente, la parola bhargo di solito vuole dire luce. Esattamente come un raggio-x può mostrarci quello che l’occhio comune non può vedere, così bhargo è svarupa-sakti: la luce più elevata e potente che ha la capacità di rivelare l’anima. E quell’energia – bhargo – a chi appartiene? Essa appartiene al deva. Qual è il significato della parola deva? Deva significa “colui che è bellissimo e gioioso”, cioè Sri Krishna: la Meravigliosa Realtà. Egli non è una sostanza indifferenziata, ma è pieno di lila, passatempi. Deva significa passatempi e bellezza messi insieme e ciò significa Krishna.

Il suo dominio è bhargo, brillante, ed è varenyam, venerato dalla jiva (anima). E qual è la natura della svarupa-sakti? È vaibhava, l’espansione di Srimati Radharani. Lei possiede la piena responsibilità ed energia per servire Krishna. Bhargo non ha minore importanza di vaibhava, l’espansione corporale di Srimati Radharani, che contiene tutto per il servizio di Krishna. Bhargo rappresenta Mahabhava, la metà predominata e Deva, Krishna, è Rasaraja, la metà predominante.

Nel gayatri mantra, noi siamo invitati, bhargo devasya dhimahi: “Venite e meditate”.

Quale tipo di meditazione è possibile sul piano della devozione? Non astratta meditazione, ma coltivazione del servizio, krishnanusilanam. Dhimahi significa “prendere parte al flusso spontaneo, la corrente di devozione a Vrndavana”.

E quale sarà il risultato (dhiyo yo nah pracodayat)? La nostra capacità di coltivare sarà incrementata. Poiché serviamo, una capacità maggiore e buona volontà di servire ci verranno dati in cambio – qualcosa come gli interessi aggiunti al capitale in banca (dasa kari’ vetan more deha prema-dhana). In questo modo il nostro principio di dedizione aumenterà sempre più. Dhimahi significa aradhana, adorazione. Non può che essere spiegata se non nei termini di aradhana, puja, seva – adorazione, venerazione, servizio amorevole.

La parola dhi deriva dalla parola buddhi, che generalmente vuole dire ciò che coltiviamo con l’aiuto della nostra intelligenza. Però, qui, dhi indica l’intelligenza degna di venerazione che scende su questo piano per aiutarci a coltivare il servizio. Quindi dhimahi non vuole dire meditazione astratta, ma servizio devozionale. Questo è il significato fondamentale del gayatri mantra.

Gayatri, il canto per la liberazione, vuole dire anche sankirtana. Il kirtana è anch’esso cantato ed anche ci migliora, spingendoci verso la meta più alta. Il sankirtana di Sri Caitanya Mahaprabhu ci ripristina nella nostra posizione di servizio più elevata. Così il brahma gayatri, in riferimento a Mahaprabhu, ricopre il significato di krishna-kirtana. E poi si raggiunge Vrndavana e il flauto-kirtana.

Quando entriamo a Vrndavana, troveremo che il dolce suono del flauto di Krishna aiuta tutti i servitori di Krishna ad impegnarsi nei loro rispettivi compiti. Quando il flauto viene suonato, allora le gopi e gli altri, udendo il suono del flauto, si accingono ai rispettivi impegni. Durante la notte le gopi correranno al fiume Yamuna pensando: “Oh, Krishna è lì”. E quando Yasoda sente il suono del flauto di Krishna, pensa: “Mio figlio si trova lì. Verrà presto a casa”. In questo modo, il suono del flauto impegna tutti i servitori del Signore nelle loro rispettive posizioni, e li stimola ad essere consci del loro servizio. Nel mio commentario in sanscrito relativo al gayatri mantra, ho scritto dhiraradhanam eva nanyaditi tad radha-padam dhimahi: Tutti gli altri servizi sono rappresentati pienamente da Radhika. Come i rami di un albero, tutti fanno parte di Lei.

Madhura rasa è il principale, o mukhya-rasa, la combinazione di tutti i rasa. Srimati Radharani è Mahabhava – Lei rappresenta la completa attitudine al servizio.

Il canto del flauto di Sri Krishna, espresso come gayatri mantra, ci fa ricordare e ci impegna nel nostro servizio. E qual è il nostro servizio? Il nostro servizio è di arrenderci al servizio di Srimati Radharani – di accettare i suggerimenti di Radharani. Il gayatri mantra ci stimola a fissare la mente sui piedi di loto di Srimati Radharani e di obbedire ai suoi ordini. Lei è la piena rappresentante dell’intero settore del servizio. Quindi, cercare di impegnarci al Suo servizio, ai suoi ordini – accettare le Sue direttive e ubbidirLe – questo è il servizio a Sri Radha.

In questo modo, il significato del gayatri mantra ci ha condotto a radhadasyam, autodeterminazione (svarupena vyavasthitih).

Allo stesso tempo, le rappresentazioni parziali contenute nei vatsalya e sakhya rasa, sono anch’esse parte integrante del gusto originale dell’amore coniugale, madhura rasa. I devoti vatsalya-rasa serviranno Nanda e Yasoda, i devoti sakhya-rasa serviranno Sridama e Sudama, ma alla fine, l’intero sistema, che converge in una unica concezione, è incluso in Srimati Radharani.

Radha-dasyam, il servizio di Srimati Radharani, è il significato conclusivo da estrarre dal gayatri mantra. Questo è il fine supremo della nostra vita. Non può essere altrimenti. Lo Srimad-Bhagavatam è la conclusione finale, o completo teismo estratto dai Veda, dalle Upanisad e da molte altre scritture. Tutte le verità rivelate raggiungono il loro apice, la loro posizione più elevata, nella concezione data dallo Srimad-Bhagavatam. Inoltre, lo Srimad Bhagavatam, ci insegna che la realizzazione più elevata, l’autodeterminazione, deve essere trovata nel servizio di Srimati Radharani – poiché sotto la Sua guida possiamo servire Sri Krishna. Dobbiamo mettere tutte le nostre energie a Sua disposizione e gli stessi devoti al Suo servizio. Lei sa realmente come servire Krishna. Aspiriamo ad una diretta connessione con il suo servizio.

Qual è, allora, il significato più profondo e il proposito della parola “bhargo”?

Bhargo vai vrsabhauja-atma-vibhava-eka-aradhana-sri-puram. Bhanu indica il sole, o “colui che ci mostra attraverso la luce”.

Radharani è la figlia di Vrsabhanu. Perciò ho scelto la parola bhanu. A rappresentare la Sua propria personale estensione, ho usato la parola vaibhava. Vaibhava significa “ciò che viene alla luce” o “espansione del sé”. Prabhava è la rappresentazione centrale e vaibhava è l’espansione esterna. Il punto centrale di svarupa-sakti è Srimati Radharani, e l’intera svarupa-sakti è la Sua stessa espansione.

La città del Suo bellissimo servizio è questo, il paese, la dimora del suo bellissimo servizio è l’intera svarupa-sakti. Come i raggi di luce si espandono dal sole, così l’intera potenza svarupa-sakti è una espansione della persona di Mahabhava, Sri Radhika.

Lei ha sviluppato se stessa in una immensa area di brillantezza, di energia interna e da lì offre servizio al Suo Signore. Tutte queste cose necessarie scaturiscono da lei. Per aiutarla a servire il suo Signore, sono venute fuori tutte. Quando tutta l’energia interna si condensa in una forma concisa, essa è Mahabhava, Radharani. E quando Radharani vuole servire, Lei si espande in illimitati modi diversi. Inoltre, con qualche aiuto di Baladeva e Yogamaya, il mondo spirituale intero, Vrndavana, Mathura e Vaikuntha inclusi, si evolvono per assistere Srimati Radharani nel suo servizio a Sri Krishna.

In questo modo, ho dato una spiegazione del radha-dasyam, inteso come significato del gayatri mantra, e inoltre ho cercato di mostrarlo con i versi sanscriti.

Nitai Gaura Haribol