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Sri Siksastaka


Sri Siksastaka

Otto Meravigliose Istruzioni

di Sri Caitanya Mahaprabhu

Traduzione letterale e letteraria dei versi di

Sua Divina Grazia

A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Acarya-fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna

Commento “Sri Sanmodana Bhasyam” di

Srila Bhaktivinoda Thakura

Spiegazioni di

Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Gosvami

Indice

Verso Uno

Traduzione

Sri Sanmodana Bhasyam

Il sentiero del servizio devozionale è la via suprema

La filosofia di Sri Caitanya

II concetto personale e il concetto impersonale di Dio

L’analogia dei sole

Simultaneamente uno e differente

La jiva e il Signore Supremo

Pulire lo specchio della coscienza

La foresta in fiamme del samsara

Il puro loto della dedicazione al Signore

Acquisire la propria forma eterna

Un oceano di felicità in continua espansione

La felicità spirituale è completamente pura

Il santo nome è sempre vittorioso

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Avvicinarsi al Supremo

Japa, kirtana e sankirtana

Le sette perfezioni del canto

1) Pulisce lo specchio del cuore

2) Protegge il devoto dall’esistenza materiale

3) II santo nome proclama la benedizione più elevata

4) La fonte di tutta la conoscenza trascendentale

5) Espande l’oceano di felicità

6) Cura la malattia dell’esistenza materiale

7) L’ingrediente essenziale di ogni attività devozionale

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya

Verso Due

Traduzione

Sri Sanmodana Bhasyam

II santo nome è assolutamente potente

Le dieci offese al santo nome

L’antidoto per il namaparadha

Il canto senza offese conduce all’attrazione e a prema

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Due tipi di santo nome

Le cause della sofferenza materiale

Il santo nome è la cura per le miserie materiali

Come cantare senza offese

Liberazione dalla sofferenza

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya

Verso Tre

Traduzione e Sri Sanmodana Bhasyam

Più umile di un filo d’erba

Più tollerante di un albero

Liberarsi dal falso prestigio

Offrire ogni rispetto agli altri

II successo più elevato

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Come evitare il namaparadha

Le glorie dell’umiltà

Un puro devoto é fedele al suo guru

Le istruzioni di Sri Caitanya Mahaprabhu

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya

Verso Quattro

Traduzione e Sri Sanmodana Bhasyam

Dissipare l’ombra della bhakti

II re dell’educazione

La vittoria dipende dalla volontà del Signore

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Il pancopasana è una forma di impersonalismo

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya

Verso Cinque

Traduzione e Sri Sanmodana Bhasyam

Attraversare l’oceano dell’esistenza materiale

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Ulteriore sviluppo della devozione

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya

Verso Sei

Traduzione e Sri Sanmodana Bhasyam

Nove sintomi di bhava

Sintomi estatici di bhava-bhakti

Otto sintomi estatici più importanti

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Il canto dei santi nomi secondari non dà origine a prema

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya

Verso Sette

Traduzione e Sri Sanmodana Bhasyam

Rasa – relazione estatica con Krsna

Sviluppo dei rasa

Maha-bhava – la perfezione dell’estasi

Profondi sentimenti di separazione

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Il sentimento di separazione provoca l’estasi

I gaura-nagari si dilettano nel godimento dei sensi

I puri devoti prendono rifugio nella separazione

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya

Verso Otto

Traduzione e Sri Sanmodana Bhasyam

Completo abbandono al Signore

Prema è l’unico risultato della bhakti

La separazione dal Signore è fonte di esultanza

La preminenza del Sri Siksastaka

L’avvento di Sri Caitanya Mahaprabhu

L’infanzia e la giovinezza di Sri Caitanya

Iniziazione all’amore per Dio

I divertimenti finali di Sri Caitanya

Gli insegnamenti di Sri Caitanya

Benedizioni per coloro che leggono Sri Siksastaka

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

La perfezione del servizio a Srimati Radharani

L’essenza del Sri Siksastaka

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya

Verso Uno

ceto-darpana-marjanam bhava-maha-davagni-nirvapanam sreyah-kairava-candrika-vitaranam vidya-vadhu jivanam anandambudhi-vardhanam prati padam purnamrtasvadanam sarvatma-snapanam param vijayate sri-krsna-sankirtanam

cetah: il cuore; darpana: lo specchio; marjanam: che pulisce; bhava: del­l’esistenza materiale; maha-davagni: la foresta in fiamme; nirvapanam: che spegne; sreyah: della fortuna; kairava: il loto bianco; candrika: i raggi della luna; vitaranam: che diffonde; vidya: di ogni cultura; vadhu: la moglie; jivanam: la vita; ananda: della felicità; ambudhi: l’oceano; vardhanam: che aumenta; prati padam: a ogni istante; purna-amrta: del perfetto nettare; asvadanam: cha dà il gusto; sarva: per tutti; atma­snapanam: il bagno dell’anima; param: trascendentale; vijayate: che ci sia vittoria; sri-krsna-sankirtanam: per il canto collettivo del santo nome di Krsna.

Traduzione

POSSA IL CANTO DEL SANTO NOME DI SRI KRSNA, che può purificare lo specchio del cuore e mettere fine alle sofferenze della foresta in fiamme dell’esistenza materiale, essere vittorioso. Questo canto è la luna crescente che diffonde il loto bianco della fortuna per tutti gli esseri viventi. E’ la vita e l’anima di ogni conoscenza. Il canto del santo nome di Krsna espande il felice oceano della vita trascendentale. Tale canto ha su ognuno un effetto rinfrescante, e permette di gustare fino in fondo il nettare, in ogni istante.

Sri Sanmodana Bhasyam

Nell’iniziare il Sri Sanmodana Bhasyam, il commento ai versi Siksa­staka di Sri Caitanya Mahaprabhu, offriamo dapprima i nostri umili omaggi al Signore, che Si manifesta eternamente in compagnia dei Suoi eterni associati, il Pancatattva.

II sentiero del servizio devozionale è la via suprema

II sentiero del servizio devozionale è la più alta perfezione della vita ed è il fine ultimo di tutte le scritture Vediche. Applicando ripetutamente la sua elevata intelligenza per compiere una ricerca tra le scritture Vediche Brahma aveva scoperto che il metodo migliore da seguire per coltivare la realizzazione spirituale consiste nel risvegliare il proprio attaccamento d’amore al Signore Hari, il Signore Supremo nel cuore di ogni essere. Questa conclusione filosofica stabilisce in modo inequivocabile la supremazia del servizio devozionale nei confronti delle attività interessate, della speculazione intellettuale e di molti altri processi­. Il puro amore devozionale per Dio è irraggiungibile senza una grande fede e un intenso desiderio di assaporare i divertimenti del Signore dolci come il nettare, e senza una profonda comprensione delle verità esoteriche riportate nelle scritture. Ma anche se vi è una fede profonda, non è possibile discorrere sugli argomenti trascendentali del Signore Supremo senza l’associazione delle persone sante, perchè questa attività è parte integrante dei metodi dell’ascolto e del canto nell’ambito del servizio di devozione.

Lo Srimad Bhagavatam lo conferma:

“Solamente nell’associazione dei Miei puri devoti le discussioni sulle Mie glorie trascendentali diventano spiritualmente efficaci e fanno nascere nel più profondo del cuore sentimenti di amore devozionale”.

Queste citazioni mettono in risalto le virtù dell’associazione santa, perchè il santo nome del Signore, la Sua forma, le Sue qualità e le Sue attività sono glorificati in modo perfetto quando siamo circondati della giusta compagnia. Sri Caitanya Mahaprabhu discute particolarmente di queste glorie nei Suoi insegnamenti.

Nella quarta riga di questo primo sloka, la parola param denota il processo del canto del santo nome di Krsna, che naturalmente è infinita­mente purificatore, ed è perciò la forma di benedizione più elevata. Il canto dei santi nomi di Krsna mantiene la sua posizione preminente in tutti i differenti stadi del progresso spirituale, iniziando da sraddha (fede), sadhu sanga (associazione di persone sante), bhajana-kriya (servizio di devozione nella pratica), e così via. Occorre tener presente che il canto condotto in un puro sentimento devozionale non è mai da confondersi con il facile sentimentalismo o con il canto pseudo-devozio­nale.

La filosofia di Sri Caitanya

In questi versi dello Siksastaka, Sri Caitanya Mahaprabhu ha spiegato i principi di sambandha, abhidheya e prayojana, o la nostra eterna relazione con Dio, il metodo con il quale possiamo ravvivare tale relazione, e la natura stessa di questa relazione, intesa come il fine e la necessità ultime di ogni essere vivente. Il presente commento si propone di trattare brevemente queste conclusioni filosofiche. Sri Caitanya Mahaprabhu stesso, la Suprema Personalità di Dio, servito con amore dai Suoi puri devoti, afferma: “Glorifichiamo in modo particolare il canto collettivo del santo nome del Signore”.

II concetto personale e il concetto impersonale di Dio

Ascoltate come il canto del santo nome risulti sempre vittorioso anche nel mondo materiale, creazione dell’energia esterna del Signore. Le scritture enfatizzano l’aspetto assoluto e non-duale della Verità Assoluta. Leggiamo negli sruti-sastra: “Soltanto l’Uno, sostanza non-duale (il Dio supremo) esisteva prima della creazione”. E ancora: “Non esiste alcuna varietà all’infuori del brahman non-duale”. Queste citazioni stabiliscono essenzialmente l’aspetto impersonale, onnipervadente della Verità Assoluta, mentre l’aforisma “tutto è brahman” in realtà sottolinea il principio secondo cui l’eterna e suprema Verità Assoluta è personale e differen­ziata.

Com’è possibile dimostrare ciò? Prendendo in considerazione simultaneamente il concetto del personalismo differenziato e quello dell’impersonalismo non differenziato, risulterà percettibile in misura preminen­te l’aspetto personale, mentre l’aspetto impersonale non può essere percepito a causa della sua natura non differenziata. Laspetto personale della Verità Assoluta è quindi predominante. Il nostro guru nell’ambito delle conclusioni filosofiche, Srila Jiva Gosvami, afferma che L’Uno, la Verità Assoluta, si manifesta eternamente in quattro aspetti: la Sua forma originale trascendentale, la Sua potenza esterna e onnipervadente, gli esseri viventi e come fonte originale di ogni esistenza.

 

L’analogia del sole

Questa analogia è simile ai quattro aspetti del sole: il dio del sole, il disco solare, la luce solare e il riflesso dei raggi del sole sulle altre super­fici. Il punto da sottolineare qui è che Dio soltanto è la Suprema Verità Assoluta, saktiman, l’unica fonte di tutte le potenze o energie. Sebbene il commento di Sripad Sankaracarya sul Brahma-sutra propende per l’aspetto non differenziato nella relazione esistente tra la fonte dell’energia, saktiman, e l’energia stessa, sakti, i Veda così concludono (Svetasvatara Upanisad 6.8): “La Suprema Verità Assoluta Si manifesta in forme illimitate, e le Sue potenze sono infinite”. Ciò dimostra che l’inconcepibile Verità Assoluta compie azioni che appaiono paradossali e con­traddittorie. La differenza, eterna ed essenziale, tra l’energia e la fonte stessa dell’energia è la risultante di una conclusione inevitabile, un principio conclusivo che non può essere confutato in modo soddisfacente attraverso le teorie avanzate dalla scuola filosofica del monismo, o kevala-advaita-vada.

L’Assoluto Potente, o la Verità Suprema, Si manifesta in tre cate­gorie: sotto forma della Sua potenza interna, sotto forma della Sua poten­za marginale, e sotto forma della Sua potenza esterna. Egli manifesta pienamente la Sua natura assoluta o l’infinita dimora trascendentale mediante la Sua energia interna spirituale. E in qualità di possessore di ogni espansione energetica, Egli Si manifesta eternamente come la Suprema Personalità di Dio. Allo scopo di facilitare lo svolgimento dei Suoi divertimenti, la Sua potenza interna manifesta i pianeti Vaikuntha nel mondo spirituale. La potenza marginale, o l’essere vivente eterno, paragonato a un raggio di sole – scintilla infinitesimale – è parte integrante della Verità Assoluta e perciò non differente da Esso. L’energia esterna, o maya, rappresenta invece soltanto il riflesso di questa eterna dimensione spirituale, e agisce da sfondo nell’ambito delle differenti situazioni mondane per le quali l’anima condizionata prova ancora attrazione.

Simultaneamente uno e differente

L’essere vivente, o energia marginale, e Vaikuntha, o la trascendenza, sono quindi simultaneamente differenti e non differenti dal Signore Supremo. La jiva continuerà a rimanere un residente dei pianeti spirituali fintanto che prenderà completo rifugio nel Signore Supremo, ma nel momento in cui essa dimentica l’innata conoscenza spirituale in relazione al Signore Supremo, la jiva verrà situata all’esterno della dimora trascendentale del Signore. La jiva è paragonata a un raggio di sole, ma sotto l’effetto della nuvola di maya, o energia illusoria, la sua posizione condizionata si tra­muta in uno stato di esistenza che non le pertiene, e che perciò è innaturale. La jiva esiste allo scopo di entrare a far parte dei divertimenti trascendentali del Signore Supremo, ma l’influsso della sua natura marginale la rende vulnerabile, e la può indurre a rimanere dominata dal­l’influenza di maya, costringendola a soffrire le miserie provocate dalla nascita e dalla morte ripetute. Tuttavia, non appena la scintilla spirituale individuale risveglia la sua natura originale, la densa foschia dell’ignoranza, o maya, si dissipa, e l’interminabile sofferenza della nascita e della morte ripetute giungerà a termine permettendo così alla jiva di assumere nuovamente la sua vera identità spirituale.

L’associazione pura delle persone sante agisce sulla jiva con effetti miracolosi. Essa arriva a sviluppare gusto e interesse per la conoscenza delle scritture e attrazione per l’infinitamente affascinante Signore Supremo. L’anima risvegliata, situata nella sua posizione originale naturale, giungerà a qualificarsi per poter entrare negli scambi d’amore coniugale con il Signore. La fede sincera è il fattore che induce una persona a ricer­care un’autentica associazione di personalità sante e successivamente an­che il rifugio di un maestro spirituale autentico, dal quale potrà ascoltare il vero significato delle scritture rivelate. Dopo aver ascoltato con sottomissione, potrà iniziare il processo del canto e gradualmente, man mano che la sua natura originale verrà messa in rilievo, la jiva spiritualizzata potrà trionfare sull’energia illusoria, maya. Tale è, in breve, il beneficio supremo collegato al canto del santo nome del Signore: solamente il canto può pulire efficacemente il cuore (ceto-darpana-marjanam) e consentire infine alla jiva di conseguire i sette tipi di perfezione.

 

La jiva e il Signore Supremo

Il verso che inizia con ceto-darpana-marjanam descrive la natura trascendentale e originale della jiva. Come spiega Srila Jiva Gosvami, la jiva è parte integrante della Suprema Verità Assoluta, l’Origine Suprema di ogni energia, l’aggregato complessivo di tutte le anime spirituali. Come un raggio di sole, la jiva appartiene alla stessa natura spirituale del Supre­mo, anche se la sua dimensione, paragonata a quella del Signore, rimane sempre infinitesimale. Srila Baladeva Vidyabhusana ha analizzato Dio come l’infinito Signore Supremo, e la jiva come particella infinitesimale del Signore stesso. Il Signore Supremo possiede eternamente nella loro perfetta pienezza tutte le qualità trascendentali, e il Suo puro ego si mani­festa sotto forma della conoscenza Assoluta e del conoscitore. Similmen­te, anche la jiva dispone della conoscenza trascendentale e del puro ego, seppure solo parzialmente. Questo è logico, dal momento che qualità come la luce e il calore presenti nel sole sono riscontrabili anche nei raggi solari.

Il Signore Supremo è perciò pienamente indipendente; inoltre, possie­de e personifica tutte le qualità trascendentali. Essendo l’origine di tutto ciò che esiste, Egli soltanto crea e mantiene il mondo materiale, sebbene solo parzialmente Egli entra nella natura materiale e la controlla. Il Signore è il ricettacolo di ogni felicità spirituale, e da sempre assapora la Sua personalità spirituale. Egli distribuisce il nettare del puro amore per Dio attraverso il puro servizio di devozione. In realtà, Egli incoraggia tutti gli esseri viventi a gustare questo dolce nettare. Gli innumerevoli esseri viventi si dirigono lungo differenti livelli di esistenza: talvolta eternamente condizionati, oppure eternamente liberati. Quando la jiva rifiuta il Signore Supremo, essa è costretta a rimanere costantemente attratta dalla mate­ria. Tuttavia, se decide di cercare il rifugio del Signore, il velo di maya che separa la jiva dalla propria identità eternamente trascendentale si sol­leverà definitivamente, e la jiva potrà essere così riportata alla sua pura coscienza originale.

Pulire lo specchio della coscienza

Risulta evidente che la jiva è infinitesimale, e la sua natura trascen­dentale è caratterizzata da ego puro, anima pura e forma pura. Tale natura, tuttavia, rimane contaminata dall’ignoranza non appena la jiva si allontana da Dio e prende in considerazione l’eventualità di godere dell’energia materiale. Perciò l’anima è stata paragonata ad uno specchio: proprio come non è possibile osservare il proprio viso su uno specchio ricoperto di polvere, così non è possibile osservare il nostro vero volto sullo specchio della coscienza quando essa è ricoperta dalla polvere dell’ignoranza. Iniziando a compiere il servizio di devozione, particolar­mente il canto e l’ascolto dei sacri nomi e divertimenti del Signore Supre­mo Sri Krsna sotto il diretto controllo della Sua potenza di piacere spirituale (hladini), la contaminazione materiale e l’ignoranza vengono completamente sradicati. In tal modo la coscienza pura della jiva, che è una funzione del suo puro ego, può manifestarsi e la jiva sarà in grado di vedere con assoluta chiarezza i cinque principi fondamentali dell’esisten­za riflessi sullo specchio del suo puro ego: il Signore Supremo, la jiva, prakrti (natura), kala (tempo) e karma (azione e reazione). Il riflesso della propria identità originale potrà essere così osservato sullo specchio della sua pura coscienza senza alcuna distorsione. Ciò l’aiuterà a conoscere la sua vera religione e la sua autentica natura di eterno servitore del Signore. Nel momento in cui si diventa veramente esperti nel servire il Signore, la propensione della jiva di godere della natura materiale si trasformerà in un’attitudine al servizio colma di amore e di devozione.

La foresta In fiamme dei samsara

Il significato del termine bhava è il seguente: la jiva è soggetta alle nascite ripetute di questo mondo, e si tratta di un ciclo continuo di nascita e morte ripetute chiamato maha-davagni, o foresta in fiamme, un’immane conflagrazione che non può essere estinta in alcun modo se non attraverso il canto collettivo del santo nome di Krsna. A questo punto può sorgere un dubbio: quando si è illuminati in merito al proprio sva-dharma, o la nostra eterna ed intrinseca natura ed occupazione, esiste la possibilità di abbandonare il canto del santo nome di Krsna? La risposta è no, non accade mai. Il canto del nome di Dio è lo sva-dharma dell’anima. La frase sreyah-kairava-candrika-vitaranam, che descrive il santo nome, introduce in modo particolareggiato il significato di eterna attività del­l’anima spirituale nella sua originale condizione spirituale.

II puro loto della dedizione al Signore

La jiva che è stata ridotta in schiavitù dall’azione di maya preferisce rimanere in tale posizione per godere della vita materiale, e questo desiderio letteralmente lega la jiva al ciclo di nascita e morte ripetute. Ciò costituisce la causa originale delle tre miserie dell’esistenza materiale. L’anima spirituale, tuttavia, può conseguire il beneficio più alto quando rimane disgustata dal godimento materiale, e dedica nuovamente il suo tempo e la sua energia al servizio d’amore a Sri Krsna. Tale benedizione è paragonata alla fioritura di un bocciolo del fiore di loto bianco. Proprio come i raggi rinfrescanti della luna hanno il potere di indurre i bianchi fiori di loto alla fioritura, così i raggi del dolce sentimento suscitato dal canto del santo nome ravviva i languidi petali del loto pieno di benedizioni per la jiva. Secondo l’adagio, “La devozione fa nascere la devozione”, occorre seguire i principi elementari della bhakti: cantare e ascoltare ripetutamente fino all’apparire dei primi raggi di luce della pura devozione nel cuore della jiva sincera e fiduciosa. L’esempio citato del canto pubblico paragonato alla luna è alquanto appropriato: il fiore di loto ancora chiuso si risveglia alla piena fioritura quando viene accarezzato dai raggi rinfrescanti della luna, e similmente il santo nome diffonde i raggi di bhava, l’attrazione spontanea per il Signore Supremo. Bhava è l’essenza di hladini, che penetra il cuore della jiva. Rati,o l’amore spiri­tuale erotico, illumina a quel punto la sua coscienza, elargendo alla jiva la più alta forma di benedizione. Questo è ciò che s’intende per “la luna crescente che diffonde il loto bianco della fortuna per tutti gli esseri viventi”.

 

Acquisire la propria forma eterna

A questo punto potrebbe sorgere una domanda pertinente: a quale stadio evolutivo della coscienza corrisponde l’acquisizione della pura iden­tità spirituale (sva-dharma) da parte di una persona che ha raggiunto il livello della pura devozione? Sri Caitanya Mahaprabhu risponde affermando, vidya-vadhu jivanam, “la vita di ogni conoscenza trascen­dentale”. La sakti del Signore Supremo si presenta in due aspetti: vidya, o conoscenza, e avidya, o ignoranza. La svarupa-sakti di Sri Krsna, o la potenza interna spirituale, è detta vidya, mentre la Sua potenza esterna, maha-maya, è detta avidya. Ed è quest’ultima ad essere incaricata della creazione materiale e che ricopre la svarupa dell’anima. Non appena i primi raggi della pura devozione appaiono infine sull’orizzonte del cuore, il sadhaka che segue sinceramente il metodo del canto e dell’ascolto vedrà la potenza dell’avidya eclissarsi grazie all’intercessione di bhakti-devi, la dea del puro servizio di devozione, la quale sradica ogni desiderio materiale indesiderato che impedisce il servizio al Signore. Infondendo la conoscenza spirituale nell’anima, Ella distrugge le coperture grossolane e sottili della jiva, permettendole di manifestare contemporaneamente la propria forma spirituale originale al punto da ottenere la forma di una gopi, ad esempio, se la sua proclività spirituale si immedesima nel sentimento coniugale. Ciò dimostra che il nome di Krsna è la vita stessa della conoscenza trascendentale, vidya-vadhu jivanam. La svarupa-sakti è stata spesso descritta come la moglie di Krsna. Il termine sanscrito “vadhu”, infatti, significa “moglie”.

Un oceano di felicità in continua espansione

Quando il corpo grossolano e sottile delle anime spirituali viene completamente distrutto, la jiva si trova nuovamente situata nella sua purezza originale. Sebbene la jiva sia anu, infinitesimale, la felicità che le è propria non è così ridotta. Per risolvere questo equivoco, Sri Caitanya Mahaprabhu aggiunge: anandambudhi-vardhanam, “un oceano di felicità in continua espansione”. In altre parole, il santo nome del Signore espande senza fine la felicità spirituale inerente all’anima, la quale può così stabilirsi in uno dei sentimenti spirituali: dasya, sakhya, vatsalya o madhurya (servizio, amicizia, affetto parentale e amore coniugale). Situata nel suo eterno sentimento spirituale, la jiva inizia ad assaporare nettare, illimitatamente, ad ogni passo della sua relazione trascendentale e dei suoi scambi di emozioni d’amore con il Signore Supremo. L’affascinante bellezza, le qualità divine e i divertimenti sublimi del Signore Supremo Sri Krsna sono eterni ed infinitamente estatici. La pura jiva, inebriata con il prema divino, beve ripetutamente questo dolce nettare, eppure la bellezza affascinante del Signore mantiene costan­temente una freschezza sempre nuova, e questa ambrosia verrà assaporata senza fine in modi sempre nuovi e unici nel loro genere.

La felicità spirituale è completamente pura

A questo punto può sorgere ancora un’altra domanda: è possibile che la felicità di cui abbiamo ora parlato possa scaturire da qualche motivazione personale, diventando così contraria al principio del puro amore spirituale? Se è così, com’è possibile definire la felicità della jiva incondizionatamente pura e spirituale? Sri Caitanya Mahaprabhu, nel dissipare ogni possibilità di dubbio o confusione a riguardo, usa l’espressione sarvatma-snapanam: la felicità della coscienza di Krsna è completamente pura e perfettamente. libera da ogni desiderio di soddisfazione personale. Ciò significa che nel corso naturale del puro servizio di devozione, è possibile ottenere la posizione di servitrice di Srimati Radharani, che personifica lo zenit del mahabhava, o le vette insuperabili dell’esultazione. Rimanendo impegnata al Suo servizio, la jiva entra a far parte dei divertimenti coniugali con il Signore assaporando illimitate estasi di felicità. Questo metodo sublime non è minimamente toccato nemmeno dalla più piccola traccia di lussuria egocentrica o di intemperanza insaziabile. L’espressione in esame indica inoltre che a questo stadio di felicità perfetta il cuore della jiva non può essere contaminato dalla sayujya-mukti, il desiderio di fondersi nel Signore, e nemmeno dalle impurità di gratificazione egocentrica.

II santo nome è sempre vittorioso

Possa il canto del santo nome di Krsna essere sempre vittorioso, poichè esso è ornato delle sette qualità trascendentali. E’ la per­sonificazione dell’eternità, è la conoscenza., ed è la più alta felicità, immerso nei meravigliosi e molteplici divertimenti d’amore di Sri Sri Radha e Krsna. La Sri Caitanya Caritamrta afferma (Antya-lila, 20.11-13):

“Col semplice canto del santo nome di Sri Krsna ci si può liberare da tutte le abitudini indesiderabili. Questo è il metodo per evocare ogni buona fortuna e dare inizio al flusso delle onde d’amore per Krsna.

“Recitando il canto collettivo del mantra Hare Krsna, è possibile distruggere la condizione colpevole dell’esistenza materiale, purificare il cuore contaminato e risvegliare tutte le diverse forme di servizio devozionale.

“Il risultato di questa recitazione è il risveglio del nostro amore per Krsna e la possibilità di gustare la felicità trascendentale. Esso permette infine di ottenere la compagnia di Krsna e l’impegno nel Suo servizio di devozione, come se ci s’immergesse in un grande oceano d’amore”.

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Vi sono innumerevoli metodi per compiere il servizio di devozione; lo Srimad Bhagavatam e l’Hari-bhakti-vilasa ne hanno descritti nu­merosi. In generale, i sessantaquattro aspetti del servizio devozionale sono considerati i processi o le discipline più importanti del bhakti yoga. Essi sono raggruppati sotto le categorie di vaidhi-bhakti (servizio di devozione in accordo alle regole) e raganuga-bhakti (servizio di devozione spontaneo). Nello Srimad Bhagavatam, Prahlada Maharaja glorifica in modo particolare il puro servizio di devozione spontaneo. Sri Gaurasundara af­ferma: “Il canto collettivo del santo nome del Signore è la forma più perfetta di servizio devozionale”.

Avvicinami al Supremo

Coloro che sono esperti nella scienza trascendentale della Verità Assoluta, hanno definito la suprema sostanza non-duale come brahman, a cui si giunge, nello stadio preliminare di realizzazione, attraverso il cammino del jnana. Quando la comprensione della Verità Assoluta si sviluppa ulteriormente nel suo aspetto di eternità, essa è definita paramatma, o Anima Suprema. Nella piena e completa manifestazione delle sue potenze e della sua natura trascendentale, fatta di conoscenza, eternità e felicità, la Suprema Verità Assoluta è nota come Bhagavan. Bhagavan, o la Suprema Personalità di Dio, è detto Vasudeva, quando Egli manifesta le Sue supreme opulenze, e Krsna quando riveste le Sue opulenze con il dolce sentimento coniugale. Sri Narayana stabilisce relazioni con i Suoi devoti secondo due sentimenti devozionali principali o rasa, mentre Sri Krsna rimane il centro dell’adorazione in tutti i cinque rasa. Sri Balarama la manifestazione di Krsna vaibhava prakasa, manifestata in rapporto alle Sue straordinarie qualità, è il Supremo Signore di Vaikunthaloka, ove Egli risiede eternamente manifestandoSi nelle Sue espansioni catur­vyuha.

Japa, kirtana e sankirtana

Il japa vero e proprio è possibile soltanto nella mente. Solo così si potrà ottenere la perfezione desiderata. Il canto compiuto con il movi­mento delle labbra in modo che si possa sentire è detto kirtana; è più efficace del japa e dona il più grande beneficio a colui che l’ascolta. San­kirtana significa “kirtana completo”: eseguendo il sankirtana, non è necessario compiere nessun’altra attività devozionale. Il kirtana parziale o incompleto del santo nome di Sri Krsna non è allo stesso livello del sankirtana. Il canto imperfetto del nome di Krsna non è in grado di determi­nare negli esseri viventi il cambiamento ottimale necessario a dare un’im­pronta spirituale alla loro vita. Questo tipo di canto li indurrà a dubitare dell’efficacia e della potenza del kirtana. Perciò sia vittorioso il perfetto e com­pleto canto del santo nome di Krsna.

Le sette perfezioni del canto

La conoscenza che si può sviluppare su un soggetto materiale mondano, è frammentaria. Nel mondo spirituale, invece, Sri Krsna è il soggetto ultimo ed essendo trascendentale, tale piattaforma rimane per sempre incontaminata dalla natura materiale. Discutendo di questi argomenti tra­scendentali, o di Sri Krsna, si può raggiungere una perfezione situata al di là della mondanità. Sette di tali perfezioni, legate specificamente al canto del santo nome di Krsna, sono menzionate in questo sloka.

1) Pulisce lo specchio del cuore

Cantare il nome di Sri Krsna pulisce lo specchio del cuore contaminato dell’anima condizionata. In tale situazione, il cuore è interamente ri­coperto dalle tre contaminazioni: desideri materiali, spirito di godimento e attività atee. II metodo più efficace per pulire e liberare il cuore da tutte queste impurità consiste nel cantare il nome di Sri Krsna. Queste perfide contaminazioni coprono lo specchio della coscienza e costringono la jiva a rigettare la propria natura. Soltanto il nome di Krsna può liberare la coscienza da queste aberrazioni. Dedicandosi costantemente al canto, prendendo completo rifugio nel santo nome, la jiva giunge a percepire gradualmente nello specchio della sua coscienza il riflesso della propria forma originale: quella di servitore di Sri Krsna.

2) Protegge il devoto dall’esistenza materiale

L’esistenza materiale sembra essere solo apparentemente dolce e piacevole, mentre in realtà essa è come un incendio appiccato nelle profondità dì una foresta, che in questo modo può ridursi completamente in cenere. I non-devoti privi di fede nel Signore Sri Krsna devono costantemente tollerare il dolore cocente della foresta in fiamme dell’esistenza materiale, mentre i devoti, quando cantano perfettamente il nome di Sri Krsna, sono protetti da queste fiamme roventi anche se si trovano nel mezzo della foresta del mondo materiale.

3) II santo nome proclama la benedizione più elevata

Il canto del santo nome di Krsna, eseguito con tutto il cuore, rap­presenta la più alta forma di virtù e munificenza. Sreyah significa “benedizione”, kairava significa “gigli bianchi” e candrika “i raggi della luna”. I raggi illuminanti della luna crescente fanno risaltare, nella notte, la candi­da bellezza dei gigli. Similmente, il canto del nome di Krsna risalta la parte migliore della persona ed illumina l’oscuro universo inondandolo con le sue divine benedizioni. La società umana non può trarre beneficio dai desideri materiali per il godimento sensuale, la conoscenza speculativa o le attività interessate, mentre il canto del nome di Krsna benedice tutti gli esseri con la più grande prosperità.

4) La fonte di tutta la conoscenza trascendentale

La Mundaka Upanisad fa riferimento a due tipi di conoscenza: materiale e trascendentale. Il canto del santo nome di Sri Krsna è indirettamente la fonte della conoscenza materiale, ma è innanzitutto la vita e l’anima della conoscenza trascendentale, situata al di là della mon­danità. Il canto induce la jiva a spezzare le catene del falso ego e del falso prestigio, che sono un prodotto dalla conoscenza materiale, e le consente di elevarsi alla comprensione della sua eterna relazione con il Signore Supremo Sri Krsna. L’obiettivo ultimo dell’autentica conoscenza trascendentale, dunque, è il canto del santo nome di Krsna.

5) Espande l’oceano di felicità

II canto del santo nome espande l’illimitato oceano di felicità trascen­dentale, e rende possibile l’opportunità di assaporare pienamente, ad ogni istante, il nettare più dolce. Soltanto una vasta distesa d’acqua può essere chiamata “oceano”, e non ciò che è da meno. Perciò la felicità illimitata è stata paragonata con ragione ad un oceano. Queste esperienze trascenden­tali sono eterne e libere da ogni imperfezione, e d’altra parte non sono prive di completezza o perseveranza. Perfino la natura spirituale e gli oggetti assumono una caratteristica rinfrescante e piena di tenerezza quan do entrano in contatto con il santo nome di Krsna. Nella sfera mondana, il corpo, la mente e, sopra di essi, l’anima, non soltanto vengono purificati dal nome di Krsna, ma diventano anche gradualmente e inevitabilmente pervasi della sua tenerezza rinfrescante.

6) Cura la malattia dell’esistenza materiale

Le contaminazioni grossolane e sottili relative alla concezione mate­riale della vita non hanno quasi lasciato scampo all’anima spirituale, ma queste malattie materiali possono essere curate rapidamente con il canto del santo nome. Quando l’anima viene liberata dalle sue designazioni materiali, essa diventa desiderosa di raggiungere Sri Krsna, e si dedica al servizio di devozione sotto la protezione rinfrescante dei piedi di loto di Sri Krsna.

7) L’ingrediente essenziale di ogni attività devozionale

Srila Ava Gosvami scrive nel Bhakti-sandarbha (273) e nel Krama­sandarbha:

ata eva yadyapyanya bhaktih kalau kartavya

tada kirtanakhya-bhakti-samyogenaiva

Sebbene nel Kali-yuga sia richiesta la pratica combinata degli otto aspetti del servizio di devozione, essi devono essere compiuti congiunta­mente al canto del santo nome.

Citazioni e note dal Sri Bhjanarahasya di Srila Bhaktivinoda Thakura

Ceto-darpana-marjanam

Le contaminazioni che ricoprono lo specchio della coscienza vengono cancellate con il canto del santo nome, che è la personificazione della pro­fonda felicità spirituale. Sila Rupa Gosvami scrive nel Namastaka (7):

suditasrita janarttirasaye ramya-cidghana sukhasvarupine nama gokula mahotsavaya te krsna purna-vapuse namo namah

“O santo nome! O Sri Krsna! Tu puoi dissipare le sofferenze dei Tuoi devoti sottomessi che sono provocate dalle offese commesse nei confronti del santo nome. Tu possiedi una forma trascendentale fatta di bellezza e felicità estatiche, e appari come personificazione della gioia sublime per gli abitanti di Gokula. Perciò Tu sei un’entità pienamente spirituale della stessa natura spirituale dei pianeti Vaikuntha. Offro a Te i miei omaggi, ancora ed ancora”.

Bhava-maha-davagni-nirvapanam

Lo Srimad Bhagavatam afferma (6.2.46):

natah param karma-nibandha-krntanam mumuksatam tirtha padanukirtanat na yat punah karmasu sajjate mano rajas-tamobhyam kalilam tato ‘nyatha

“Perciò, chi desidera liberarsi dai legami materiali, dovrebbe adottare il metodo del canto e della glorificazione del nome, della forma, della fama e dei divertimenti della Suprema Personalità di Dio, ai cui piedi si trovano tutti i luoghi santi. Non è possibile ottenere un beneficio reale da altri metodi, come le penitenze virtuose, la conoscenza speculativa e la meditazione nello yoga mistico; infatti, anche dopo aver seguito questi metodi, se viene a mancare il controllo della mente, contaminata dalle influenze inferiori della natura, la passione e l’ignoranza, è facile scegliere di dedicarsi nuovamente alle attività interessate”.

Sreyah-kairava-candrika-vitaranam

Un verso dello Skanda Purana è riportato nell’Hari-bhakti-vilasa (11.234):

madhura-madhuram-etan-mangalam mangalanam

sakala-nigamaballi-satphalam citsvarupam

sakrd-api parigitam sraddhaya helaya va

bhrgu-vara nara-matram rarayet-nama

“II santo nome di Krsna è la benedizione più elevata, al di là di ogni altra forma di benedizione. E’ più dolce del miele più delizioso, ed è l’eterno frutto della conoscenza trascendentale nell’albero delle scritture. O migliore dei Bhargava! Colui che canta il nome di Sri Krsna anche una sola volta senza offese, con fede oppure con indifferenza, verrà im­mediatamente liberato grazie al santo nome”.

Vidya-vadhu jívanam

II Garuda Purana afferma:

yadicchasi param jnanam

jnanad yat paramam padam

tadadarena rajendra

kuru govinda kirtanam

“0 migliore tra i re! Se desideri ottenere la straordinaria conoscenza con la quale si può realizzare lo Scopo Supremo, canta il nome di Sri Govinda con amore e devozione“.

Lo Srimad Bhagavatam (3.5.40):

dhatar yad asmin bhava isa jivas

tapa-trayenabhihata na sarma

atman labhante bhagavams tavanghri­-

cchayam sa-vidyam ata asrayema

“O Signore, nostro Padre, O Persona Suprema, gli esseri che vivono nel mondo materiale non possono mai conoscere la felicità, oppressi come sono dalle tre forme di sofferenza. Perciò essi prendono rifugio al­l’ombra dei Tuoi piedi di loto, che sono pieni di conoscenza, e noi faccia­mo altrettanto”.

Lo Srimad Bhagavatam (4.29.49) afferma inoltre, sa vidya tanmatir yaya: “La nostra educazione dovrebbe essere tale da poterci elevare nella coscienza di Krsna”.

Anandambudhi-vardhanam

Dice lo Srimad Bhagavatam (8.3.20):

ekantino yasya na kancanartham vanchanti ye vai bhagavat prapannah aty-adbhutam tac-caritam sumangalam gayanta ananda-samudra-magnah

“I puri devoti, il cui desiderio è quello di servire il Signore, Lo adorano in piena sottomissione e ascoltano e cantano sempre le Sue meravigliose e propizie attività. Così essi s’immergono sempre in un oceano di felicità trascendentale. Questi devoti non chiedono mai al Signore di concedere loro qualche benedizione”.

Prati-padam purna-amrta-asvadanam

II Padma Purana afferma:

tebhyo namo ‘stu bhava-baridhi jirna panka

sammagna-moksana-vicaksana padukebhyah

krsneti varna yugalam sravanena yesam

anandathur-bhavati nartitaromavrndah

“Offro i miei rispettosi omaggi ai piedi di quella straordinaria persona il cui corpo manifesta i tremiti della gioia sublime ed irrompe nell’estasi al suono del dolce nome di Krsna, e che è esperta nel redimere le anime condizionate intrappolate nelle grinfie dell’oceano di nascita e morte ripetute”.

Sarvatma-snapanam

Dice lo Srimad Bhagavatam (12.12.48):

sankirtyamano bhagavan anantah srutanubhavo vyasanam hi pumsam pravisya cittam vidhunoty asesam yatha tamo `rko ‘bhram ivati-vatah

“Quando la gente glorifica correttamente la Suprema Personalità di Dio o semplicemente ascolta le Sue glorie e potenze, il Signore entra personalmente nel loro cuore e rimuove ogni traccia di sfortuna, proprio come il sole allontana l’oscurità o un forte vento disperde le nuvole”.

E il Namastaka:

narada-vinojjivana sudharmi-niryyasa-madhuripura tvam krsna-nama kamam sphura me rasane rasena sada

“O santo nome di Krsna! Tu sei l’elisir che tiene in vita la vina di Sri Narada Muni, proprio come onde esilaranti sull’oceano di nettare. Perciò Ti prego di danzare eternamente sulla mia lingua”.

jaya namadheya munivrndeya janaranjanaya paramaksarakrte tvamanadaradapi managudiritam nikhilograta papatalim vilumpasi

“O santo nome, tutte le glorie a Te! I saggi hanno sempre cantato inni per glorificarTi, ed ora appari nella forma trascendentale di sillabe supreme per il piacere di tutta l’umanità. Tu distruggi le reazioni peccaminose più abominevoli di colui che canta le sillabe del santo nome, anche se esso viene cantato con indifferenza, indirettamente, impercet­tibilmente, per gioco o con l’inganno, ponendo così fine a tutte le sue soffe­renze. Perciò Tu conosci sempre la vittoria”.

Il Caitanya Bhagavata (Madhya 23.76-77) afferma:

hare krsna hare krsna krsna krsna hare hare

hare rama hare rama rama rama hare hare

prabhu kahe – kahilan ei mahamantra

iha japa giya sabe kariya nirbandha

iha haite sarba-siddhi haibe sabara

sarva-ksana bala’ithe bidhi nahi ara

“Sri Caitanya Mahaprabhu disse: “Ora vi do questo maha-mantra: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Cantatelo con sincero entusiasmo. Attraverso il canto di questo mantra, otterrete tutte le perfezioni della vita; perciò continuate a cantarlo incessantemente, poichè non vi sono rigide regole per il canto del maha-mantra”.

Verso Due

namnam akari bahudha nija-sarva-saktis tatrarpita niyamitah smarane na kalah etadrsi tava krpa bhagavan mamapi durdaivam idrsam ihajani nanuraga

namnam: dei santi nomi del Signore; akari: manifestati; bahudha: diversi tipi; nija-sarva-saktih: tutti i tipi di potenze personali; tatra: in quello; arpita: imposte; niyamitah: restrizioni; smarane: nel ricordo; na: non; kalah: considerazione di tempo, etadrsi: così tanta; tava: Tua; krpa: mi­sericordia; bhagavan: O Signore; mama: Mia; api: sebbene; durdaivam: sfortuna; idrsam: tale; iha: in questo (santo nome); ajani: è nato; na: non; anuragah: attaccamento.

Traduzione

O MIO SIGNORE, O SUPREMA PERSONALITA’ DI DIO, nel Tuo santo nome è racchiusa ogni fortuna per l’essere individuale, e per questa ragione Tu hai molti nomi, come Krsna e Govinda, attraverso i quali Ti espandi personalmente. Tu hai investito questi nomi di tutte le Tue potenze, e per ricordarli non ci sono rigide e difficili regole. Mio caro Signore, benchè Tu abbia elargito tale misericordia sulle anime cadute condizionate insegnando loro generosamente i Tuoi santi nomi, Io sono così sfortunato che canto il Tuo santo nome in modo offensivo, perciò non provo alcuna attrazione per questo canto.

Sri Sanmodana Bhasyam

Il canto del santo nome di Sri Krsna si presenta in quattro aspetti: il nome, la forma, la qualità e i divertimenti. II santo nome di Sri Krsna è il seme di ogni gioia, poichè il santo nome e Colui che possiede il nome non sono differenti. Il canto del santo nome rappresenta, sotto ogni aspetto, il più grande beneficio per tutti gli esseri viventi. Ed è per questo che il Signore Supremo in Persona, Sri Krsna Caitanya, rivela gli attributi eccezionali del santo nome. Sri Caitanya Mahaprabhu prega così per invocare in ognuno di noi la fede sincera nel santo nome: “O Signore! O Personalità più Munifica di Dio! Essendo compassionevole verso la con­dizione perversa delle anime di questo mondo, Tu hai scelto di manifestare il Tuo santo nome, che non è differente dalla Tua Persona. I Tuoi santi nomi sono di due tipi: principali e secondari. Hari, Krsna, Govinda, Acyuta, Rama, Ananta, Visnu, ecc. sono i Tuoi nomi principali; mentre Brahma, Anima Suprema, Controllore Supremo, Creatore, Mahendra ecc. sono i Tuoi nomi secondari.

Il santo nome è assolutamente potente

“Tu hai investito di tutte le Tue potenze spirituali e di tutte le qualità trascendentali, e al massimo grado, i Tuoi nomi principali, un fatto con­fermato da innumerevoli citazioni dei Veda:

“Mio Signore, semplicemente guardando la Tua forma meravigliosa chiunque può ripulirsi immediatamente da ogni contaminazione materia­le. Non soltanto la Tua presenza, ma semplicemente ascoltando anche una sola volta il Tuo santo nome è sufficiente a liberare i candala, i più bassi tra gli uomini, da ogni contaminazione materiale.

“Il tempo impiegato da un dvija-brahmana nello studio e nella recitazione dei mantra vedici, se usato anche per cantare il nome del Signore, senza dubbio darà maggior beneficio. Colui che canta le due sillabe “Ha” e “ri” ha già affrontato lo studio dei quattro Veda: Rg, Sama, Yajur e Atharva. Non è perciò consigliabile impiegare tempo nello studio dei Veda; semplicemente si dovrebbe cantare il nome di Govinda costan­temente.

“O re, cantare costantemente il santo nome del Signore, seguendo l’esempio dei grandi maestri spirituali, costituisce per tutti – siano essi liberi da ogni desiderio materiale o avidi di piaceri materiali o soddisfatti in sé stessi grazie alla conoscenza spirituale – la via della perfezione, libera da ogni dubbio e dalla paura.

“O Sri Visnu! Il Tuo santo nome è pienamente spirituale, e il suo manifestarsi non ha altre cause all’infuori di Te. Anche se si canta il santo nome con una comprensione parziale delle sue glorie, gradualmente la comprensione perfetta potrà essere acquisita. Brahma è stato il primo a propagare la vibrazione trascendentale om, ed è sufficiente limitarsi a pronunciare tale sillaba per liberarsi dallo spaventoso dilemma della mor­te e dell’ignoranza. Perciò l’om è conosciuto anche come tarak brahma.

“Chiunque pronuncia il nome di Hari anche una sola volta, senza offese, decide immediatamente di servire i piedi loto del Signore Supremo incondizionatamente, e cerca di raggiungere la liberazione.

“Certamente ha un cuore d’acciaio colui, che dopo aver cantato il santo nome del Signore con grande concentrazione, non manifesta alcuna trasformazione del cuore benchè i suoi peli si rizzino e lacrime scaturiscano dai suoi occhi sotto l’effetto dell’estasi.

“O venerabile Bhrgu, il santo nome di Krsna è più dolce del miele più delizioso, ed è l’attività più benefica tra tutti gli atti di buon auspicio. E’ il frutto eterno e maturo dell’albero dei desideri dei Veda. Colui che pronuncia il santo nome anche una sola volta, sinceramente o anche di­strattamente, ma senza offese, viene liberato all’istante.

“O Arjuna! In verità ti dico che chiunque canta il Mio nome e Mi è devoto, Mi ha sicuramente conquistato. Divento così di sua proprietà, e rimango pienamente dipendente da lui.

“Il santo nome di Sri Krsna è come la pietra cintamani, e soddisfa ogni desiderio. Il Suo nome è direttamente il Signore stesso, e perciò non è differente da Lui. E’ il Tutto completo, trascendentale ed eternamente liberato, poiché Sri Krsna e il Suo santo nome sono della stessa natura.

“Con i sensi contaminati dalla materia, nessuno può comprendere la natura trascendentale del nome, della forma, delle qualità e dei divertimenti di Sri Krsna. Essi si rivelano solo a colui che si è arricchito di energia spirituale grazie al trascendentale servizio di devozione al Signore”.

Possiamo facilmente capire da queste affermazioni riportate dalle differenti scritture rivelate che il santo nome è dotato di potenze spirituali illimitate. Il compimento del karma, del jnana e dello yoga è sempre legato da specifiche regole e restrizioni, e dai fattori dei tempo, dei luogo e delle circostanze. Tali considerazioni non si applicano invece nel canto e nel ricordo del nome del Signore, e ciò dimostra la straordinaria misericordia del Signore.

Le dieci offese al santo nome

Nonostante tutte le spiegazioni addotte sino ad ora, il fatto di non riuscire a sviluppare nemmeno una goccia di attrazione per il santo nome così misericordioso, deve essere sicuramente motivo di serio e grave rincrescimento. Il termine durdaiva, o sfortuna, è sinonimo di offese al santo nome, o namaparadha.

Nel canto del santo nome vi sono dieci offese:

1 ) Criticare e trovare difetti nei devoti o nei sadhu è una grave offesa nei confronti del santo nome. Come può il santo nome tollerare la critica ai devoti che hanno dedicato la vita alla diffusione delle glorie del santo nome? Offendere i sadhu o le persone sante rappresenta quindi la prima offesa.

2) Coloro che cercano di analizzare argomenti trascendentali ser­vendosi dell’intelligenza materiale concludono, a torto, che il nome, la forma, le qualità e i divertimenti di Sri Visnu sono differenti dal Signore stesso, e cercano di imporre o addossare caratteristiche o concetti materiali nell’ambito di argomenti spirituali, o ritengono erroneamente che gli esseri celesti come Siva, Brahma, ecc. siano situati allo stesso livello della Persona Suprema, o addirittura che i deva possano esistere indipendentemente dal Signore Supremo. Il loro canto è offensivo.

3) Considerare il guru, che è realizzato spiritualmente e ha raggiunto la perfezione nel canto santo nome, come un essere mortale ordinario provvisto di un corpo materiale, e quindi non seguire le sue istruzioni e mancargli di rispetto.

4) Criticare e trovare errori nelle scritture vediche e nei supplementi ai Veda, come i Purana.

5) Considerare immaginarie o esagerate le glorie del santo nome.

6) Considerare il santo nome un’invenzione o una speculazione.

7) Colui che commette attività peccaminose contando sul canto del santo nome per neutralizzarne le conseguenze non potrà mai essere esonerato da questa offesa, qualunque sia il metodo di espiazione adotta­to, si tratti di yoga, meditazione, ecc.

8) Soltanto una persona situata nell’illusione potrà pensare che le attività rituali mondane, come fare la carità, digiunare, osservare voti, dedicarsi alla rinuncia, all’austerità, ecc. siano situate sullo stesso piano dell’attività trascendentale del canto del santo nome.

9) E’ un’offesa anche parlare delle glorie del santo nome a coloro che non hanno fede e sono ostili all’ascolto del santo nome.

10) Se, dopo aver ascoltato le meravigliose qualità del santo nome, si mantengono ancora attaccamenti materiali, ciò significa che non si è ancora sviluppato attrazione o interesse per il canto.

L’antidoto per il namaparadha

E’ imperativo per il devoto evitare queste dieci offese, o namaparadha, nel corso del canto. Colui che s’impegna nel canto non dovrebbe mai cercare di neutralizzare i propri peccati o di acquisire i meriti degli atti pii mediante attività rituali; ciò si spiega con il fatto che in un certo senso, il devoto non ha più il diritto di compiere tali azioni, che d’altronde hanno perso per lui ogni valore e significato. Se un devoto, per cause accidentali, commette namaparadha, allora con il cuore angustiato e sinceramente dispiaciuto dovrebbe rendersi costantemente disponibile al canto, poichè questo è l’unico rimedio in grado di sradicare le offese commesse e di proteggerlo dal pericolo di commetterne altre. Le scritture affermano in modo inequivocabile che solamente il canto può assolvere da tutte le offese e le reazioni peccaminose. Perciò il canto è il migliore rifugio per tutti, poichè rimuove alla radice il desiderio di commettere namaparadha, e consente di elevarsi al più alto livello di krsna prema.

II canto senza offese conduce all’attrazione e a prema

Quando si è liberati dalle offese, l’attaccamento e l’attrazione per il santo nome potrà svilupparsi illimitatamente e si potrà raggiungere ben presto la perfezione completa, sinonimo di krsna prema. Questa è la se­conda istruzione di Sri Caitanya Mahaprabhu.

La Caitanya-caritamrta afferma (Antya-lila, 20.17-19):

“Poichè la gente nutre differenti desideri, per la Tua misericordia Tu hai distribuito differenti santi nomi. A prescindere dal tempo e dal luogo, chi canta il santo nome, anche mentre mangia o dorme, raggiunge ogni perfezione. Tu hai investito tutte le Tue potenze in ognuno dei santi nomi, ma Io sono così sfortunato che non ho alcun attaccamento per il canto dei Tuoi santi nomi”.

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

“O Signore, per la Tua misericordia senza causa hai manifestato i Tuoi innumerevoli nomi, a cui Tu hai conferito tutto il potere delle Tue potenze trascendentali. Tu non hai stabilito rigide regole per il canto e il ricordo di questi nomi, e nemmeno hai imposto condizioni che potrebbero impedire di cantare o ricordare i Tuoi nomi anche mentre si mangia, si riposa o si dorme. Ma lo sono così sfortunato che non provo attrazione per i Tuoi nomi”.

Due tipi di santo nome

Il termine bahu, o “molti”, indica i due tipi di santi nomi del Signore: principali e secondari.

I nomi principali includono Krsna, Radha-ramana, e Gopijana-vallabha, che rappresentano il sentimento di amore coniugale del Signore. I nomi Rama, Vasudeva, Narasimha, ecc. si rivolgono al Si­gnore con un sentimento reverenziale o di opulenza.

Brahma, Paramatma (Anima Suprema), ecc. sono i Suoi nomi secondari; essi sono incompleti, separati e parziali. I nomi principali del Signore non sono differenti dal Signore stesso, e possiedono tutte le Sue energie, mentre i nomi secondari rappresentano solo parzialmente le Sue potenze.

 

Le cause della sofferenza materiale

L’anima spirituale, allontanatasi dal Signore, rimane imprigionata nel regno effimero e illusorio di maya, richiamando su di sè ogni tipo di sventura – e tutto questo a causa della sua riluttanza a servire Sri Krsna. Anyabhilasita (desideri materiali), karma e jnana inducono l’anima spirituale a cercare differenti livelli di godimento mondano, e così illusa, la jiva dimentica la sua vera identità spirituale, o svarupa, trovandosi perciò a cadere in un vortice di indicibili miserie. Abbagliata dai desideri lussuriosi, l’anima spirituale rimane intossicata dai piaceri sensuali, mentre gli atti pii la inducono a ricercare e desiderare le gioie temporanee dei pianeti celesti. Sballottata continuamente tra bhoga e tyaga, godimento e rinuncia, la jiva sarà infine indotta a trovare una situazione in cui potrà fondersi nel brahman non differenziato. La natura intrinseca e l’eterno dovere dell’anima è di servire il Signore Sri Krsna ma, oscurata dalle tre impurità, la buona fortuna della jiva viene gradualmente sottrat­ta, lasciando l’anima spirituale immersa nelle attività mondane compiute nell’ambito della religiosità, ad accumulare beni materiali e ad impegnarsi nel godimento dei sensi. Oppure, l’anima spirituale, non riuscendo a derivare alcuna soddisfazione dal commettere atti empi e immorali, rimane frustrata. Essendosi così ridotta a divenire un’ignobile ricettacolo di offese, la jiva, non appena cercherà di cantare il santo nome, sarà costretta a perpetrare namapadha. II suo canto sarà offensivo poichè, a quel livello, essa non sarà in grado di cantare il nome di Sri Krsna pura­mente.

II santo nome è la cura per le miserie materiali

L’anima spirituale, trovandosi ad affrontare un futuro orrendamente caotico, dove la pace è situata ben al di là della sua portata, inizia a lottare per raggiungere questa pace, senza però permettere che i desideri lussuriosi continuino a tormentarla. Essa inizia così la pratica del canto, ma sfortunatamente rimane ignorante e incurante della sua relazione eterna con il Signore Supremo e le Sue molteplici potenze. A questo stadio il canto non è puro, ma almeno è agli inizi. Questo livello è detto namabhasa, o “l’ombra dei santo nome”, ed ha una rassomiglianza molto lontana con il canto puro. Il canto al livello di namabhasa aiuta la jiva a tagliare i legami mondani, liberandola dal concetto corporeo della vita e rendendola idonea al servizio di devozione trascendentale al Signore Supremo. Anime elevate, liberate e immuni dalle traversie di maya, rag­giungono il puro amore per Krsna mediante il canto immacolato. Os­servando il triste destino delle anime condizionate, Sri Caitanya Mahaprabhu è apparso, portando con Sé il metodo trascendentale del canto del santo nome. Iniziando la Sua opera di predica alle anime condizionate, Egli aveva notato il loro evidente disinteresse verso i1 canto del santo nome. Eppure, nonostante ci troviamo in condizioni così avverse, potremo trovare l’incondizionata e ubiquitaria misericordia del Signore sempre pronta a soccorrerci.

Come cantare senza offese

Esiste un metodo per sfuggire alla ferrea morsa del namaparadha. Si devono riconoscere e isolare le offese, ed evitandole coscienziosamente si dovrà cantare costantemente, perchè solo così il namaparadha potrà essere soggiogato. Il canto al livello di namabhasa può elevare fino allo stadio di mukti, o liberazione, liberando la jiva dall’influenza e dalla dipen­denza dalla materia. In seguito, si diverrà competenti a cantare il santo nome puramente. Tutte queste opportunità, che ci vengono fornite dal Signore Supremo, sono il segno del Suo perenne e illimitato flusso di compassione. Semplicemente cantando i nomi principali di Dio si potrà raggiungere la più elevata ed unica vera benedizione per l’umanità intera.

Liberazione dalla sofferenza

Quando la jiva lotta per conseguire risultati materiali insignificanti ed evanescenti, si ritroverà infine a dover affrontare le ferree leggi della natura e l’influsso inesorabile del tempo. Tuttavia, per colui che canta il santo nome, il Signore Supremo rimuove ogni ostacolo insormontabile grazie alla Sua misericordia incondizionata. Il Caitanya-Bhagavata afferma (Madhya-lila, 23.28, 23.78):

“Ricorda sempre di cantare il santo nome, anche mentre dormi, mangi o cammini.

“Non ci sono rigide regole per il canto; perciò canta il santo nome costantemente”.

Queste stesse istruzioni sono riportate anche nella Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.18):

“A prescindere dal tempo e dal luogo, chi canta il santo nome, anche mentre mangia o dorme, raggiunge ogni perfezione”.

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya di Srila Bhaktivinoda Thakura

I versi seguenti citati da differenti scritture avvalorano le affermazio­ni di Sri Caitanya Mahaprabhu:

Nija-sarva-sakti tatra-arpita

Dallo Skanda Purana:

dana-vrata-tapas-tirtha-ksetradi-nanca yah sthitah

saktayodevam-hatam sarva papa harah subhah

raja-suya-asvamedhanam

jnana-syadhya-atma-vastunah

akrsya harina sarvah sthapitah svesu namasu

na desa-kala-niyamo na sauca-asauca nirnayah

param samkirtanad eva rama rametimuyate

“Tutte le potenze di buon auspicio che cancellano gli effetti della vita peccaminosa – si tratti di atti pii, atti di carità, seguire strettamente i voti, penitenze, visitare i luoghi di pellegrinaggio, sacrifici asvamedha e rajasuya – sono state riunite dal Signore Supremo e incanalate nel Suo santo nome, che Egli ha reso onnipotente”.

E la Vaisvanara-samhita:

“Non ci sono rigide considerazioni di tempo e di pulizia nel canto del santo nome. Il semplice fatto di ripetere “Rama Rama” è sufficiente a liberare la jiva dalla schiavitù materiale”.

Durdaivam-idrsam iha-ajani na-anuraga

Lo Srimad Bhagavatam (3.9.7) afferma:

daivena te hata-dhiyo bhavatah prsangat

sarvasubhopasamanad vimukhendriya te

kurvanti kama-sukha-lesa-lavaya dina

lobhabhibhuta-manaso ‘kusalani sasvat

“O Signore, le persone che sono prive della gioia infinita che procurano il canto e l’ascolto delle Tue attività trascendentali, sono certa­mente sfortunate e mancano di buon senso. S’impegnano infatti in attività funeste e così godono solo di un piacere fugace”.

Verso Tre

trnad api sunicena

taror iva sahisnuna

amanina manadena

kirtaniyah sada harih

trnat api: più dell’erba calpestata; sunicena: più basso; taroh: di un albero; iva: come; sahisnuna: con la tolleranza; amanina: senza, nutrire falso orgoglio; manadena: offrendo rispetto a tutti; kirtaniyah: dev’esse­re cantato; sada: sempre; harih: il santo nome del Signore.

Traduzione

Chi si considera inferiore all’erba calpestata, chi è più tollerante di un albero e non si aspetta onori personali, ma è sempre pronto a offrire ogni rispetto agli altri, può cantare molto facilmente, e senza interruzione, il santo nome del Signore.

Sri Sanmodana Bhasyam

Il devoto che canta il santo nome senza offese si orna di quattro qualità molto particolari: una naturale umiltà e sottomissione generati dal completo distacco dalla materia; una compassione pura, libera dall’invidia; un cuore immacolato, libero dal falso prestigio mondano; e un’at­titudine rispettosa verso ogni entità vivente.

 

Più umile di un filo d’erba

Quando il santo nome, che è la personificazione assoluta dei rasa tra­scendentali, appare nel cuore del devoto, questi viene indotto ad aborrire tutto ciò che possa avere qualche attinenza con la mondanità, ed inizia a pensare: “La mia posizione originale naturale è quella di eterno ed infini­tesimale servitore del Signore Supremo Sri Krsna. Non ho alcun bisogno della vita materiale! Per il fatto di essermi estraniato dal Signore, mi ritrovo legato alla ruota della nascita e della morte ripetute, soffrendo indicibili miserie. Ma ora, per la grazia di tutti i Vaisnava, ho realizzato che soltanto mediante il servizio di devozione al Signore Supremo posso trovare sollievo da questo dilemma e ritornare così alla mia posizione originale, naturale ed eterna nella mia identità spirituale, che conduce all’amore per Dio. Per questa ragione, fino a quando non sarò libero dalle catene della schiavitù materiale per la grazia del Signore, dovrò accettare la via del yukta-vairagya, e, congiuntamente al sambandha jnana, mi limiterò ad utilizzare una quantità di materia strettamente necessaria a mantenere l’anima e il corpo insieme.

“Le miserie provenienti dalla povertà, dalla malattia, dalle calamità, dalla vecchiaia, ecc. e la felicità procurata dalla ricchezza, dalla salute, dalla bellezza, dall’educazione, ecc. rientrano tutte nell’ambito delle reazioni karmiche prarabdha, alle quali inevitabilmente non potrò sottrarmi. Perdita e guadagno, nascita e morte, sofferenza e gioia non hanno alcun rapporto con la vita spirituale; piuttosto, rientrano completamente nella sfera della mondanità e sono perciò irrilevanti per la mia vera vita. Mi rivolgerò così al Signore con tutta l’umiltà di cui sarò capace, pregando:

O Krsna, O Govinda, O Signore del mio cuore, quando potrò essere impegnato nel Tuo servizio divino? Ti prego gentilmente di essere misericordioso verso una creatura così infima, e di accettarmi rapidamente come Tuo servitore”.

“Mantenendo questo sentimento, entrerò nella foresta o rimarrò a casa, e, vivendo in modo frugale, cercherò di sostenere la mia esistenza. Sebbene l’erba sia fatta di materia, il suo ego è naturale ed è proporzionato alla sua posizione, mentre il mio falso ego, formato dal corpo grossola­no e dal corpo sottile, è illusorio al massimo grado, poichè non è collegato alla mia natura spirituale originale. Non mi resta altra scelta, quindi, se non quella di diventare più umile di un filo d’erba”.

Più tollerante di un albero

Siamo arrivati al vero significato di taror api sahisnuna – ‘più tolle­rante di un albero’. L’albero è considerato tollerante perché non manca mai di offrire la sua ombra rinfrescante e i frutti deliziosi, nemmeno a colui che si appresta a tagliarlo. Tuttavia, il devoto del Signore Sri Krsna è ancora più gentile poichè è compassionevole verso ogni essere vivente e desidera per esso il più grande beneficio, indipendentemente da considera­zioni di amicizia o inimicizia. Colui che canta senza offese è sopraffatto da pensieri riguardanti il beneficio per gli altri.

Viene così descritta la seconda speciale qualità – compassione senza invidia.

II devoto pensa:

“O Signore, i miei amici e compagni e tutti gli esseri viventi sono così sfortunati. Come potranno sviluppare amore ed attrazione per il canto dei Tuoi nomi infinitamente di buon auspicio? Sono sprofondati nel pantano degli attaccamenti familiari, ricchezze, beni immobili, successi, falli­menti, perdita e guadagno, gioie e dispiaceri, nascita e morte, ecc. E tutto questo perchè sono accecati da maya. Inoltre, non vi è alcun segno che dimostri il loro disgusto per una futile esistenza materiale colma di anartha, o cose indesiderate. Si aggrappano gradualmente alla corda degli illimitati desideri per la gratificazione mondana dei sensi, immersi nell’inutile tentativo di intraprendere attività interessate che li lusingano con promesse di piaceri celestiali, e di appropriarsi di conoscenze empiriche che li tormentano con la promessa della liberazione. Come possono queste persone rimanere attratte dalla realizzazione spirituale?”

Pregando il Signore in questo modo, il cuore del devoto è inondato di emozioni spirituali, e inizia a cantare:

harer nama harer nama harer namaiva kevalam

kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha

“Nell’era di Kali non c’è altro modo, non c’è altro modo, non c’è altro modo se non il canto del santo nome, il canto dei santo nome, il canto del santo nome del Signore Hari”.

Liberarsi dal falso prestigio

Il termine amani descrive la terza qualità del devoto che canta senza offese – un cuore completamente puro libero dal falso ego e dal falso prestigio. Ogni tipo di designazione riferita al corpo, grossolana o sottile, trae origine dall’influenza dell’ignoranza. Poteri mistici dello yoga, opulenza materiale, bellezza naturale, nascita elevata, forza, posizione sociale, autorità sugli altri, ecc. non sono che una rappresentazione del falso ego e perciò incompatibili con la reale identità spirituale. Quando il cuore è completamente puro, privo di ego mondano e di falso prestigio, tutte queste false designazioni vengono interamente rigettate. Colui che, pur avendo tutte le ragioni per essere orgoglioso, dimostra tolleranza, umiltà e purezza di cuore, diventa un giusto candidato per cantare puramente. Se un devoto di Krsna è un brahmana, dovrà vincere l’orgoglio di essere brahmana; e se conduce una vita di rinuncia nella foresta, dovrà conquistare l’attitudine a disprezzare, evitando accurata­mente di rimanere orgoglioso della sua posizione di brahmana o di appar­tenere all’ordine di rinuncia. Dovrebbe semplicemente meditare sui piedi di loto di Sri Krsna, e cantare il Suo santo nome.

Offrire ogni rispetto agli altri

Il termine manada significa offrire ogni rispetto agli altri. Questo è il quarto sintomo del devoto che canta senza offese. Egli comprende che tutti gli esseri viventi sono eterni servitori del Signore Sri Krsna; perciò non è invidioso di nessuno. Riesce a soddisfare ognuno con le sue parole dolci e sincere, e la sua vita esemplare dà benedizione al mondo intero. Offre i suoi rispetti a distinte personalità e a brahmana eruditi; e a Brahma e Siva e agli altri esseri celesti offre con grande umiltà i suoi omaggi, pregando loro di aumentare la sua devozione per il Signore Sri Krsna. Ai vaisnava elevati e ai puri devoti egli offre il suo servizio con l’anima e il cuore.

II successo più elevato

Il canto del santo nome, ornato di queste quattro qualità, rappresenta il più grande successo per la vita umana. Questo è il messaggio di Sri Caitanya Mahaprabhu, l’incarnazione più magnanima e il salvatore delle anime cadute del Kali yuga. La Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.22­26) afferma:

“Queste sono le caratteristiche di colui che canta il maha-mantra Hare Krsna. Benchè sia molto elevato, si considera inferiore all’erba che spunta dal terreno e, come un albero, tollera ogni cosa in due modi. Quando un albero viene abbattuto, non protesta, e anche quando muore per l’arsura non chiede acqua a nessuno. L’albero distribuisce i suoi fiori, i suoi frutti e tutto ciò che possiede a qualsiasi persona. Tollera il calore torrido e i torrenti di pioggia, eppure dà sempre rifugio agli altri. Pur essendo la persona più elevata, il vaisnava è libero dall’orgoglio e offre a tutti il suo rispetto, sapendo che Krsna è presente nel cuore di ognuno. Chi canta il santo nome di Sri Krsna in questo modo risveglierà certamente il suo amore latente per i piedi di loto di Krsna”.

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Per costituzione, l’essere vivente è un eterno servitore del Signore Sri Krsna. Perciò il suo eterno dharma è di cantare i santi nomi del Signore Supremo, sia che egli semplicemente transiti in questo mondo materiale o che faccia il suo ingresso permanente nel mondo spirituale. All’umanità non resta un modo migliore di raggiungere il successo e il beneficio più elevati se non quello di cantare il santo nome. Questo canto dona agli altri ogni buona fortuna ed è infinitamente colmo di buon auspicio per colui che canta.

Come evitare il namaparadha

Lo scopo di questo sloka è unicamente di focalizzare l’attenzione sul modo di evitare il namaparadha e il namabhasa nel canto. Non è possibile realizzare la verità della propria statura infinitesimale fintantoché l’intelligenza continua a lanciarsi lontano da Krsna per dirigersi frettolosamente verso gli intossicanti del godimento materiale. La conseguenza naturale di colui che cerca di essere goditore è di non riuscire a realizzare la realtà della propria insignificante posizione; e nemmeno potrà essere tollerante ed incline ad abbandonare il suo falso ego e il suo falso prestigio. Un materialista grossolano non è disposto, quasi non è in grado, di vedere tutti con occhio equanime. Il vaisnava che prova estasi nel nome del Signore, invece, è più umile di un filo d’erba e più tollerante di un albero, del tutto incurante, quasi contrario, a ricevere rispetto, ma è pron­to ad offrire i suoi rispetti agli altri. Solo un’anima così elevata è degna di cantare costantemente. Quando queste anime pure offrono le loro preghiere e l’adorazione al guru ed ai vaisnava più anziani, si tratta di un sentimento che scaturisce unicamente da manada. E quando danno istruzioni sul canto del santo nome ai discepoli e ai sadhaka incorag­giandoli, le loro parole sono colme di apprezzamento. Essi manifestano così la loro innata qualità di amanina – non desiderano, in cambio, espressioni di rispetto e di elogio.

 

Le glorie dell’umiltà

Un puro devoto comprende che queste parole di elogio e di apprezza­mento non sono vuote vanaglorie mondane, ma un riconoscimento delle qualità spirituali. E quantunque gli sciocchi le considerino mondane, egli saprà tollerare le loro ingiurie, dando prova di profonda tolleranza. Questa è la sua natura. Il puro vaisnava, che canta senza offese, si considera inferiore alla paglia della strada calpestata dalla gente. Un vero santo non pensa mai di essere un vaisnava e non afferma di essere un guru. Si considera umilmente come un discepolo del mondo intero, e come l’anima più mite e caduta. Egli non considera mai nessuno in una posi­zione inferiore alla sua, poichè sa che Sri Krsna risiede in ogni atomo e accanto ad ogni anima spirituale infinitesimale. Non ha bisogno di niente e non richiede niente da nessuno. Non cerca mai una rivalsa nei confronti di coloro che sono invidiosi e maligni verso di lui; al contrario, egli prega per il benessere dei suoi tormentatori.

Un puro devoto è fedele al suo guru

Il devoto che canta il santo nome senza offese non rifiuta mai il processo devozionale ricevuto dal suo guru, e non introduce un nuovo metodo, sostituendo il maha-mantra con altri versi immaginari e speculati. Non si può mettere in dubbio o sfidare l’umiltà di un vaisnava fintanto­chè egli predica le glorie del santo nome e scrive libri e aderisce stretta­mente alle istruzioni del suo guru. Non è veramente umile colui che cerca di ingannare gli altri facendo mostra di umiltà, qualità di cui egli è carente al solo scopo di ottenere una facile adorazione. II maha-bhagavata impegnato costantemente nel canto, non considera il mondo materiale come qualcosa di cui godere per un tornaconto personale, ma come un mezzo per poter servire Sri Krsna, i Suoi associati e i Suoi devoti. Non considera il mondo come una proprietà di cui godere. Sebbene sia molto avanzato nel canto, non è sfiorato dall’idea di rinunciare ai maha-mantra, e non è interessato a far propaganda di nuove idee ed opinioni. Egli realiz­za che considerarsi guru dei devoti vaisnava non fa che suonare il rin­tocco funebre per la sua umiltà.

Le istruzioni di Sri Caitanya Mahaprabhu

La pura verità è che colui che non presta attenzione alle istruzioni di Sri Caitanya riportate nelle preghiere Siksastaka, sta inseguendo gua­dagni materiali. La sua unica intenzione è di soddisfare i propri sensi, dimenticando la sua vera identità spirituale. Inizia perciò la sua corsa per potersi affermare ed essere riconosciuto come guru e vaisnava elevato, ma il santo nome non potrà mai essere cantato da tali impostori. L’ascol­to di un simile canto, anche da parte di un discepolo sincero e fedele, non gli consentirà di ascoltare e cantare il puro, santo nome.

Citazioni e note dal Sri Bhajanarahasya di Srila Bhaktivinoda Thakura

Kirtaniyah sadah harih

Lo Srimad Bhagavatam (1.1. 11) afferma:

etan nirvidyamananam

icchatam akuto-bhayam

yoginam nrpa nirnitam

harer namanukirtanam

“O re, cantare costantemente il santo nome del Signore, seguendo l’esempio dei grandi maestri spirituali, costituisce per tutti – siano essi liberi da ogni desiderio materiale o avidi di piaceri materiali o soddisfatti in sè stessi grazie alla conoscenza spirituale – la via della perfezione, libera da ogni dubbio e dalla paura”.

E il Mukunda-mala-stotra (3 7):

idam sariram parinama pesalam

pataty avasyam sata-sandhi-jarjaram

kim ausadham prcchasi mudha durmate

niramayam krsna-rasayanam piba

“La bellezza del corpo è evanescente, e alla fine tale corpo dovrà soccombere alla morte dopo che la vecchiaia avrà reso decrepite tutte le sue membra. Perciò, o sciocco illuso, perchè chiedi medicine? Prendi semplicemente l’elisir di Krsna, la cura per ogni tipo di malattia”.

Verso Quattro

na dhanam na janam na sundarim

kavitam va jagadisa kamaye

mama janmani janmanisvare

bhavatad bhaktir ahaituki tvayi

na: non; dhanam: ricchezze; na: non; janam: seguaci; na: non; sundarim: una donna molto bella; kavitam: attività interessate descritte in linguaggio fiorito; va: oppure; jagat-isa: O Signore dell’universo; kamaye: Io desidero; mama: Mia; janmani: vita; janmani: dopo vita; isvare: alla Suprema Personalità di Dio; bhavatat: che sia; bhaktih: ser­vizio di devozione; ahaituki: senza motivazioni; tvayi: a Te.

Traduzione

O SIGNORE DELL’UNIVERSO, NON DESIDERO ricchezze materiali, seguaci materialisti, una bella moglie o il frutto delle attività interessate descritte con un linguaggio fiorito. Tutto ciò che desidero, vita dopo vita, è di servirTi disinteres­satamente, con amore e devozione.

Sri Sanmodana Bhasyam

E’ di fondamentale importanza tener presente che sin dall’inizio il sadhaka sincero ascolti attentamente il canto del santo nome dal suo guru, e che successivamente lui stesso canti il santo nome libero da ogni forma di namaparadha. Il processo del canto garantisce che le quattro qualità descritte nello sloka precedente possano sbocciare gradualmente nel suo cuore. Al contrario, l’identità spirituale originale del sadhaka non potrà manifestarsi qualora il suo attaccamento per il piacere sensuale non ven­ga troncato; in tal modo la bhakti, che rappresenta la fragranza intrinseca della potenza hladini del Signore, non potrà essere trasformata in bhava, o sentimento spirituale d’amore.

Sadhana-bhakti significa il processo del canto, e la forma pura del sadhana-bhakti è indicata chiaramente nella frase na dhanam na janam. Il sintomo principale della bhakti è il servizio di devozione d’amore al Signore Sri Krsna; il sintomo secondario è la liberazione da ogni desiderio (anyabhilasita sunyam) estraneo al sentiero della bhakti, il quale a sua volta è libero dal karma e dal jnana. Il livello più elevato del servizio di devozione d’amore, uttama-bhakti, non potrà manifestarsi fintantoché la devozione d’amore a Sri Krsna rimane appesantita dai desideri per il karma, jnana e yoga. In tal modo rimarrà come una mera ombra della devozione, o bhakti-abhasa.

Dissipare l’ombra della bhakti

Le istruzioni di questo sloka hanno lo scopo di dissipare proprio questa ombra della bhakti: “O Signore, non sono alla ricerca di ricchezze (dhanam), seguaci (janam) o versi meravigliosi (sundarim kavitam)”. Qui dhanam si riferisce ai benefici degli atti pii ottenuti seguendo strettamente la via del varnasrama-dharma e le conseguenti attività del karma-kanda. Esso fa riferimento inoltre agli oggetti necessari a soddisfare i propri desideri sensuali in questa vita, e allo sforzo di assicurare ulteriormente il lusso e la sensualità nella prossima vita con una nascita nei pianeti celesti. Janam si riferisce alla moglie, figli, servitori, subordinati, amici e parenti.

Il re dell’educazione

Comprendere correttamente il significato dell’educazione e dell’ap­prendimento vuol dire soffermarsi su ciò che genera attrazione e attacca­mento per i piedi di loto del Signore Supremo. Perciò la frase sundarim kavitam non si riferisce alla narrazione dei divertimenti di Sri Krsna riportati nelle scritture, ma piuttosto alla letteratura mondana o ad altri argomenti filosofici ed esoterici speculativi. La preghiera di Sri Caitanya Mahaprabhu non si richiama a tali soggetti triviali, ma esprime il desiderio di essere impegnati, nascita dopo nascita, nel servizio d’amore al dolce Signore del cuore, sviluppando così una devozione piena, senza ri­serve, libera da qualsiasi tipo di pretesa e di condizioni. “Incondizionato” significa devozione non suscettibile di corruzione da parte dei desideri inferiori per la boria e i piaceri carnali – un amore spirituale originale che riempie il cuore di sentimenti trascendentali. Amore puro e ininterrot­to significa soddisfare solamente il Signore Sri Krsna.

La vittoria dipende dalia volontà del Signore

Gli sforzi dell’anima tesi a trionfare sul ciclo di nascita e morte ri­petute e su altre miserie materiali sono al di là della sua portata, poichè tale successo dipende interamente dalla volontà del Signore Supremo. Ciò nonostante, tutte le miserie cesseranno automaticamente quando, grazie al desiderio del Signore, si sarà salvati dal ciclo di nascita e morte ripetute. Perciò quale potrebbe essere l’efficacia, di una preghiera grossolanamente materialistica, in contraddizione con i precetti della pura devozione? Sri Caitanya Mahaprabhu prega così: “Fintantoché non arriverà il momento in cui il ciclo di nascita e morte ripetute finirà per la grazia di Dio, possa la Mia devozione incondizionata per i Suoi piedi di loto manifestarsi vita dopo vita, indipendentemente dalla situazione materiale in cui Mi trovo”.

La Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.27-28,30) afferma:

“Mentre parlava così, Sri Caitanya Mahaprabhu diventava sempre più umile e cominciò a pregare Krsna di poter ottenere il puro servizio devozionale. Ogni volta che si stabilisce una relazione d’amore con Dio, il sintomo naturale è che il devoto non si considera un devoto. Al contrario, il devoto pensa sempre di non avere nemmeno una goccia d’amore per Krsna. Sri Caitanya Mahaprabhu pregava: “Mio caro Sri Krsna, non voglio da Te ricchezze materiali né voglio seguaci, una bella moglie o i frutti delle attività interessate. Ti prego soltanto di concederMi, nella Tua misericordia incondizionata, il puro servizio di devozione offerto al­la Tua persona, vita dopo vita”.

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

“O Signore dell’Universo! Non desidero ricchezze materiali, non desidero seguaci o poesie meravigliose. Tu sei l’oggetto della Mia adorazione e della Mia devozione d’amore, vita dopo vita; prego soltanto di poter esprimere un amore e una devozione incondizionati per i Tuoi piedi di loto”. Sundarim kavitam si riferisce ai principi religiosi dei Veda, dhanam si riferisce alle ricchezze, e janam significa moglie, bambini, parenti, ecc.: “Non mi limito semplicemente ad aborrire la gratificazione dei sensi derivante da religiosità, ricchezze e lussuria, ma rimango atterrito all’idea di dover usufruire dell’effimera mukti, o liberazione dal ciclo di nascita e morte ripetute. Mi oppongo al fatto di rimanere attratto da questi quattro obiettivi vedici (dharma, artha, kama e moksa), ma desidero unicamente servire i Tuoi piedi di loto”.

La preghiera del re Kulasekhara esprime questo sentimento:

“O mio Signore Supremo! Non desidero accumulare gli atti pii deri­vanti dal compimento dei sacrifici e dei doveri prescritti raccomandati nel­le scritture, e non desidero nemmeno grandi opulenze e gratificazione dei sensi. Qualunque sia la reazione per la quale devo soffrire a causa delle mie cattive azioni del passato, l’accetterò. Ciò a cui aspiro profondamente è sperare che la mia profonda devozione per i Tuoi piedi di loto possa rimanere incrollabile nella sua stabilità, vita dopo vita”.

II pancopasana è una forma di impersonalismo

Coloro che seguono la religiosità vedica adorano il dio del sole; chi desidera la ricchezza adora Ganesa; coloro che hanno bramosia per i piaceri carnali adorano Kali o Durga; chi ricerca la liberazione adora Siva; e coloro che adorano Sri Visnu, sapendo che Egli è la fonte dei Veda, lo fanno mossi da desideri materiali – essi non sono puri devoti. Questo tipo di adorazione è noto con il termine pancopasana, o adora­zione dei cinque deva più importanti. Qualunque sia la motivazione che muove questi cosiddetti seguaci ritualistici dei Veda, essi in realtà non fanno che adorare il brahman impersonale, indipendentemente dal fatto che tale motivazione sia priva di desideri materiali o che ne sia piena. Per adorare il Signore Sri Visnu puramente e appropriatamente, è necessario offrirGli un servizio di devozione incondizionato.

Citazioni e note dal Sri Bhajanarahasya di Srila Bhaktivinoda Thakura

Lo Srimad Bhagavatam (1.2.14) afferma:

tasmad ekena manasa

bhagavan satvatam patih

srotavyah kirtitavyas ca

dhyeyah pujyas ca nityada

“Con l’attenzione fissa sul Signore Supremo; che protegge i Suoi devoti, si deve ascoltare costantemente ciò che lo riguarda, glorificarLo, ricordarLo e adorarLo”.

Srimad Bhagavatam (6.11.25):

na naka prstam na ca paramesthyam

na sarva-bhaumam na rasadhipatyam

na yoga-siddhir apunar-bhavam va

samanjasa tva virahayya kankse

“O mio Signore, fonte di tutte le opportunità, non desidero godere della vita su Dhruvaloka, sui pianeti celesti o sul pianeta dove Brahma risiede, e nemmeno desidero essere il sovrano supremo di tutti i pianeti terrestri o dei sistemi planetari inferiori. Non desidero essere maestro dei poteri dello yoga mistico, né desidero la liberazione, se devo rinunciare per questo ai Tuoi piedi di loto”.

Srimad Bhagavatam (11.2.42):

bhaktih paresanubhavo viraktir

anyatra caisa trika eka-kalah

prapadyamanasya yathasnatah syus

tustih pustih ksud-apayo ‘nu-ghasam

“Devozione, esperienza diretta del Signore Supremo, e distacco dagli oggetti materiali – tutt’e tre si manifestano simultaneamente in colui che ha preso rifugio nella Suprema Personalità di Dio, proprio come la soddisfazione, il senso di sazietà e l’alleviamento della fame vengono avvertiti simultaneamente e in misura crescente, ad ogni boccone, da una persona occupata a mangiare”.

Srimad Bhagavatam (1.5.18):

tasyaiva hetoh prayateta kovido

na labhyate yad bhramatam upary adhah

tal labhyate duhkhavad anyatah sukham

kalena sarvatra gabhira-ramhasa

“L’uomo intelligente, con sviluppate qualità di pensiero, s’impegnerà solo per raggiungere il fine supremo, che non si ottiene in questo mondo neanche percorrendo l’universo intero dal pianeta più alto, Brahmaloka, al più basso, Patala. Quanto alla felicità propria del piacere dei sensi, si presenta da sé nel corso del tempo così come la miseria, che viene anche senza averla desiderata”.

Verso Cinque

ayi nanda-tanuja kinkaram

patitam mam visame bhavambudhau

krpaya tava pada pankaja­sthita-

dhuli-sadrsam vicintaya

ayi: O Mio Signore; nanda-tanuja: figlio di Nanda Maharaja, Krsna; kinkaram: il servitore; patitam: caduto; mam: Me; visame: orribile; bhava-ambudhau: nell’oceano dell’ignoranza; krpaya. con la misericordia incondizionata; tava: Tuoi; pada pankaja: piedi di loto; sthita: situato: dhuli-sadrsam: come un granello di polvere; vicintaya: Ti prego di con­siderare.

Traduzione

O MIO SIGNORE, KRSNA, figlio di Maharaja Nanda, lo sono il Tuo eterno servitore, ma a causa delle Mie attività interessate sono caduto in quest’orribile oceano d’ignoranza. Ora, Ti prego, concediMi la Tua misericordia incondiziona­ta. ConsideraMi un granello di polvere ai Tuoi piedi di loto.

Sri sanmodana Bhasyam

Qual’è la validità, per un sadaka che ha preso rifugio nel santo nome, di discutere a riguardo delle miserie della vita materiale che egli dovrà affrontare? Per risolvere questo dubbio, Sri Caitanya Mahaprabhu ha composto questo sloka, la cui essenza si esprime nel modo seguente:

“O Signore Krsna, o figlio di Nanda Maharaja, lo sono il Tuo eterno servitore, ma, per effetto delle mie attività passate, mi trovo ora caduto in questo terribile oceano dell’esistenza materiale. Lussuria, avidità, collera, invidia, ecc. sono i miei avversari, che mi aspettano al varco nelle acque come enormi pesci pronti ad ingoiarmi. Le onde turbolente di vane spe­ranze e di inutili ansietà mi fanno sballottare di qua e di là, rendendo miserabile la mia vita. Sferzanti burrasche di cattive associazioni non fanno che aumentare ancora di più questa sofferenza. Perciò, in una simile condizione, non vedo altri che Te come mio soccorritore. Talvolta si vedono mucchi di alghe che galleggiano sulle acque – sono le erbacce di karma, jnana, yoga, austerità, ecc. E’ mai stato possibile per chiunque attraversare il possente oceano con l’aiuto di simili relitti meschini? Nel tentativo di attraversare quest’oceano, alcuni hanno cercato di aggrapparsi a tali erbacce, ma, sfortunatamente, ogni cosa, compresa la persona, affonda come un peso morto. In realtà posso vedere che, all’infuori della Tua illimitata misericordia, non c’è altra possibilità di salvezza.

Attraversare l’oceano dell’esistenza materiale

“Il robusto vascello del Tuo santo nome è l’unico mezzo per poter attraversare il pericoloso oceano dell’esistenza materiale. Considerando tutti questi aspetti con mente lucida, ho pregato di ricevere l’invincibile vascello del Tuo santo nome dal mio guru, il quale mi ha concesso la sua misericordia incondizionata. O Signore, Tu sei conosciuto come il protet­tore dei Tuoi devoti, che sono anime sottomesse ai Tuoi piedi di loto. Perciò Ti prego di accettare questo vagabondo, di ripulirmi da ogni errore e di considerarmi come una particella di polvere ai Tuoi piedi di loto”.

Il messaggio di questo sloka è il seguente: coloro che sono situati sul sentiero della bhakti dovrebbero abbandonare completamente ogni desi­derio per il godimento dei sensi e la liberazione. La Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.31, 20.33-34) afferma:

Con grande umiltà, considerandoSi un’anima condizionata del mondo materiale, Sri Caitanya Mahaprabhu espresse nuovamente il Suo de­siderio di ricevere il dono del servizio al Signore. ‘Sono il Tuo eterno servitore, ma ho dimenticato Tua grazia. Ora sono caduto in quest’oceano d’ignoranza e sono stato condizionato dall’energia esterna. Ti prego, sii incondizionatamente misericordioso con Me e damMi un posto tra le particelle di polvere ai Tuoi piedi di loto, in modo che possa impegnarMi al Tuo servizio come Tuo eterno servitore`.

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

Sri Krsna, il figlio di Maharaja Nanda, è l’oggetto della devozione di ognuno. L’eterna relazione di servizio alla Suprema Personalità di Dio, Sri Krsna, è un aspetto integrante dell’identità spirituale dell’anima, o svarupa. Questo servitore è diventato indifferente al servizio diretto alla Sua persona, e così affonda nell’insormontabile e terribile oceano del­l’esistenza materiale. In una simile situazione, la sua unica speranza di salvezza consiste nel ricevere la misericordia del Signore Supremo. Quando Sri Krsna, grazie alla Sua illimitata compassione, accetta la jiva, ponendola come particella di polline ai Suoi piedi di loto, l’identità ricoperta dell’anima spirituale e la sua eterna propensione al servizio, potranno finalmente manifestarsi. La capacità di intensificare e appro­fondire il suo desiderio di servire i piedi di loto di Krsna non rientra nell’ambito delle possibilità di controllo o della natura stessa della jiva. La verità è che solo abbandonandosi al volere e alla misericordia di Krsna l’anima spirituale potrà sviluppare un sentimento di servizio al Signore. Il termine pada-dhuli (polvere dai Suoi piedi di loto) sottolinea ulteriormen­te la nozione dell’identità originale della jiva come particella infinitesimale di Krsna, così come è affermato nelle scritture.

Ulteriore sviluppo della devozione

Fintantoché la jiva non è perfettamente situata nella sua originale identità spirituale, o svarupa, tracce di desideri non voluti rimarranno an­cora aderenti al cuore. In tale condizione, lo scopo e la perfezione ultimi rimarranno offuscati dalle impurità. Al sambandha-jnana (o la conoscenza della relazione tra Dio, le Sue differenti energie, e le anime spirituali) fa seguito l’eligibilità di cantare il Suo santo nome e di compiere il servizio di devozione d’amore. A questo livello di realizzazione, la jiva è detta jata-rati, o nata dall’amore, rati. La differenza tra un devoto ajata-rati (che non è nato da rati) e un devoto jata-rati sta tutta nella qualità del loro canto. E’ quindi eccessivo per chiunque prematuramente e perfidamente porsi come jata-rati.

Dopo anartha-nivrtti si trova nairantarya, o ferma determinazione nel servizio; segue poi sveccha purvika, o invocazione volontaria dei divertimenti di Krsna durante la meditazione, sviluppando conseguentemente un gusto spontaneo. Lo stadio successivo è svarasiki, o manife­stazione spontanea dei divertimenti non manifestati di Krsna senza averlo desiderato. Solamente dopo queste tre fasi si arriva alla perfezione finale, cioè krsna prema.

Citazioni e note dal Sri Bhajanarahasya di Srila Bhaktivinoda Thakura

Lo Srimad Bhagavatam (6.11.24) afferma:

aham hare tava padaika-mula­-

dasanudaso bhavitasmi bhuyah

manah smaretasu pater gunams te

grnita vak karma karotu kayah

“Mio Signore, o Suprema Personalità di Dio, potrò di nuovo essere il servitore dei Tuoi servitori eterni che trovano rifugio solo ai Tuoi piedi di loto? O Signore della mia vita, concedimi di diventare di nuovo il Tuo servo in modo che la mia mente sia sempre immersa nel pensiero delle Tue qualità trascendentali, le mie parole glorifichino sempre le Tue quali­tà e il mio corpo s’impegni sempre nel servizio d’amore di Tua Grazia”.

La posizione costituzionale della jiva è quella di essere goduta, o bhogya, e il Signore Sri Krsna rimane sempre il Supremo Goditore. Perciò, se la jiva serve ardentemente e medita sul Signore, proverà il desiderio indomabile di diventare un servitore di Srimati Radharani, che è la personificazione della più elevata felicità spirituale. A quel punto sboc­cerà nel cuore gopi bhava, o il sentimento di servizio d’amore esibito dalle gopi.

Lo Srimad Bhagavatam (10. 29.38) afferma:

tan nah prasida vrjinardana te ‘nghri-mulam

prapta visrjya vasatis tvad-upasanasah

tvat-sundara-smita -niriksana-tivra-kama­-

taptatmanam purusa-bhusana dehi dasyam

“Perciò, O annientatore di ogni sofferenza, Ti preghiamo di mostrarci la Tua misericordia. Per avvicinare i Tuoi piedi di loto abbiamo abban­donato le nostre famiglie e le nostre case, e non abbiamo alcun desiderio tranne quello di servirTi. I nostri cuori bruciano dall’intenso desiderio pro­vocato dai Tuoi meravigliosi sguardi sorridenti. O ornamento prezioso tra gli uomini, Ti preghiamo di accettarci come Tue servitrici”.

Srila Rupa Gosvami scrive:

anaradhya radhapadambhoja renu

manasritya vrndatavim tat padankam

asambhasya-tadbhavagambhira cittan

kutah syam-sindho rasasyavagahah

“Se non hai adorato la polvere dei piedi di loto di Srimati Radharani, o la terra di Vraja segnata dalle orme dei Suoi piedi di loto, se non hai servito i piedi di loto dei Suoi devoti, che sono diventati assorti meditando su di Lei, come puoi rimanere attratto dall’oceano di nettare conosciuto come Syama, Krsna?”

Vilap-kusum-anjali (8):

devi duhkha kula-sagarodare

duyamana mati durgatam janam

tvat krpa pravada naukayadbhutam

prapaya svapadapankajalayam

“O Radharani, o leggiadra fanciulla di Vraja, sono esausto di nuo­tare nel tempestoso oceano delle miserie. Sono un derelitto. Ti prego gen­tilmente di pormi sull’infallibile vascello della Tua misericordia incondi­zionata e di guidarmi nel meraviglioso santuario dei Tuoi piedi di loto”.

Radha-rasa-sudha-nidhi (259):

dhyayam stam sikhi piccha mauli

manisam tan nama sankirtayan

nityam tac carany ambujan

paricaram tan matra varjyam japam

sri radha pada dasyam eva

paramabhistam hrda dharayan

karhi syam tadanurahena

param adbhutanuragotsavah

“Diventa completamente assorto in Krsna, il cui turbante è decorato con una piuma di pavone, e canta costantemente il Suo nome e le Sue glorie. Invoca il Suo piacere impegnandoti a servire i Suoi piedi di loto e a cantare ininterrottamente il maha-mantra. Il mio desiderio più intimo e profondo è diventare uno schiavo dei piedi di loto di Srimati Radharani. Che io possa ricevere, per la Sua misericordia incondizionata, l’amore spontaneo per il Suo servizio”.

Verso Sei

nayanam galad-asru-dharaya

vadanam gadgada-ruddhaya-gira

pulakair nicitam vapuh kada

tava nama-grahane bhavisyati

nayanam: gli occhi; galat-asru-dharaya: con torrenti di lacrime che scorrono; vadanam: la bocca; gadgada: balbettante; ruddhaya: con la voce spezzata; gira: con le parole; pulakaih: con i peli ritti per la felicità trascendentale; nicitam: coperto; vapuh: il corpo; kada: quando; tava: Tuo; nama-grahane: nel canto del santo nome; bhavisyati: sarà.

Traduzione

MIO CARO SIGNORE, quando i Miei occhi si orneranno di, un flusso incessante di lacrime recitando il Tuo santo nome? Quando la Mia voce si spezzerà e i peli sul mio corpo si rizzeranno per la gioia trascendentale al canto del Tuo santo nome?

Sri Sanmodana Bhasyam

I cinque sloka precedenti hanno esaminato i seguenti argomenti: La vita spirituale comincia con sraddha, o fede sincera, seguita da sadhu-­sanga, il processo del servizio devozionale in nove aspetti che inizia con l’ascolto, il canto, il ricordo e così via. L’argomento seguente è la scienza della realizzazione spirituale, che distrugge l’ignoranza e tutti gli ostacoli indesiderati. In seguito, sono stati delineati anche nistha (determinazione), ruci (gusto), asakti (attaccamento) e bhava (emozioni spirituali). E’ stato quindi illustrato in che modo, con l’ausilio della pura bhakti, essenza della hladini-sakti del Signore, l’essere vivente può riacquistare con un proces­so graduale la sua svarupa, o forma spirituale originale. Nel momento in cui la jiva raggiunge lo stadio di bhava, il puro servizio devozionale ha raggiunto il suo apice, poichè si è tramutato in un servizio continuo e inin­terrotto. Bhava è noto anche come rati, o attrazione, e viene descritto come il germoglio che successivamente sboccia nella piena fioritura della prema-bhakti, o pura devozione d’amore. Tra i nove aspetti del servizio di devozione, la cui pratica ha avuto inizio nello stadio di sadhana-bhakti, è il canto del nome di Krsna che si intensifica particolarmente nello stadio di bhava.

Nove sintomi di bhava

Questa particolare piattaforma spirituale è caratterizzata da nove sin­tomi: 1) Il devoto è tollerante e imperturbato anche quando deve affronta­re le situazioni più difficili. 2) Prova avversione nel perdere tempo, e 3) impiega tutto il suo tempo per servire Krsna. 4) E’ privo di orgoglio e 5) vive sempre nella certezza di poter raggiungere i piedi di loto del Signore. 6) Estremamente desideroso di raggiungere la perfezione, ha sviluppato attrazione per il canto del santo nome e 7) manifesta, un grande attaccamento per ascoltare e descrivere i divertimenti e le qualità tra­scendentali di Sri Krsna. 8) Non prova alcun interesse in tutto ciò che non ha una relazione diretta con Krsna, e 9) ha sviluppato amore per i luoghi dove si svolgono i divertimenti del Signore. Le scritture spiegano che colui che sviluppa questi sintomi è giunto alla soglia dello stadio di bhava.

Sintomi estatici di bhava-bhakti

Quando il sadhana-bhakti è soffuso di ruci, o il desiderio intenso di raggiungere i piedi di loto del Signore, tale da ammorbidire e sciogliere il cuore, diventa bhava-bhakti. Le emozioni spirituali di bhava sono rappresentate dai raggi del sole di prema e dai raggi del sole dell’incomparabile bellezza di Krsna, che personifica la trascendenza pura. La conclusione è che bhava-bhakti, o rati, è definita prema, amore per Dio, nel suo stadio iniziale. A questo livello gli otto sintomi estatici, asta-sattvika-vikara, co­minciano gradualmente a manifestarsi. Perciò quando il devoto medita sui piedi di loto del Signore, il suo cuore si scioglie, e torrenti di lacrime scor­rono spontaneamente a profusione dai suoi occhi. Le descrizioni riportate nei Tantra e nei Purana affermano che questi sintomi estatici consentono di compiere un piccolo passo, ma sicuro, nello stadio di bhava, ed in seguito si approfondiranno e s’intensificheranno ancora di più nello stadio di prema. Le attività che si accompagnano e sono correlate a questi sintomi estatici del cuore sono note come anubhava. Esse comprendono la danza, rotolarsi per terra, il canto, grida, spasmi, sbadigli prolungati, lunghi sospiri, ricerca della solitudine, emettere saliva, ridere come un pazzo, svenimento, singhiozzare, e così via.

Otto sintomi estatici più importanti

Ci sono otto sintomi estatici principali, o asta-sattvika-vikara: parali­si, respirare pesantemente, il rizzarsi dei peli, pallore, perdita della voce, tremiti, pianto e svenimento. Danzare, cantare, piangere, il rizzarsi dei peli sul corpo e perdita della voce: questi sintomi si manifestano in modo particolare allo stadio di bhava, e sono menzionati in questo sloka dal supremo maestro, Sri Caitanya Mahaprabhu. Egli prega: “O Krsna, O figlio di Maharaja Nanda, quando i Miei occhi saranno decorati con lacrime d’amore al canto del Tuo santo nome? Quando la Mia voce si spezzerà con emozioni estatiche? Quando il Mio corpo verrà sopraffatto dall’orripilazione? O Signore, sii misericordioso, e fa in modo che questi sintomi di estasi possano decorare il Mio corpo al canto dei Tuoi nomi!”

Nella Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.37), Sri Caitanya Maha­prabhu dice:

“Senza amore per Dio la Mia vita è inutile. Perciò, Ti prego, accet­taMi come Tuo servitore e concediMi il salario dell’amore estatico per Dio”.

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

“O Sri Krsna, o goditore delle gopi, quando gli occhi di questa gopi verranno decorate con torrenti di lacrime al canto del Tuo nome; quando la Mia voce si spezzerà per amore, e quando il Mio corpo sarà invaso dai tremiti e dai giramenti di testa?” Questo è un perfetto esempio di preghiera rivolta per amore del Signore. Uno sloka del Bhakti-rasamrta-sindhu (1.2.156) può essere citato a questo proposito:

“O Signore Pundarikaksa, quando potrò danzare in estasi sulle rive della Yamuna al canto del Tuo santo nome, con le lacrime agli occhi?”

II canto dei santi nomi secondari non dà origine a prema

Prema non può svilupparsi con il canto dei nomi secondari o sussi­diari di Krsna (gauna-nama). Perciò Sri Caitanya Mahaprabhu cita Srila Vyasadeva (Padyavali 39):

“Il soggetto delle Upanisad è molto lontano dagli argomenti nettarei dei divertimenti di Sri Hari, il Signore Sri Krsna. Perciò essi non sono in grado di toccare il cuore e far nascere nel lettore lacrime di estasi e il riz­zarsi dei peli sul corpo”.

L’argomento delle Upanisad, il brahman, è collegato molto lontana­mente alle dolci narrazioni dei divertimenti di Sri Krsna. Le storie che ri­guardano Krsna inondano sempre il cuore, e l’estasi che ne deriva risulta in tremiti, pianto, trasformazioni del corpo, e così via. Questo sloka non si riferisce a coloro che naturalmente hanno gli occhi bagnati di lacrime, o che soffrono a causa di un’ostentazione di estasi artificiale. Quando l’anima è ripulita ed è spontaneamente attratta al servizio d’amore a Sri Krsna, il suo corpo e la sua mente rimangono ossequiosamente obbedienti alle eterne estasi che assalgono costantemente il cuore. Perciò lo sciogliersi del cuore e gli altri sintomi di estasi che ispirano la mente e il cuore si manifestano esclusivamente nei puri devoti completamente assolti da ogni tipo di anartha. Le anime neofite che cercano di imitare le emozioni e i sintomi estatici dei maha-bhagavata al solo scopo di ingannare la gente creano, di fatto, ostacoli giganteschi sul loro cammino verso il puro servizio di devozione.

Citazioni e note dal Sri Bhajanarahasya di Srila Bhaktivinoda Thakura

Lo Srimad Bhagavatam (11.3.30-32) afferma:

parasparanukathanam

pavanam bhagavad-yasah

mitho ratir mithas tustir

nivrttir mitha atmanah

smarantah smarayantas ca

mitho ‘ghaugha-haram harim

bhaktya sanjataya bhaktya

bibhraty utpulakam tanum

kvacid rudanty acyuta-cintava kvacid

dhasanti nandanti vadanty alaukikah

nrtyanti gayanti anusilayanty ajam

bhavanti tusnim param etya nirvrtah

“Si dovrebbe imparare ad associarsi con i devoti del Signore andan­do da loro per cantare le glorie del Signore. Questo è un processo di grande purificazione. Man mano che i devoti sviluppano amicizia reciproca, essi si sentono felici e soddisfatti. E incoraggiandosi l’un l’altro essi so­no in grado di abbandonare la gratificazione materiale dei sensi, che rap­presenta la radice di ogni tipo di sofferenza.

“I devoti del Signore conversano costantemente tra di loro sulle glorie della Personalità di Dio. Perciò si ricordano ininterrottamente del Signore, e si rammentano l’un l’altro delle Sue qualità e divertimenti. In tal modo, essendo devoti ai principi del bhakti yoga, i devoti soddisfano la Personalità di Dio, che rimuove tutto ciò che è di cattivo auspicio e dannoso per la loro vita. Purificati così da ogni contaminazione, i devoti risvegliano il puro amore per Dio e, pur vivendo in questo mondo, i loro corpi spiri­tualizzati manifestano sintomi di estasi trascendentale, come il rizzarsi dei peli sul corpo.

“Avendo raggiunto l’amore per Dio, i devoti talvolta piangono copiosamente, assorti nel pensiero del Signore infallibile. Talvolta ridono, pro­vano un piacere intenso, parlano ad alta voce al Signore, danzano o cantano. Tali devoti, avendo trasceso la vita materiale condizionata, talvolta imitano il Supremo non nato rivivendo i Suoi divertimenti. E talvolta, avendo ottenuto la Sua personale associazione, rimangono calmi e silen­ziosi”.

Il Bhakti-rasamrta-sindhu (1. 2.156) afferma:

kadaham yamuna-tire

namani tava kirtayan

udvaspah pundarikaksa

racayisyami tandavam

“O Signore Pundarikaksa, quando potrò danzare in estasi sulle rive della Yamuna al canto del Tuo santo nome, con le lacrime agli occhi?”

Verso sette

yugayitam nimesena

caksusa pravrsayitam

sunyayitam jagat sarvam

govinda-virahena me

yugayitam: che sembra un’era lunghissima; nimesena: in un momento; caksusa: dagli occhi; pravrsayitam: lacrime che cadono come una pioggia torrenziale; sunyayitam: che sembra vuoto; jagat: il mondo; sarvam: tutto; govinda: dal Signore Govinda, Krsna; virahena me: per la Mia se­parazione.

Traduzione

MIO SIGNORE GOVINDA, anche un solo momento in Tua assenza sembra durare un’eternità. Le lacrime scorrono dai Miei occhi come torrenti di pioggia e tutto il mondo Mi sembra vuoto.

Sri Sanmodana Bhasyam

Quando rati-bhakti raggiunge lo stadio di sthayi-bhava, o il livello delle emozioni spirituali costanti, mescolandosi con gli altri quattro bhava – vibhava, anubhava, sattvika e vyabhicari – si trasforma in bhaki-rasa, o il dolce sentimento del servizio devozionale. A questo stadio, i sintomi di anubhava e sattvika-bhava trovano la loro piena espressione. Nella descrizione di prema, Srila Rupa Gosvami scrive nel Bhakti-rasamrta­sindhu:

“Lo stadio di bhava-bhakti che, sin dal suo primo apparire, turba il cuore così tanto da scioglierlo e trasformarlo in un sublime balsamo d’amore, consente di raggiungere molto facilmente i più alti sentimenti di felicità divina, e genera un intenso desiderio di avvicinarsi a Krsna. Le anime pienamente perfette definiscono prema questa estasi travolgente”.

Da questa, affermazione risulta evidente che intensa attrazione, pro­fondo affetto e dedizione spontanea per Sri Krsna sono sinonimi di prema, amore per Dio.

Rasa – relazione estatica con Krsna

La relazione tra visaya, o l’oggetto d’amore (Krsna) e asraya, o la di­mora di tale amore (il devoto), viene scambiata attraverso cinque princi­pali rasa, o sentimenti, ovvero neutrale, di servizio, di amicizia, di affetto parentale e amorosa. Nel caso di una relazione affettuosa vi sono altri sette sentimenti sussidiari: riso estatico, meraviglia, compassione, coraggio, collera, paura e orrore. Tra i principali rasa, quello amoroso, o madhurya­rasa, occupa la posizione più eccellente. Man mano che madhurya-rasa aumenta d’intensità, si trasforma in prema, pranaya, mana, sneha, raga, anuraga, bhava e maha-bhava, manifestando, uno dopo l’altro, differenti aspetti e meraviglie dell’amore divino.

Sviluppo dei rasa

Santa-rasa o l’amore neutro per Dio, è caratterizzato da un’estrema esultanza. L’attaccamento al brahman è la quintessenza del santa-rasa, ed è caratterizzato inoltre da un’aria di noncuranza e indifferenza nei confronti degli altri rasa. Quando aumenta l’affetto, o mamata, tale attrazione si approfondisce diventando così dasya-rasa, o l’amore nel sentimento di servizio. Quando l’adorazione viene compiuta con timore e venerazione, c’è una carenza di pranaya. Tuttavia, tale stadio di estasi, pranaya, giunto a maturazione, assume una connotazione maliziosa e introduce un sentimento disonesto che, dovuto a una pletora di affetti, si presenta in modo particolarmente insolito. Ciò è definito mana. Il sentimento di mana diventa attivo quando il devoto esprime un risentimento d’amore. Persino il Supremo desidera partecipare a questo particolare scambio di emozioni, ed Egli gusta in modo particolare il sentimento di riconciliazione con il Suo devoto a seguito di tale risentimento.

La sovrabbondanza di amore che scioglie completamente il cuore e lo porta ad una condizione d’inimmaginabile liquidità viene definita come sneha, caratterizzato da lacrime copiose e incontrollabili. E’ a questo stadio che il desiderio ardente del devoto di vedere Krsna non riesce mai ad essere soddisfatto. Sebbene Krsna sia il maestro di ognuno e di ogni cosa, nel sentimento di affetto parentale, vatsalya rasa, il devoto spera ansiosamente che non Gli accada niente di male. Questi sono i sintomi peculiari del sentimento di affetto parentale.

Quando sneha viene accompagnato da un’intensa bramosia diventa raga, e a questo stadio di puro amore, anche un solo istante di sepa­razione dall’amato diventa insopportabile, mentre nell’incontro degli amanti perfino un grandissimo dolore sembra esilarante. La caratteristica di raga è tale da rendere l’oggetto di adorazione in grado di apprezzare la Sua forma perenne ed eternamente fresca. Questo raga sempre nuovo si trasforma in anuraga, nel quale il sentimento in cui l’amato e l’amata af­fascinano l’un l’altra sino a trasportarsi ad un livello di completa accetta­zione reciproca aumenta costantemente. Nell’estasi di anuraga, si de­sidera ardentemente rinascere come animali ed altre specie inferiori che abbiano una diretta relazione con Krsna. Ciò è noto come prema-vaicitra, o diversità di amore. Krsna comincia a manifestarSi come solo l’amata Lo conosce e Lo ama anche nel sentimento di separazione, dando all’amata una felicità sublime.

Maha-bahava – la perfezione dell’estasi

Quando anuraga è pieno di una magnificenza d’amore insuperabile ed impareggiabile, raggiungendo così il livello di pazzia, diventa maha­bhava. A questo stadio, anche il solo battito delle ciglia che impedisce di vedere l’amato per meno di un istante diventa intollerabile, e anche un secondo sembra durare millenni. Una separazione che duri meno di un istante, sembra espandersi per l’eternità. Nel sentimento di maha-bhava, sia nell’incontro e sia nella separazione, trovano la massima espressione, tutti i sintomi di sattvika-bhava e sancari-bhava. In questo sloka, Sri Caitanya Mahaprabhu ci ha dato molto succintamente, come l’oceano racchiuso in una bottiglia, un prospetto dell’elaborata dissertazione sulle differenti gradazioni delle più sublimi relazioni d’amore con il Signore Supremo, riportate nel Priti Sandarbha di Srila Jiva Gosvami.

Profondi sentimenti di separazione

Il termine yugayitam è semplice e diretto. La frase govinda virahena esprime profondi sentimenti di separazione. I devoti spiritualmente elevati, o rasika, hanno suddiviso il sentimento di separazione, vipralambha, in purva-raga, mana, pravasa e così via. E il significato recondito racchiuso profondamente in questo sloka composto da Sri Caitanya Mahaprabhu è che il devoto, trovandosi a vivere in questo mondo, ha bisogno soltanto di provare il sentimento di separazione purva-raga. Le scritture, inoltre, affermano che il sentimento viraha, o separazione, presenta dieci condi­zioni supplementari: essere pensierosi, insonnia, turbamento, deperimento, pallore, linguaggio incongruente, essere scossi, pazzia, delusione e morte (o perdita della coscienza).

Nella Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.40-41) Sri Caitanya a Mahaprabhu dice:

“In questo stato ansioso le giornate sembrano senza fine, e un secon­do sembra un’eternità. I Miei occhi, che versano lacrime incessanti, sono simili a nuvole nella stagione delle piogge. Per l’assenza di Govinda i tre mondi sono vuoti e desolati, e Mi sento come se bruciassi a fuoco lento”.

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

“O Govinda, il mondo intero non è che un immenso vuoto in Tua as­senza. Dai Miei occhi si riversano torrenti di lacrime come nuvole mon­soniche, e ogni battito di ciglia sembra durare un millennio”. Questo è un esempio meraviglioso di vipralambha-rasa. Lo sloka intende sottolineare che per un devoto jata-rati è assolutamente essenziale cercare di provare vipralambha-rasa, e trascurare sambhoga, o godimento.

Il sentimento di separazione provoca l’estasi

Nella vita materiale la separazione, o viraha, genera solo lamento, mentre sul piano trascendentale questo sentimento produce un’estasi trion­fante, anche se può sembrare una profonda angoscia. Vipralambha alimenta sambhoga, o godimento. Di fatto, nel sentimento prema-vaicitra, o diversità di amore nel vipralambha-rasa, si può constatare sambhoga, ma solo da un punto di vista esteriore. Vipralambha è caratterizzato da un’in­cessante ed intenso ricordo di Krsna e dei Suoi divertimenti, e perciò a questo stadio non ci si dimentica mai di Krsna. Questa è la straordinaria piattaforma di bhajana.

I gaura-nagari si dilettano nel godimento dei sensi

L’eccessiva accondiscendenza verso il sambhoga esibita da un grup­po di simulatori conosciuti con il nome di gaura-nagari, che non sono sinceri seguaci di Sri Krsna, è dovuta all’ipocrisia. Ciò determina l’insorgere di ostacoli sulla via della pura devozione. Il loro sambhoga non è nulla più che un piacere asservito a scopi egoistici, ed è privo della pura devozione per Krsna. Colui che comprende il significato del seguente sloka, non permetterà di rimanere stimolato dal godimento dei propri sensi; e perciò non cercherà, come scusante, di presentare Sri Caitanya Maha­prabhu come un ricercatore del piacere, o nagari. La Caitanya-cari­tamrta (Adi-lila, 4.165) afferma:

“Il desiderio di soddisfare i propri sensi è kama (lussuria), mentre il desiderio di soddisfare i sensi di Krsna è prema (amore)”.

I puri devoti prendono rifugio nella separazione

Il significato esoterico dei divertimenti di Sri Caitanya Mahaprabhu è il seguente: sebbene Sri Krsna abbia accettato i sentimenti di un puro devoto, asraya-tattva, Egli è sempre situato nel sentimento di vipralambha. La jiva è asraya-tattva; per poter assaporare pienamente il sambhoga-rasa e fare in modo di poterla esprimere pienamente, l’anima spirituale deve prendere rifugio in vipralambha, o il sentimento di amore nella separazione. Per propagare e manifestare questa verità, Sri Krsna è apparso come Sri Caitanya, che è l’eterna personificazione ed incarna­zione del vipralambha-rasa. I devoti dovrebbero eliminare ogni tipo di sforzo legato alla ricerca del sambhoga-rasa, poichè tale tentativo è sicuramente destinato a fallire.

Citazioni e note dal Sri Banjanarahasya di Srila Bhaktivinoda Thakura

Il Krsna-karnamrta (41) afferma:

amunyadhanyani dinanta rani

hare tvadalokanamantarena

anatha bandho karunaika sindho

ha hanta ha hanta katham nayami

“O Supremo Rifugio dei poveri, Hari, Tu sei un oceano di miseri­cordia. Ahimè! Come farò a trascorrere questi miserevoli giorni e notti, senza vedere il Tuo volto meraviglioso?”

Le parole di Sri Madhavendra Puri sono riportate nel Padyavali (400):

ayi dina dayardra natha

he mathura natha kadavalokyase

hrdayam tvad aloka kataram

dayita bhramyati kim karomy aham

“O compassionevole Signore dei derelitti, O Signore di Mathura! Quando potrò vederTi? La Tua assenza ha reso estremamente ansioso il mio cuore già afflitto. O mio amato! Cosa farò, ora?”

L’Ujjvala-nilamani (64) afferma:

cintatra jagarodvegnu

tanavam malinangata

pralapo vyadhir-unmado

moho mrtyur-dasa dasa

“Srimati Radharani è completamente innamorata, ed Ella prova un illimitato oceano di sofferenza mentre le dieci qualità della separazione si abbattono su di Lei. Ella è pensierosa, insonne e turbata, e diventa emaciata e pallida. Quando parla in modo incoerente, il Suo corpo inaridi­sce, ed Ella impazzisce, rimane delusa e cade tramortita, quasi andasse incontro alla morte”.

Verso Otto

aslisya va pada-ratam pinastu mam

adarsanam marma-hatam karotu va

yatha tatha va vidadhatu lampato

mat prana-nathas tu sa eva naparah

aslisya: abbracciando con grande piacere; va: oppure; pada-ratam: che è caduto ai piedi di loto; pinastu: che Lui calpesti; mam: Me; adarsanat: non rendendoSi visibile; marma-hatam: col cuore spezzato; karotu: che Egli faccia; va: oppure; yatha: come (Egli desidera); tatha: così; va: oppure; vidadhatu: che Egli faccia; lampatah: un libertino; mat prana­-nathah: il Signore della Mia vita; tu: ma; sah: Egli; eva: soltanto; na­parah: nessun altro.

Traduzione

POSSA KRSNA STRINGERE A SE’ questa Sua servitrice che si è gettata ai Suoi piedi di loto. Può calpestarMi o spezzarMi il cuore sottraendoSi alla Mia vista. In fin dei conti è un dissoluto, e può fare tutto ciò che vuole, eppure resta sempre il Signore adorato del Mio cuore.

Sri Sanmodana Bhasyam

Questo sloka descrive il livello di coscienza che la jiva può sviluppare quando raggiunge la sublime piattaforma di krsna prema. “Quell’adultero Supremo, quel Krsna libertino, possa Egli conferire, a un ser­vitore totalmente abbandonato ai Suoi piedi di loto, un’illimitata felicità facendomi sprofondare nelle strazianti profondità della disperazione sot­traendoSi alla mia vista. Egli può fare di me ciò che desidera, al punto di godere della compagnia di un’altra amata gopi in mia presenza. Eppure, Egli rimarrà sempre il Signore del mio cuore. Per quanto mi riguarda, tale posto non potrà mai essere occupato da nessun’altro”.

Completo abbandono al Signore

Nello Srimad Bhagavatam (11.29.34) troviamo ulteriori esempi di anime completamente abbandonate e della loro straordinaria posizione:

“Quando l’essere mortale decide di abbandonare ogni tipo di attività interessata e le loro conseguenze, e si abbandona pienamente a Me, Io corrispondo dandogli il nettare dell’immortalità, elevandolo a diventare un Mio eterno associato”.

La conclusione è che allo stadio di prema, Krsna diventa la vita, l’anima, e il più grande tesoro del devoto. A questo livello i sublimi scam­bi di amore tra il devoto e il Signore, grazie alla reciproca attrazione, giungono in piena fioritura.

Sri Prahlada Maharaja dice nello Srimad Bhagavatam (7.5.14):

“O brahmana, come il ferro attratto da un magnete si sposta auto­maticamente verso il magnete, così la mia mente e il mio cuore, per la volontà indipendente del Signore Supremo, si sono sbarazzati del loro asservimento alla vita materiale e sono ora forzatamente attratti dal magnete dei Suoi piedi di loto”.

Prema è l’unico risultato della bhakti

Questa affermazione stabilisce il principio di una inerente ed eterna relazione tra la jiva infinitesimale e l’infinito Signore Supremo. Tale rela­zione, tuttavia, rimane oscurata quando l’anima spirituale si allontana da Krsna. Nel caso in cui, per buona fortuna, la coscienza della jiva venga purificata, l’eterna relazione reciproca tra il Signore e la jiva potrà allora ristabilirsi, proprio come il ferro, pulito e scintillante, è il più adatto ad essere attirato dal magnete. Risulta quindi evidente che la purificazione è necessaria per poter manifestare la propria inerente ed eterna relazione; al di là di ciò, questo processo di purificazione non ha una funzione signi­ficativa. Perciò le anime spirituali purificate, sadhaka del prema-dharma, o la via del servizio di devozione d’amore al Signore Supremo, dovrebbero realizzare che questo sentiero è estremamente allergico a qualsiasi altro risultato che non sia quello di sviluppare krsna prema.

Il Signore stesso sottolinea questa verità nello Srimad Bhagavatam (10.32.22):

“Mie care gopi, voi avete abbandonato tutti i vostri legami familiari per venire da Me. Questo è un risultato molto raro, anche per i grandi filosofi e yogi. I nostri incontri sono completamente puri e incontaminati. Anche se volessi ripagare il debito che ho contratto grazie al vostro amo­re, alla vostra devozione, al vostro servizio e distacco, persino col Mio corpo immortale e per l’eternità, non ne sarei capace. Mi sento obbligato verso di voi vita dopo vita. Siate soddisfatte di assolverMi da questo debito con il vostro comportamento gentile e divino – anzi, con il vostro amore sublime; Io non potrò mai pagare il debito che ho verso di voi”.

Dalle affermazioni del Signore, risulta chiaro che, per darGli piacere e attirare la Sua attenzione, si deve amare e soddisfare i Suoi devoti.

La separazione dal Signore è fonte di esultanza

Sebbene in questo sloka sia stata usata la frase marma-hatam, “profondamente afflitto nel cuore”, in verità il devoto non prova dolore, ma esultanza.

Per sottolineare questo punto, Sri Krsna dice nello Srimad Bhaga­vatam (10.32.21):

“O amate gopi, non c’è dubbio che per venire da Me voi avete trascurato i legami sociali, le ingiunzioni dei Veda, e avete persino troncato ogni legame con i vostri parenti e i vostri familiari. La vostra meditazione su di Me è stata sincera, senza pensare assolutamente alla vostra bellezza o alla vostra felicità nuziale. Mi sono allontanato da voi soltanto per aumentare il vostro amore per Me. Vi prego, non rimproverateMi per questo atto d’amore, perchè voi Mi siete care come Io sono caro a voi”.

Un altro punto importante di questo sloka è che, sebbene parli di “darMi felicità con il Suo abbraccio d’amore”, non vi è traccia di piacere egoistico. Di fatto, l’unico pensiero qui è quello di amare Krsna e di darGli piacere. Perciò questa frase è pienamente in conformità con le autentiche emozioni dell’amore puro.

La preminenza del Sri Siksastaka

Esaminiamo ora brevemente la superiorità di questi otto sloka co­nosciuti come Sri Siksastaka. Quanto è gloriosa Srimati Radharani, come personificazione della potenza interna di piacere di Sri Krsna? E quanto è glorioso il Suo splendido amore? Anche Krsna desidera sapere in che mo­do Ella soltanto assapori pienamente le meravigliose qualità di Lui, e quale felicità Ella prova quando Lei realizza la dolcezza del Suo amore. Desiderando intensamente soddisfare questi desideri, il Signore Supremo Sri Krsna, nella Sua forma eterna di Sri Caitanya Mahaprabhu, l’Assoluta Divinità di audarya, o magnanimità, compie svariati divertimenti e gusta i sentimenti d’amore in una sezione esclusiva di Goloka nota come Sri Navadvipa-dhama, il regno più elevato dei pianeti Vaikuntha e il campo di giuochi del Signore Supremo.

L’avvento di Sri Caitanya Mahaprabhu

Ornato dei sentimenti estatici e della brillante carnagione di Srimati Radharani, il Signore Sri Krsna appare su questa Terra come Sri Caitanya Mahaprabhu una volta in un giorno di Brahma. La Sua apparizione più recente in questa sfera mortale è avvenuta nell’anno 1486 dell’Era Cristiana nel distretto di Nadia, nel Bengala Occidentale, presso la città di Navadvipa, lambita dalle acque purificatrici di Madre Gange. Questa dimora non è differente da Vrndavana. Il momento della Sua apparizione coincideva con una eclisse totale di luna nella notte di luna piena dei mese di Phalguna (febbraio-marzo).

L’infanzia e la giovinezza di Sri Caitanya

L’intera città di Navadvipa riverberava le vibrazioni dei nomi di Dio che venivano cantati per l’occasione, com’era d’uso durante un’eclissi. Suo padre era Pandita Jagannatha Misra, e Sua madre Srimati Sacidevi. L’in fanzia del Signore rimaneva colma di birichinate e di avventure miracolo­se. La Sua adolescenza trascorreva negli studi e, nella Sua giovinezza, il matrimonio e la Sua vita di famiglia costituivano il perfetto esempio di os­servanza della cultura vedica. In seguito Egli si reca a Gaya ed accetta l’iniziazione spirituale da Sripad Isvara Puri, un grande servitore del Signore e rappresentante luminoso della successione disciplica che da Brahma discendeva fino a Madhvacarya. Lo scopo del Signore era d’insegnare agli esseri viventi il loro dovere, che consiste nel prendere rifugio in un maestro spirituale autentico così com’è enunciato nelle scritture.

Iniziazione all’amore per Dio

Al Suo ritorno da Gaya. Egli aveva iniziato il canto collettivo del santo nome con i Suoi associati e devoti, inondando l’intero Bengala con il fiume di nettare originatosi da questi estatici kirtana. A quel tempo, Sri – Caitanya aveva inondato il Bengala con il nettare del santo nome di Dio, diffondendo inoltre il messaggio del servizio di devozione al Signore Su­premo. All’età di ventiquattro anni, Egli accetta l’ordine di sannyasa da Sripad Kesava Bharati della Sankara-sampradaya, rompendo per sempre ogni legame con la casa e la vita di famiglia. I sei anni successivi Lo vedono compiere viaggi di pellegrinaggio nelle regioni del Bengala, Orissa, India del Sud, Maharastra, Uttar Pradesh (Mathura, Vrndavana, Prayag, Benares) e Bihar (Kaukai, Natshala, Rajmahal). Nel corso dei Suoi viaggi, benediva milioni di anime condizionate dando loro il piacere trascendentale più elevato, il santo nome, e diffondendo la scienza della pura devozione. Egli Si era opposto a qualsiasi speculazione o conclusione filosofica che potesse contraddire le affermazioni delle scritture autorizzate, stabilendo fermamente il principio unico, al di sopra della mondanità, noto come acintya bheda-abedha tattva, che Egli stesso aveva delineato per la prima volta e che rappresenta la quintessenza degli insegnamenti di tutte e quattro le scuole della filosofia vaisnava.

I divertimenti finali di Sri Caitanya

Durante i diciotto anni successivi Egli era rimasto a Jagannatha Puri, soddisfacendo i Suoi desideri spirituali e assaporandoli in compagnia dei Suoi intimi associati, godendo così il nettare dell’amore per Dio. Allo scopo di diffondere la via del puro servizio di devozione al Signore Supremo, aveva inviato ovunque eccezionali predicatori scelti tra i Suoi seguaci, inondando l’India intera con le onde di krsna prema.

Oltre a tutto ciò, Sri Caitanya era impegnato a guidare e istruire numerosi tra i Suoi intimi associati, come Sri Svarupa Damodara, Sri Ramananda Raya, Sri Prabhodananda Sarasvati, Sri Rupa Gosvami, Sri Sanatana Gosvami, Sri Raghunatha dasa Gosvami, Sri Gopala Bhatta Gosvami, Sri Jiva Gosvami, Sri Kavi Karnapura e altri, invitandoli a scrivere ampi volumi allo scopo di rivelare il tenore dei Suoi insegna­menti. A questo scopo Egli aveva iniettato il loro cuore con la Sua poten­za divina. Questi stessi insegnamenti sono raccolti in forma succinta nelle otto preghiere Siksastaka, che si rivolgono, istruendoli, ad ogni categoria di devoti. Spesso il Signore s’immergeva nel rasa, o ambrosia, di questi otto sloka, assaporandone le conclusioni esoteriche in compagnia di Srila Svarupa Damodara e Sri Ramananda Raya. In seguito, gli sloka vennero discussi all’interno di scritture importanti, come la Caitanya-caritamrta.

Gli insegnamenti di Sri Caitanya

Da un lato il Signore Supremo, Sri Caitanya Mahaprabhu, aveva insegnato con i1 Suo esempio personale il modo di condurre una ideale vita di famiglia, manifestando i divertimenti trascendentali di un capo famiglia. D’altra parte, Egli aveva anche insegnato con il Suo comportamento esemplare a coloro che sono situati nell’ordine di rinuncia e ai sannyasi il modo di mantenere i più alti livelli di devozione e distacco. Questi insegnamenti straordinari sono interamente racchiusi negli otto sloka. Per il rasika-bhakta, o il puro devoto che assapora i rasa, le preghiere Siksastaka costituiscono l’essenza di tutte le scritture vediche. Queste preghiere, emanate dalle labbra del Signore Supremo stesso, sono in realtà la Verità Assoluta. Perciò le anime sincere e fortunate dovreb­bero leggerle, recitarle e adorarle quotidianamente. Tali preghiere do­vrebbero diventare il loro costante compagno, ed essere assimilate nel cuore.

Benedizioni per coloro che leggono Sri Siksastaka

Le anime abbandonate che leggono con devozione le preghiere Siksastaka, parole di nettare emananti dalla bocca del Signore Supremo Gauranga, rimarranno sicuramente attratte dal miele dei piedi di loto di Sri Caitanya e, come api intossicate, s’immergeranno nel lago pieno di gigli del krsna prema. Quattrocento e uno anni dopo l’avvento del Signore Gauranga, il commento intitolato Sri Sanmodana Bhasyam è stato com­posto da me – Srila Kedarnath Bhaktivinoda.

La Caitanya-caritamrta (Antya-lila, 20.48-52) afferma:

“Io sono una servitrice dei piedi di loto di Krsna che è la personi­ficazione della felicità e dei sentimenti trascendentali. Se vuole può stringerMi tra le Sue braccia e farMi sentire unita a Lui, oppure può distruggere la Mia mente e il Mio corpo rifiutando di riceverMi. Tuttavia è sempre Lui il Signore della Mia vita. Mia cara amica, ascolta quello che ho deciso. Krsna è il Signore della Mia vita in qualsiasi condizione, sia che Mi mostri il Suo affetto sia che Mi uccida facendoMi soffrire.

“A volte Krsna lascia la compagnia delle altre gopi e Si fa controlla­re completamente da Me, anima e corpo. Così facendo rende manifesta la Mia fortuna e fa soffrire le altre intrecciando con Me una relazione d’amore. Oppure, poichè dopotutto è una persona astuta, ostinata, corrot­ta e incline all’inganno, cerca la compagnia di altre donne. Allora amo­reggia con loro dinanzi a Me per farMi soffrire. Tuttavia, Egli resta sempre il Signore della Mia vita. Non Mi preoccupo del Mio dolore. Desidero soltanto la felicità di Krsna, perchè la ragione della Mia vita consiste nel farLo felice. Perciò, se è felice di farMi soffrire, queste sofferenze rap­presentano la Mia più grande felicità”.

Spiegazione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati

“Io sono semplicemente un infimo servitore delle gopi, che sono as­sorte nel servizio ai piedi di loto del Mio Signore. Egli può abbracciarMi, può fare di Me ciò che vuole, oppure può spezzarMi il cuore sottraendoSi alla Mia vista. Egli è un libertino, e rapisce le gopi con le Sue bramosie d’amore. Possa il Suo volere trionfare. Eppure, nonostante tutto, Lui rimane l’amato Signore del Mio cuore né più, né meno. Sri Krsna è la Supre­ma Personalità di Dio, pienamente indipendente. La Mia unica religione consiste nell’obbedire ai Suoi desideri. Io non sono indipendente, o tale da rifuggire capricciosamente da questa attitudine di servizio andando contro la Sua volontà”.

La perfezione del servizio a Srimati Radharani

Allo stadio della perfezione, l’anima è priva di designazioni materiali mentali o corporee. Sa come raggiungere l’eterno palcoscenico di Krsna la dimora trascendentale di Vrndavana. In qualità di assistente femminile di una gopi, egli serve Krsna nella sua originale identità spirituale con il beneficio di sensi situati al di là della mondanità. La sua unica meditazio­ne consiste nel soddisfare il desiderio di Krsna – questa è l’autentica forma di pura devozione o amore per Dio. La jiva non deve mai arrogarsi il dirit­to di aver ereditato la posizione, unica nel suo genere, di asraya-vigraha, o l’eterno emblema di supporto all’amore spirituale del Signore. Anche il solo pensare una cosa simile la renderà egoista. Lo stato incontaminato di pura esistenza della jiva nel mondo spirituale consiste nel rimanere sempre disponibili, con sottomissione, alla vera asraya-vigraha, Srimati Ra­dharani. Sebbene l’anima spirituale è cara a Sri Krsna, ciò nonostante, dovuto alla sua posizione costituzionale e al desiderio del Signore, egli è situato nella categoria definita come energia separata del Signore (jiva-tattva).

L’essenza del Sri Siksastaka

Tutti gli otto sloka del Sri Siksastaka asseverano i tre principi: sambandha, abhideya e prayojana. In senso generale, il primo sloka insegna il processo del canto collettivo; il secondo, come si può realizzare la propria inettitudine nel processo del canto; il terzo, il procedimento del canto del santo nome; il quarto, come liberarsi dell’inganno e dei desideri mondani; il quinto, l’originale identità spirituale della jiva; il sesto, come si può realizzare la propria buona fortuna originatasi dall’avvicinarsi al Signore; il settimo, il sentimento di separazione raggiunto dopo essersi situati nell’appropriato livello di elevazione spirituale; e l’ottavo, come ot­tenere la più alta perfezione nell’ambito del ritrovamento del proprio sco­po o necessità assoluta.

Fondamentalmente, tutti gli sloka descrivono il principio di abhideya, o il compimento del servizio di devozione. In tale contesto, i primi cinque sloka delineano il sambandha jnana, e gli altri tre prayojana, o lo scopo ultimo. I primi cinque sloka descrivono sadhana-bhakti, e i due succes­sivi bhava-bhakti. Gli ultimi tre sloka, soprattutto il settimo e l’ottavo, trattano della prema-bhakti.

Nel presentare il seguente sloka composto da Srila Visvanatha Cakravarti Thakura, esprimo così i miei sentimenti e offro i miei omaggi a tutti i lettori terminando così questa dissertazione:

“Il Signore Supremo Sri Krsna, figlio di Maharaja Nanda, e la Sua dimora trascendentale partecipano della stessa natura spirituale, e sono l’oggetto della mia adorazione. Il servizio reso dalle gopi in Vraja è sovrano. Lo Srimad Bhagavatam è il testo sacro autentico ed assoluto, ed è la base di ogni pensiero o conclusione spirituale. Krsna prema è il quinto scopo, al di là dei quattro obiettivi vedici, e rappresenta la suprema destinazione. Questa è l’opinione di Sri Caitanya. Tale conclusione, per noi, è la più favorita; altre opinioni non sono né importanti, né ci interessano”.

Citazioni e Note dal Sri Bhajanarahasya di Srila Bhaktivinoda Thakura

Lo Srimad Bhagavatam (10: 31.11. 15) afferma:

calasi yad vrajac carayan pasun

nalina-sundaram natha te padam

sila-trnankuraih sidatiti nah

kalilatam manah kanta gacchati

atati yad bhavan ahni kananam

truti yugayate tvam apasyatam

kutila-kuntalam sri-mukham ca te

jada udiksatam paksma-krd drsam

“Caro Maestro, caro Amante, quando lasci il villaggio per portare le mucche ai pascoli, la nostra mente rimane turbata al pensiero che i Tuoi piedi, più soffici e più affascinanti di un fiore di loto, vengano feriti dai sassolini appuntiti e dalle spine della foresta.

“Quando vai nella foresta, di giorno, la più piccola frazione di un se­condo ci sembra un millennio perchè non possiamo vederTi. E anche quando non riusciamo a distogliere lo sguardo dal Tuo meraviglioso viso, così amorevolmente decorato di riccioli neri, la nostra soddisfazione viene interrotta dal battito delle ciglia, che sono state create da quello sciocco Creatore”.

Il Krsna Karnamrta (12) afferma:

nikhila-bhuvana-laksmi-nitya-lilaspadabhyam

kamala-vipina-vithigarva sarvankasabhyam

pranamadabhya-dana praudhigadbadrtabhyam

kim api vahatu cetah krsna padambujabhyam

Possano i piedi di loto del Signore Supremo, Sri Krsna, l’unico eroe galante che gode degli eterni divertimenti con tutte le laksmi-devi (gopi), la cui bellezza in piena fioritura fa sbiadire la squisita leggiadria dei fiori di loto, e che è esperto nel convincere completamente i Suoi devoti sulla Sua divina protezione, stabilirsi indelebilmente nel trono del mio cuore e conferirmi perciò una felicità inesprimibile”.