BHAKTIPEDIA

Uno speciale Ista-gosthi

La profonda domanda

Nel 1955 in occasione del Karttika-vrata, l’84 kosa niyamaseva Vraja Mandala-Parikrama fu portato con successo a conclusione sotto la guida della Gaudiya Vedanta Samiti. Alla conclusione del parikrama, un gruppo di alti preminenti discepoli sannyasi che avevano preso rifugio ai divini piedi di Srila Prabhupada vennero da altre Gaudiya Matha alla Keshavaji Gaudiya Matha di Mathura per incontrarsi con Srila Gurudeva. Alcuni dei più acuti sannyasi e brahmacari di Srila Prabhupada si erano anch’essi uniti a Srila Gurudeva durante il parikrama.

Cosi, quel giorno, poichè molti confratelli erano riuniti in un luogo, effettuarono uno speciale istagos†hi.

In quell’ista-gosthi, oltre a Sri Gurudeva, molti preminenti brahmacari e sannyasi erano presenti: Prapujyacarana Sri Srimad Bhakti Raksaka Sridhara Maharaja, Sri Srimad Bhakti Bhudeva Srauti Maharaja, Sri Srimad Bhakti Vicara Yayavara

Maharaja, Sri Srimad Bhakti Dayita Madhava Maharaja, Sri Narottamananda Brahmacari (Sri Srimad Bhakti Kamala Madhusudana Maharaja), Sri Mahananda Brahmacari (Sri Srimad Bhakti Aloka Paramahamsa Maharaja), Sri Srimad Bhakti Vikasa HRsikesa Maharaja, Sri Srimad Bhakti Vijnana Asrama Maharaja, Sri Srimad Bhakti Prapana Damodara Maharaja e Sri Srimad Bhakti Jivana Janardana Maharaja. Tra di loro Sripada Bhakti Vikasa HRsikesa Maharaja era il piu giovane ma era molto avido di sapere sulla tattva. Pieno di umiltà, egli unì

le sue mani e gentilmente chiese: “Da lungo tempo nutro un dubbio riguardo la svarupa della jiva. Ho analizzato molti Gosvami-grantha, ho anche chiesto ai miei confratelli più anziani, ma fino ad ora il mio dubbio non è stato vinto. Nella Sri Caitanya-Caritamrta, nel contesto di Sanatana-Siksa, viene affermato che la jiva e una nitya dasi, eterna servitrice di Krishna e viene manifestata dalla Sua tatas†ha-Sakti (C.C. M- 20.108).

Da questo verso emerge che essere il servitore di Krishna è una qualità eternamente latente nella natura costituzionale della jiva. Di conseguenza il suo servizio, il suo nome, la sua forma ecc. devono essere presenti in qualche forma nella sua natura costituzionale che e attualmente coperta da maya. Dall’altra parte essa è una trasformazione della tatas†ha Sakti cosi anche la sua svarupa dovrebbe essere tatas†ha (marginale) (C.C. M -19.151).

Da ciò sembra che la svarupa della jiva sia quella di una particella infinitesimale di coscienza (anucit).

Per misericordia del guru e di Krishna, essa ottiene la bhakti-lata-bija (il seme della pianticella devozionale) e la natura della sua perfezione sarà in accordo alla natura del bija (seme) che ha ricevuto. Anche Srila Narottama Thakura nel Sri Prema Bhakti Chandrika ha espresso la stessa idea:

In accordo al sentimento che viene coltivato nello stadio della pratica, si ottiene la siddha deha appropriata.

Questo è il metodo per percorrere il sentiero della devozione spontanea.”

Questo verso ci informa anche che la perfezione sarà in accordo al tipo di sadhana che viene praticato.

Agli occhi delle persone comuni, queste affermazioni sembrano contraddittorie. Significa forse che la tendenza ad un servizio specifico, la forma, il nome ecc., esistono eternamente nella nitya svarupa della jiva e che la perfezione si ottiene in accordo a quello?

Oppure la specifica condizione perfetta si ottiene in accordo al proprio metodo di pratica devozionale?

Per favore dissipate la mia confusione su questa questione.”

Srila Bhakti Raksaka Sridhara Maharaja

risponde

Ascoltando questa domanda, Prapuja Carana Yayavara Maharajaji fu molto felice e umilmente chiese a Pujyapada Sri Srimad Bhakti Raksaka Sridhara

Maharaja di rispondere. Prapujyacarana Sridhara Maharajaji che era altamente erudito negli Sastra vaisnava e anche uno studioso di filosofia, iniziò a rispondere

a questa profonda domanda.

La natura della jiva è paragonata ad una particella atomica cosciente del sole spirituale, Sri Krishna.

Nel Gosvami-grantha la jiva è stata descritta come la vibhinnamsa tattva di brahma. Il significato di vibhinnamsa tattva è che Bhagavan possiede aghatana-ghatana-

patiyasi Sakti, il potere di rendere possibile l’impossibile.

Quando Bhagavan è provvisto solo della Sua potenza cosciente atomica jiva Sakti, in quel momento la Sua espansione (aμsa) viene chiamata

vibhinnamsa jiva. Tuttavia quando lo stesso Bhagavan è completo di tutte le Sue potenze, allora la Sua espansione viene chiamata svaμsa. Cosi le vibhinnamsa jive sono eterne. E’ certo che i loro metodi di bhagavata-seva (servizio), i loro nomi, forme e cosi via sono inerenti. Ma poichè sono coperte da maya la forma e le caratteristiche trascendentali della jiva restano nascoste. Per la grazia di Bhagavan, quando nel corso dello svolgimento del bhajan in compagnia dei sadhu, essa si libera da maya, qualunque sia la svarupa che possiede, quella stessa svarupa si manifesta.

Ma è anche certo che senza il sadhu-sanga (associazione dei sadhu) la sua liberazione da maya e la manifestazione della sua svarupa sia praticamente impossibile.

Percio il sadhu-sanga è obbligatorio e inevitabile.

Se si ammettesse che la svarupa della jiva si manifesta in coerenza al tipo di sadhu sanga ottenuto, allora sorgerebbero molte discrepanze. Per esempio,

persino con la compagnia di Sri Caitanya Mahaprabhu e dei Suoi associati, il cuore di Anupama Gosvami e di Murari Gupta non potè cambiare. Murari

Guptaji viene considerato come il parikara di Sri Ramacandraji, Hanuman. Sriman Mahaprabhu, attraverso l’Hari-katha, puntualizzò che, paragonato a

Sri Ramacandra, Krishna è adorno di molta piu dolcezza, e in più Krishna è avatari, l’origine di tutti gli avatara. Dopo aver ascoltato da Mahaprabhu, Murari

Gupta promise di lasciare Sri Ramacandraji e di fare il Krsna-bhajan. Ma il giorno successivo quando si presento davanti a Sri Mahaprabhu iniziò a piangere dicendoGli: “Ho fatto una promessa davanti a Te di compiere Sri KRsna-bhajan ma per tutta la notte non ho potuto dormire. Ho già offerto la mia testa ai piedi di Sri Ramacandraji e non posso lasciarLo.

Dall’altra parte non posso trasgredire il tuo ordine. In entrambi i casi la mia vita mi lascerà!”

Mentre parlava cadde a terra ai piedi di Sri Mahaprabhu.

Sollevandolo, Sriman Mahaprabhu lo abbracciò e disse: “La tua vita è cosi fortunata. Tu sei un eterno compagno di Sri Ramacandra. Il modo con il quale Lo servi è di buon auspicio. Sono colmo di gioia dopo aver visto i tuoi sentimenti estatici.”

A Sri Rangam durante il suo viaggio nel Sud India, Sri Caitanya Mahaprabhu si incontro con Sri Vyenkata Bhatta, Sri Trimalla Bhatta, Sri Prabhodananda

Sarasvati e con il figlio di Vyenkata Bhatta, Gopala Bhatta. Durante una discussione avvenuta con loro, Sri Caitanya Mahaprabhu provò la preminenza

della grazia di Vrajendranandana Sri Krishna facendo conoscere loro la dolcezza della forma di Sri Krishna attraverso lo Srimad-Bhagavatam e altre

scritture, ed il risultato fu che i loro cuori cambiarono.

Dopo aver accettato diksa al kRssa-mantra tutti loro si impegnarono in KRsna-seva seguendo i sentimenti dei Vraja-vasi.

In questo esempio il punto da notare è che, seguendo l’opinione dei nostri Gosvami, Sri Prabodhananda Sarasvati è Tungavidya sakhi nei Vraja-lila e Gopala Bhatta Gosvami è Sri Guna Manjari. Per partecipare ad un passatempo, entrambi apparvero nel Sud India dove fecero il loro sadhana-bhajana dopo

aver accettato diksa nella Sri Sampradaya. Essi erano costituzionalmente gopi di Vraja, anche se erano stati iniziati nella Sri sampradaya durante la loro giovinezza, ma attraverso l’influenza della compagnia di Sriman Mahaprabhu, furono attratti al Sri KRsna-seva. Nello stesso modo Sri Rupa e Sanatana parlarono al fratello minore Sri Vallabha (o Anupama) della dolcezza e della bellezza della svarupa di Sri Krishna e dell’assoluta superiorità dei Suoi passatempi amorosi (prema vilasa), consigliandogli anche di fare KRsna-bhajan. Anupama fu molto influenzato dalle parole dei suoi fratelli, tuttavia la mattina

successiva, di buon’ora, cadde ai piedi dei suoi fratelli maggiori e piangendo disse: “Ho venduto la mia testa ai piedi di Sri Raghunathaji. Siate misericordiosi

con me cosi che possa vedere i Suoi piedi di loto vita dopo vita. Il mio cuore si spezza al solo pensiero di lasciare i Suoi piedi di loto.”

raghunathera padapadma chadana na jaya

chadivar mana haile prana phati jaya

(C.C. Antya 4.42)

Sri Rupa e Sri Sanatana furono molto felici nell’ascoltare le parole del fratello minore. Glorificandolo e congratulandosi con lui lo abbracciarono. Da questo risulta evidente che sadhu-sanga aiuta il manifestarsi della svarupa della jiva, ma il sadhu-sanga non può cambiare la sua svarupa.”

Srila Bhakti Prajnana Kesava Maharaja

completa la discussione

Dopo aver cosi parlato, Prapujya Carana Sridhara Maharajaji chiese al nostro gurupada-padma, Sri Srimad Bhakti Prajnana Kesava Gosvami Maharaja di

dire qualcosa al riguardo. Srila Gurudeva disse:

Qualsiasi cosa abbiamo visto e considerato dalla letteratura Gaudiya Vaisnava certamente sostiene la tua conclusione. La jiva ha una sua propria siddhasvarupa.

Il suo nome, forma e cosi via sono tutti eterni.

Tra le varie jive individuali, ognuna ha una sua propria specifica svarupa. Essendo coperta da maya la jiva ha però dimenticato la sua identità intrinseca.

Quando per buona fortuna essa ottiene il sadhusanga e la misericordia del Guru, gradualmente maya se ne va e la sua svarupa inizia a manifestarsi. Per illustrare

questo processo si può portare un esempio di ciò che avviene in natura. Differenti tipi di semi, come quello di mango, di jackfruit e cosi via, vengono

seminati nello stesso terreno sulle rive del fiume, annaffiati dalla stessa acqua del fiume, e ricevono gli stessi raggi di sole e lo stesso vento, tuttavia da questi

diversi tipi di semi nascono differenti piante e cresceranno frutti diversi. Anche se sono cresciuti esattamente nella stessa terra e sono stati nutriti con la

stessa acqua, aria e luce, non è possibile che un tipo di pianta o frutto venga da un diverso tipo di seme.

E’ pero un fatto certo che senza l’acqua, l’aria, la luce del sole e cosi via, i semi non avrebbero potuto manifestare completamente la loro inerente potenziale

forma. Dall’altra parte e anche vero che, anche se esposti alla stessa associazione di elementi naturali, diversi tipi di semi manifestano la loro inerente natura in diversi tipi di alberi che possiedono i loro particolari frutti e fiori. Anche se queste caratteristiche non sono visibili nel seme, ciò nonostante il germoglio, l’albero, le sue foglie, i rami, i frutti, i fiori, l’eta, il profumo e tutte le altre caratteristiche sono presenti in una forma non manifesta e latente all’interno del seme. Questo è indiscutibile.

Nello stesso identico modo, il nome, la forma, l’aspetto corporeo, la natura costituzionale e tutto il resto è incluso in una forma latente e non manifesta

nella jiva. Con la compagnia del sad-guru e dei Vaisnava, quando l’essenza delle potenze hladini e saμvit nascono sulla svarupa della jiva, allora quale

che sia la forma costituzionale che la jiva ha in se, gradualmente

inizia a rivelarsi.

Per illustrare ciò può essere portato un altro esempio materiale . Nel momento in cui una particolare costellazione stellare conosciuta come Svati-naksatra

appare, se piovessero delle gocce d’acqua dal cielo su cinque particolari oggetti: l’ostrica, l’albero di banana, il serpente, l’elefante e lo zoccolo di una mucca, ognuno di questi differenti agenti manifesterà una reazione diversa. Nell’ostrica si crea una perla, dall’albero di banana viene prodotta la canfora, dal serpente viene generato un gioiello prezioso, dall’elefante una gajamukta (una perla elefante) e dallo zoccolo della mucca viene prodotto dell’oro. Proprio come qui vediamo che un solo tipo di acqua produce diverse sostanze a contatto con differenti ricettacoli, in modo simile tramite l’influenza dell’associazione di un guru o di un Vaisnava, il servizio in differenti rasa e differenti varietà di perfezioni spirituali vengono percepiti da differenti discepoli.

Come esposto nel Jaiva Dharma, Sri Vrajanatha e Vijaya Kumara ascoltarono entrambi ogni cosa dal loro guru, Raghunatha dasa Babaji. Ma il loro rispettivo

gusto si manifestò in modo diverso. Sebbene entrambi raggiunsero la perfezione, Vrajanatha la ottenne in sakhya rasa e Vijaya Kumara in madhura

rasa.

In accordo al Sri BRhad BhagavatamRta, Sri Narada Gosvami e Sri Uddhava videro Gopa Kumara e prima di tutto accertarono che costituzionalmente era

un parikara (eterno compagno spirituale) in sakhyarasa.

Il suo naturale sakhya-bhava non cambiò con l’influenza della compagnia di nessuno, inclusa quella di Sri Narada Gosvami, Uddhavaji, Hanumanji e

altri. Se la caratteristica del servizio intrinseca nella jiva potesse cambiare, allora perché la svarupa di Uddhava non cambiò con l’associazione delle gopi?

La spiegazione confidenziale è che finché un sadhaka rimane nello stadio della pratica non può ancora riuscire a realizzare la sua svarupa, allora egli pratica il

sadhana-bhajana in accordo all’associazione che ha.

Tuttavia quando le anartha se ne vanno, il suo intrinseco sentimento nella forma di uno o di un altro particolare gusto (ruci) inizia a mostrare la sua identità.

Notando il suo naturale gusto e tutto il resto, Sri Gurudeva semplicemente indica la sua relazione e gli undici tipi di bhava e quindi lo rende in grado di fare

progresso nel bhajana.

A volte un sadhaka che è per natura di un rasa più elevato può impegnarsi nel servizio o fare adorazione in un rasa più basso associandosi con devoti che

sono in dasya e sakhya rasa. Tuttavia più tardi, quando non si sentirà soddisfatto e quando avrà una compagnia piu elevata lascerà i sentimenti precedenti ed

in quel momento otterrà i suoi intrinseci bhava.

L’opinione di Srila Bhaktivinoda Thakura, il settimo Gosvami, è alquanto chiara a proposito. Nella sua spiegazione del verso ‘ceto darpana marjanam’ (Sri

Siksastakam 1) egli scrisse:

La giusta concezione della svarupa-tattva della jiva è stata data dal verso che inizia con ‘ceto darpana marjanam’. Il siddhanta di Srila Jiva Gosvami su

questo argomento afferma che quando la Suprema Verità Assoluta è munita solo della somma totale della jiva sakti, la sua espansione minuscola è conosciuta come jiva. Il compilatore del commentario Sri Govinda Bhasya sul Vedanta Sutra, Sri Baladeva Vidyabhusana ha espresso la stessa opinione: isvara è l’essere supremamente cosciente mentre la jiva è una minuta particella di essere cosciente. Isvara è eternamente raggiante di tutte le auspiciose e illimitate qualità. Egli possiede un ahankara (ego) completamente puro. E’ sia la conoscenza che il conoscitore.

Nello stesso modo anche la jiva ha la sua propria pura svarupa. La maggior parte dell’insieme delle qualita di Isvara sono presenti parzialmente anche nella jiva. Anche la jiva possiede un ahankara puro. Questa concezione non si oppone alla logica perché le qualità del sole sono presenti anche nelle particelle atomiche dei suoi raggi. Similmente anche le qualità di paratattva sono presenti parzialmente nelle jive. Quando la jiva e avversa a Paramesvara la

sua pura svarupa è nascosta da maya. Al contrario invece quando essa diventa incline a Paramesvara, la coltre della potenza oscuratrice, maya, si apre e cosi

la pura qualità e svarupa della jiva vengono scoperte.

Immediatamente dopo essa ha una diretta percezione della sua svarupa. Da questo siddhanta è evidente che la jiva è una particella atomica infinitesimale

di coscienza. Essa possiede la sua inerente identità spirituale, cinmaya svarupa. Il suo puro ahankara, la pura coscienza, la forma pura, il tipo di servizio e cosi via, sono presenti definitivamente in questa svarupa. Man mano che il sadhaka procede nell’ascolto e nel canto, la pura bhakti appare nel suo cuore e la funzione dell’essenza della hladini e della saμvit, conosciuta come bhakti-devi, rimuove tutti gli altri desideri e aspirazioni eccetto il servizio a Bhagavan.

Avendo dissolto l’avidya (ignoranza), le coperture grossolane e sottili della jiva vengono distrutte con la funzione vidyavRtti della potenza cognitiva.

Subito il corpo costituzionale puro e trascendentale si manifesta. In più, per coloro che sono eletti a gustare il madhura-rasa, anche il loro corpo

puramente spirituale di gopi si manifesta.

Nel Prema bhakti Candrika è affermato:

sadhane bhavibe jaha siddha deha paibe tatha’

In accordo al sentimento che si coltiva nello stadio

di pratica, si ottiene l’appropriata siddha deha.”

Nell’Hari-bhakti-sudhodaya (8.51) troviamo questa

affermazione:

yasya yatsangatih pumso manivat syat sa tad gunah.’

Come un cristallo riflette il colore degli oggetti che

sono nelle vicinanze, così la natura di una persona

sarà esattamente in accordo all’associazione che

avrà.”

E’ necessario riconciliare queste due considerazioni.

Il loro significato non è che la svarupa della jiva è come un cristallo chiaro e immacolato e che in accordo all’associazione appare la sua siddha svarupa. Al

contrario, quando l’anima condizionata intraprende le attività della suddha bhakti come ascoltare e cantare in compagnia del puro sad-guru e dei vaisnava,

allora in quel momento attraverso l’influenza di quella svarupa siddha bhakti l’impurità di avidya, le anartha e così via iniziano ad andarsene e una sembianza

(abhasa) delle caratteristiche naturali dell’anima iniziano a manifestarsi. Proprio per questo sadhaka Srîla Rüpa Gosvåmî ha dato l’istruzione:

svajatiyasaye snigdhe’ (Bhakti rasamRta sindhu 1.2.91), cioè dovremmo associarci con vaisnava che sono snigdha, affettuosamente disposti verso di noi e che sono svajatiya asaya, nel sentimento di servizio d’amore da noi stesso desiderato. In quel momento il diksa guru, lo sravana guru o il siksa guru, dopo aver constatato le caratteristiche interne del sadhaka, per favorire il suo avanzamento sul sentiero del bhajana, gli dà ekadasa bhava (gli undici elementi dell’identità del corpo spirituale) come vengono esposti nel Sri raganuga marga. In questo modo il sadhaka farà il bhajana con la sua siddha-svarupa concepita interiormente.